Nella filmografia di Moretti ci sono alcuni temi che collegano alcuni atteggiamenti di Moretti con l’infanzia. I temi ricorrenti nella sua filmografia sono: i dolci, lo sport, il ballo, la famiglia ed il contatto fisico tra le persone. Moretti recita quasi sempre la parte dell’intellettuale nei suoi film ma spesso il suo atteggiamento infantile esce fuori. Il regista sceglie di far emergere la sua infanzia appunto con alcuni temi citati precedentemente. In particolare il bambino quando è piccolo preferisce i dolci al cibo regolare, vede lo sport come un gioco e non come una competizione, ha un contatto fisico con gli amici (e a volte aggressivo) ed è molto legato ad un genitore in particolare (madre o padre). L’utilizzo del ballo e delle canzonette invece è usata dal regista come momento di svago o di alleggerimento della narrazione.
Io sono un autarchico
Nel suo primo film ‘Io sono un autarchico’ ci sono alcune scene con questi temi. Al minuto 6.42 c’è Michele che sta facendo colazione con il figlio Andrea. Michele pensando ad alta voce esprime la volontà di strozzare il piccolo. Sul tavolo oltre ai biscotti c’è l’amata Nutella di Nanni presente nel futuro ‘Bianca’. In questa scena siamo di fronte ad un atteggiamento diabolico di Michele che possiamo ritrovare nel successivo ‘Bombo’ quando buca volontariamente il pallone a dei bambini mentre è in spiaggia con Flaminia. Al minuto 10.52 poi c’è Moretti col figlio sul letto e stanno mangiando dei biscotti. In sottofondo c’è ‘Long ago and far away’ [1] di James Taylor (Moretti ha una forte somiglianza con Taylor nella copertina del disco del cantante. Il regista infatti ha la stessa camicia celeste e lo stesso taglio di capelli/baffi). Siamo in un interno giorno, camera fissa e campo medio. È una scena di quotidianità e Nanni-Apicella subito dopo si alza per rispondere al telefono. Michele mentre si alza dal letto fa cadere i biscotti, con il disappunto del figlio Andrea. Successivamente c’è una scena dove il regista Fabio nella pausa delle prove a teatro distribuisce merendine. Anche qui interno giorno, camera fissa e campo medio. Se nel finale di ‘Palombella rossa’ si distribuivano pizzette qui Moretti sceglie il dolce. L’ultima scena di Michele col figlio poi l’abbiamo al minuto 1.13.30. Michele sta mangiando il budino che ha appena fatto e sprona il figlio a mangiarlo. “Mangia il budino di papà, quant’è bbuono!”. Verso la fine del film poi c’è Michele con un suo amico a tavola e Michele afferma che solo ora che Andrea non c’è più lui si è accorto che era qualcosa di più di un oggetto. La scena è girata in un interno giorno, camera fissa e campo medio. In questo film il ruolo del ‘dolce’ è legato alla mancanza della figura femminile all’interno del nucleo famigliare. Michele infatti vive da solo con il figlio, non lavora e non ha regole/orari. A causa di questo non sono regolari i suoi pasti e abbiamo molte scene dove la rapidità di una fetta di pane con il cioccolato sostituisce la noiosa preparazione di un pasto. Riguardo allo sport in questo film Moretti non pratica sport ma l’oggetto palla/pallina è presente. Al minuto 1.00.09 infatti Michele con i suoi amici sta giocando al Subbuteo. Il figlio Andrea non c’è e non sappiamo dov’è. È strano come in questo film Michele non gioca quasi mai col figlio. C’è solo una scena dove Moretti gioca a carte con Andrea. Si tratta solo di un episodio però perché Michele non ha voglia di ascoltare i suoi amici nell’altra stanza allora pur di non ascoltarli gioca con il figlio. Qui invece dove potrebbe giocare a Subbuteo con il figlio sceglie di giocare solo con gli amici. Un altro tema presente nei film di Moretti è il ballo. Come affermerà Moretti stesso in ‘Caro diario’ il suo sogno è sempre stato ballare. La visione del film ‘Flashdance’ [2] folgorò il regista trentino. In ‘Io sono un autarchico’ c’è solo una piccola scena dove il suo amico Paolo balla da solo. Nei film successivi invece Moretti dedicherà più spazio con scene di ballo corali. Per quel che riguarda il tema della famiglia nel suo esordio Moretti essendo lui stesso padre non ci mostra il suo rapporto con i genitori. C’è solo una scena verso la fine dove Michele chiama il padre per ricordargli di mandargli il suo assegno mensile di mantenimento. Qui Moretti interagisce direttamente con il pubblico dicendo: “nel caso qualcuno si chiedesse questo come vive, chi lo mantiene”. Una questione che sta a cuore di Moretti e che ritroviamo nel successivo ‘Ecce bombo’ quando ad una ragazza conosciuta da poco chiede cosa faccia nella vita e come si mantiene. La famosa scena dove lei risponde “Vedo gente, faccio cose”. Anche in ‘Sogni d’oro’ Moretti si rapporta direttamente con il pubblico. Verso la mezz’ora infatti Michele girando per casa afferma: “Ma no quale mezz’ora, un film si vede intero, anche in tv” incoraggiando chi ancora fosse scettico di non abbandonare la sala per la struttura ad incastro del film.Prima della telefonata al padre Michele guardando l’amico Fabio gli dice: “Tu sei il mio alter-ego, pensaci a questa cosa dell’alter-ego”. Qui Moretti ‘mette in guardia’ lo spettatore su quello che sarà il suo percorso cinematografico futuro con lo sdoppiamento in Apicella. L’ultimo tema importante presente in ‘Io sono un autarchico’ che richiama l’infanzia è quello del contatto fisico. Il bambino essendo puro, a volte sostituisce la ragione con il contatto fisico o l’aggressività. Il bambino come un animale ha l’istinto di sopravvivenza e non pensa alle conseguenze dei suoi atti fisici come il fatto di provocare danni all’altro bambino o alle pene che potrebbe subire. Un adulto prima del contatto fisico pensa subito alle denunce, al carcere e allora preferisce scontrarsi sul piano verbale. In ‘Bianca’ Moretti è estremamente puro in quanto lui compie omicidi per una ‘giusta’ causa. Proprio come i bambini quando picchiano altri bambini, una vita senza regole. In questo film ci sono cinque scene dedicate a questo tema. La prima scena l’abbiamo al minuto 28.45. Siamo in un esterno giorno, campo medio, camera fissa. Michele assieme agli altri suoi colleghi compie un ‘training’ in collina per esercitarsi nelle prove dello spettacolo. Una mattina presto Michele tenta di fuggire dal training. L’amico Paolo lo prende per un orecchio e lo porta dal regista Fabio il quale da uno schiaffo a Michele perché ha tentato di scappare. Come negli omicidi assurdi di ‘Bianca’ anche qui ci troviamo in una realtà assurda dove alcuni attori teatrali muoiono durante il training in collina ed i superstiti tentano la fuga per paura di morire. Finito il training gli amici di Michele tornano alla loro vita. Uno di questi, Giorgio è un insegnante in attesa di una supplenza. Quando finalmente riceve una supplenza Giorgio si rifiuta di andare ad insegnare. A questo punto Michele ed i suoi amici vanno a casa sua, lo svegliano e lo portano di forza davanti alla scuola. Il film prosegue con le prove a teatro. Al minuto 41.37 c’è Andrea, il figlio di Michele, che con un bastone picchia Fabio. Fabio lo rimprovera e Michele lo spintona dicendogli “E lascia stare mio figlio”, con lo stesso tono con cui dirà “E lascia stare mia sorella” nel successivo ‘Ecce bombo’. In seguito Fabio sarà aggressivo nei confronti di Michele a seguito di un diverbio con Paolo. Michele infatti dice a Paolo “Non sei bravo a recitare” e Fabio prende la testa di Michele e la sbatte contro al muro più volte. L’ultima scena con presenza di aggressività è verso la fine del film. Siamo in un interno giorno, camera fissa, campo medio. Il critico teatrale sta parlando con il regista Fabio riguardo al suo spettacolo. Da dietro spunta Michele che con una mazza da baseball tira una bastonata al critico. In queste scene abbiamo notato come gli istinti repressi dell’uomo normale vengono espressi in alcune scene di aggressività infantile da parte di (o nei confronti di) Michele Apicella.
Ecce bombo
Se in ‘Io sono un autarchico’ le follie di Moretti erano solamente accennate, in ‘Ecce bombo’ il vero Moretti esce fuori. Nel suo esordio Moretti era legato al ruolo di genitore e quindi aveva lasciato più spazio a scene con il figlio o la moglie. Qui essendo uno studente può permettersi di ‘giocare’ un po’ di più (giocare come sinonimo di recitare: ‘Play’ dall’inglese o ‘jouer’ dal francese). [3] Anche in questo film sono presenti i dolci, mania famosa di Moretti. Al minuto 4.02 Michele è al bar con gli amici e mangia un gelato. Siamo in esterna, camera fissa, campo medio. Gli amici stanno discutendo su cosa fare dopo. Ad un certo punto Michele chiede di andare a trovare un certo Alfredo. Mirko gli ricorda che Alfredo è morto da 2 anni. Questa scena ci mostra la totale alienazione nella quale vive Michele, ovvero vive in un suo mondo fatto di esami universitari, qualche ragazza e discussioni con i genitori. Dopo una scena con i genitori c’è un’altra scena di Michele con gli amici al bar. Stanno ancora mangiando un gelato e Mirko chiede agli amici come vanno gli esami all’università. Un amico gli risponde “è…(pausa) così”, Michele invece dice “Sì”. Se in ‘Io sono un autarchico’ i dolci erano usati per mostrarci la mancata volontà di cucinare del padre single Michele, in ‘Ecce bombo’ sono un pretesto per mostrarci l’incomunicabilità dei protagonisti. L’ultima scena con i ‘dolci’ è a metà del film. Michele ed i suoi amici stanno facendo la seduta di autocoscienza. Michele sta mangiando un biscotto e Mirko chiede agli amici cosa direbbero se lui si suicidasse. Gli amici battendo le mani urlano: “bravo!” e Mirko rassegnato guarda il vuoto. Anche in questo film il ruolo della ‘palla’ è importante per mostrarci il lato infantile di Moretti. Al minuto 40.15 infatti Michele è in spiaggia e sta parlando con Flaminia. Siamo in esterna, campo medio, camera fissa. Ad un certo punto Michele riceve due pallonate da due bambini che stanno giocando a palla. Michele la prima volta non reagisce ma alla seconda volta prende il pallone e glielo buca ridendo in modo diabolico. Qui Moretti diventa l’orco cattivo di cui hanno paura i bambini. L’ultima scena dove è presente la ‘palla’ è verso la fine del film. Gli amici di Michele decidono di andare a trovare Olga, l’amica depressa di Mirko. In uno spiazzale sulla strada per Olga vedono dei ragazzi che stanno giocando a calcio. Allora decidono di fermarsi e giocare con loro a calcio invece di andare da Olga. Michele questa volta invece si dimostra maturo e nonostante inizialmente non volesse andare da Olga è l’unico che la va a trovare. In questa circostanza Michele forse è l’unico a capire a fondo il disagio di Olga rifiutando una inutile partitella tra amici a pallone. In ‘Ecce bombo’ rispetto al suo film precedente ci sono due scene dedicate al ballo. C’è una scena uguale al primo film dove c’è Zaccagnini (che qui si chiama Vito) che balla da solo. Ma la scena più importante è al minuto 57.08. I genitori di Mirko vanno a trovare il figlio che vive fuori casa e momentaneamente sta ospitando Olga. Siamo in un interno, camera fissa campo medio. Il padre sorpreso dal fatto che il figlio non offra niente ai genitori gli chiede di offrirgli da bere. Mirko guardando nel vuoto afferma: “Metterò un disco di Gino Paoli (‘Amare inutilmente’). [4] Lo metto spesso in questo periodo, per rivivere i traumi di 15 anni fa.” A questo punto parte la canzone ed i genitori di Mirko, Michele ed Olga iniziano a ballare. Se l’infantilismo di Moretti è quasi sempre giocoso, Mirko (avendo poco più di 20 anni) quando afferma di voler rivivere i traumi di 15 anni prima, ci mostra come ha passato un’infanzia infelice e questa probabilmente è la causa della sua depressione attuale. In questo caso quindi il ballo è usato per mostrarci un disagio di un protagonista del film, non come una manifestazione gioiosa. Alla fine del film invece il balletto finale ballato da coppie di anziane ci ricorda le balere emiliane felici degli anni ’60. Goffredo infatti dice a Mirko: “fa molto Fellini è? Che bello!”. (La canzone in sottofondo è ‘Lei’ di Adamo). [5] In ‘Ecce bombo’ molto di più che in altri film è presente uno scambio di opinioni tra Michele e la sua famiglia. Al minuto 4.39 c’è la prima scena con Michele seduto a tavola con i genitori. Siamo in un interno, campo medio e campi-controcampi tra i vari protagonisti. Il padre di Michele mentre sta mangiando afferma: “Oggi davanti ad una scuola, ho visto due giovani che si baciavano. Due giovani, un ragazzo con un altro ragazzo”. A questa affermazione del padre nessuno risponde. La madre cambia discorso chiedendo a Michele come sta la sua fidanzata “Come sta la Silvia?”. Michele le risponde correggendola sul modo di parlare perché la madre ha usato l’articolo davanti al nome. Negli esempi sulle differenze delle parole tra Milano e Roma fa un esempio con delle parolacce ed il padre lo rimprovera dicendogli “Questi sono i risultati di un’educazione repressiva”. La scena si chiude sulla sorella che si alza da tavola e sotto l’incomunicabilità generale della famiglia. Un’altra scena con tutti i componenti della famiglia è al minuto 8.48. È notte, Michele è tornato a casa e trova la sorella che piange. Michele chiede spiegazioni e rimprovera il padre perché si intromette troppo nella vita della figlia. La sorella invece giustifica il padre e rimprovera il fratello Michele e Michele si stupisce. Anche in questa scena notiamo come Michele sia il vero pater familias dove detta regole e rimprovera il resto della famiglia. Spesso però si intromette senza una ragione negli affari della sorella, e da questa è rimproverato. Uno degli aspetti infantili più rilevanti di questo film lo troviamo al minuto 11.58. Il padre di Michele sta leggendo e Michele va a disturbarlo spostandogli oggetti sul tavolo e tentando di rubargli il libro. Il padre rimane impassibile e allora Michele se ne va dalla stanza. In questa scena possiamo notare come la sbagliata educazione del padre riflette su alcuni atteggiamenti futuri del figlio. Il padre infatti non dice niente, è indifferente. Il film prosegue e al minuto 13.58 c’è una discussione perché la sorella di Michele e l’amica vogliono ‘occupare’ a scuola. La madre è contraria, Michele la rimprovera, il padre si alza e Michele rimprovera anche il padre perché evita la discussione. Successivamente la madre da ragione al figlio sperando in un dialogo ma Michele non risponde. La madre allora gli dice di aprirsi e subito dopo gli domanda “Ma quand’è che ti sposi?” andando totalmente fuori argomento. Queste scene ci mostrano come non ci sia una gerarchia all’interno della famiglia ed i componenti si comportano come degli estranei. Ci sono occasioni però dove il padre tenta un dialogo col figlio Michele ma da lui non c’è una risposta. Al minuto 22.33 ad esempio padre e figlio stanno guardando una trasmissione in tv e il padre chiede a Michele quale ballerina preferisca (come bellezza). Michele impassibile non risponde al padre. Michele sceglie di mantenere questo muro di incomunicabilità senza una ragione. Nella scena seguente la madre chiede a Michele di chiedere alla sorella cosa fa nelle notti durante le occupazioni scolastiche. Michele non ha voglia e risponde alla madre che lei ha paura che la figlia faccia l’amore a scuola, per quello vuole che ritorni a casa. La madre invece non pensa questo e vorrebbe un maggiore dialogo all’interno della famiglia. Michele allora si ‘sforza’ e chiede alla sorella cosa faccia la sera durante le occupazioni. Il film continua e al minuto 46.59 ci sono tre scene importanti in sequenza. Michele torna dalle comuni e dalla sua serata di autocoscienza con gli amici. Il padre sta giocando a carte e la madre è ubriaca. La madre ubriaca dice a Michele che lei può ubriacarsi per cause importanti, non come il figlio che lo fa per futili motivi. Michele la riprende dicendole che non conosce il mondo dei giovani e lei risponde che legge ‘Panorama’ e ‘L’Espresso’ quindi conosce quel mondo La sorella intanto è tornata e Michele la rimprovera perché è tornata tardi. Successivamente Michele va nella camera da letto dei genitori dove il padre sta cantando (‘Anna’ di Battisti) [6] e la madre parla da sola. A questo punto inizia un dialogo surreale dove Michele dice alla madre che non può sgridare la sorella, solo lui può farlo perché è suo fratello. In queste scene notiamo come la madre invece di parlare con i figli si affidi a delle riviste per conoscere i giovani (Panorama, L’Espresso, ‘L’Espresso’ sul quale Moretti farà ironia in ‘Aprile’ sulla scelta di mettere donne nude in copertina perché “vendono di più” e dove aveva già ironizzato in Io sono un autarchico) e c’è sempre Michele che sostituisce il padre rimproverando la sorella perché è tornata tardi. L’ultima scena dedicata alla famiglia è al minuto 1.05.06. Siamo in un interno, campo medio, camera fissa. La famiglia è a tavola per la cena e la madre dice al marito che in tv c’è un film che avevano visto insieme. Il padre di Michele dice che invece quella sera andrà al cinema a vedere un film di guerra con il disappunto dei figli. A questo punto il padre si alza e se ne va in salotto. Michele anche questa volta lo rimprovera e gli tira uno schiaffo. A questo punto il padre se ne va e chiama a casa da una cabina telefonica dicendo alla moglie di prendere anche la figlia Valentina e andarsene via lasciando Michele da solo in casa. Rispetto alle scene precedenti qui Michele oltrepassa la soglia di scontro verbale e lo scontro fisico è stato l’avvenimento che ha cambiato gli equilibri familiari. Anche in questo film è presente il contatto fisico di Moretti nei confronti degli altri protagonisti del film. Al minuto 11.24 Michele chiede ad uno dei ragazzi ai quali sta facendo ripetizione per l’esame di maturità la data di nascita di Leopardi. Il ragazzo sbaglia anno e Michele gli tira una sberla in testa. Oltre all’aggressività nel film sono presenti anche scene dove il contatto fisico ha un significato diverso. Infatti nella scena seguente Michele saluta un’amica di sua sorella abbracciandola. Dopo averla abbracciata la rimprovera perché lei abbraccia i suoi coetanei anche in situazioni dove non è necessario il contatto fisico. Michele infatti dice: “Per me abbracciarsi ha un significato ancora ben preciso”. Il film prosegue con Michele aggressivo nei confronti sia dei bambini in spiaggia (episodio già citato del pallone bucato) e sia nei confronti del padre (schiaffo che cambia gli equilibri familiari). Moretti come nel film precedente a volte sceglie di usare l’aggressività per combattere l’alienazione. Verso la fine infatti durante una seduta di autocoscienza Vito tira un pugno ad una sedia e la rompe. Gli altri componenti del gruppo lo rimproverano e la discussione si chiude con Michele che dice “guardiamo il filmato” e si chiude la scena. Vito aveva sfogato la sua rabbia contro la sedia e non contro Michele perché Michele uscendo con Flaminia aveva rotto l’equilibrio anche del gruppo di autocoscienza visto che Flaminia era la moglie Cesare. L’ultima scena dedicata al contatto fisico è al minuto 1.26.26. Siamo in un interno sera, campo medio, camera fissa. Michele sta mangiando un panino in un bar e un signore parlando con il barista si lamenta della politica italiana. Michele, stufo del qualunquismo del signore lo prende per la giacca e scuotendolo dice la famosa frase “Ma che siamo in un film di Alberto Sordi?”. Anche in questa scena Moretti non ha freni inibitori ed in modo infantile è aggressivo nei confronti di sconosciuti.
Sogni d’oro
In ‘Io sono un autarchico’ Michele mangiava i dolci perché non voleva cucinare. In ‘Ecce bombo’ la figura del dolce era un pretesto per stare con gli amici e non andare in altri luoghi (cinema, pizzeria). In ‘Sogni d’oro’ invece inizia una cura maniacale di Moretti per questo aspetto poco rilevante nei film precedenti. Dal minuto 16.18 e nelle successive quattro scene Moretti dedica un ampio spazio ai ‘dolci’. In queste quattro scene Michele parla con tre persone diverse sull’argomento ‘cinema’. Come spiega Moretti nel monologo quando torna nel suo paese d’origine sceglie di andare in un bar dove viene riconosciuto dai clienti. In queste quattro scene avvengono degli scambi sulla visione del cinema (tema sensibile per il regista). La prima scena è girata in un interno, campo medio, camera fissa. Michele è al telefono, sta mangiando una bioche e uno sconosciuto si avvicina dicendogli che vuole lavorare nel suo film. Michele sceglie di non mandarlo via ma da risposte vaghe alle domande dell’attore sconosciuto (come faceva in ‘Ecce bombo’ quando il suo amico Mirko gli chiedeva l’andamento degli esami universitari). Successivamente Michele è al bancone del bar e sta mangiando un gelato. Il barista gli spiega di come è iniziata la sua relazione con l’altra ragazza presente al bancone (possiamo intuire sia una ex di Michele). Lo stile di Michele si riconosce subito quando il barista accenna i particolari del rapporto e Michele subito lo ferma (come farà don Giulio nel successivo ‘La messa è finita’ quando ferma l’ex parroco che racconta i primi turbamenti sessuali del figlio). Nella scena seguente il barista chiede a Michele se ha visto l’ultimo film di Don Siegel (‘Taglio di diamanti’[7]). Michele risponde di no e allora il barista gli dice quanto sia scontato e pieno di luoghi comuni. Mentre stanno parlando un estraneo interrompe i due esordendo con ‘Io non ci capisco niente di cinema’ e subito il barista lo interrompe. Se nei film precedenti Moretti ‘intellettualizzava’ i bambini, in questo film il regista fa parlare il barista con i propri pensieri. In questo modo Moretti non si espone e fa risultare gli altri antipatici. Nell’ultimo filotto di scene ambientate nel bar Michele sta scartando dei cioccolatini e un estraneo gli racconta quanto sia bello l’ultimo film di Don Siegel (in opposizione alla critica precedente del barista). Anche qui Michele saluta l’estraneo per non litigarci e quest’ultimo gli dice: “No, ciao lo devo dire io. Sennò sembra che mi vuoi scaricare”. Questo dialogo surreale ci ricorda altri dialoghi precedenti come in ‘Ecce bombo’ quando la fidanzata di Michele dice “Questa mi è proprio piaciuta, rifacciamola!”, ed i protagonisti rifanno la scena. In questo primo blocco di scene notiamo come Moretti abbia usato i dolci per raccontarci la sua visione a chi critica il cinema e non è un addetto ai lavori. Se con i suoi amici è aggressivo sia a livello verbale che fisico, con gli estranei evita il confronto, anzi lo delega ad altre persone (in questo caso il barista). Anche questo è un aspetto che denota la sua infantilità latente. Al minuto 41.20 Michele è in casa e si sta preparando un dolce. In casa ci sono a cena i due fratelli che vogliono lavorare con Michele come aiuto-regista. La madre spiega ai fratelli la sua situazione a lavoro e spiega il disinteresse di Michele nei confronti della politica. Per la madre di Michele i suoi unici interessi sono il cinema ed i dolci. A questo punto Michele come in ‘Ecce bombo’ (scena “ve lo meritate Alberto Sordi”) rimprovera il qualunquismo della madre. Uno dei due fratelli intanto chiede a Michele cosa stia preparando. Michele con tono seccato risponde: “Ma niente, cacao, zucchero. Niente di sofisticato, ma funziona”. Michele risponde così in quanto è passato in secondo piano il suo rimprovero alla madre e il dolce è passato in primo piano. Dopo la discussione verbale Michele cantando ‘Non credere’ di Mina [8] aggredisce fisicamente la madre. Quest’ultima gli chiede “Quando te ne vai di casa” e Michele risponde con “Non me ne andrò mai perché non voglio superare il complesso di Edipo”. Questa è una frase chiave per il contenuto di questa tesi in quanto con questa dichiarazione Michele ci spiega la sua infantilità voluta. Una frase che ritroveremo nel già citato ‘Aprile’ quando Moretti si chiede perché bisogna ‘diventare’ adulti? Il film prosegue con Michele che sta girando il film ‘La mamma di Freud’. Al minuto 48.38 c’è la pausa pranzo. Siamo in un interno, campo medio e camera prima su Moretti e poi sul resto del cast. Michele prima della pausa ha rimproverato un attore e sceglie di mangiare da solo. Mentre il resto del cast pranza lui si isola e mangia dei biscotti al cioccolato (gli stessi di ‘Io sono un autarchico’). Remotti (l’attore che Michele prima ha rimproverato) sta raccontando le sue esperienze lavorative e Michele lo guarda con invidia. Successivamente Michele litiga con i due fratelli aiuto-regista e chiede loro di non contattarlo mai più. Per fare pace poi li porta davanti ad una vetrina di una pasticceria. Qui spiega loro la diversità dei vari dolci, in particolare l’austriaca Sacher torte. La torta Sacher sarà una peculiarità di Moretti che ritroveremo in ‘Bianca’ e la casa di produzione di Moretti stesso prende il nome dalla famosa torta. In questo caso Moretti usa il ‘dolce’ per fare pace con le persone con le quali ha litigato precedentemente. Anche nell’episodio dove Michele fa l’insegnante è presente il dolce. Michele ed è seduto al bar che mangia un gelato con una sua alunna (Laura Morante futura protagonista in ‘Bianca’). La sua voce fuoricampo dice: “Oggi sono felice”. Tutto sembra andare per il meglio ma Silvia gli da una lettera con scritto che a breve partirà per l’estero. L’episodio si chiude con Silvia che sta per partire e il prof. che la raggiunge sotto casa e inizia a urlare “non sono un uomo finito” cercando di convincere la sua alunna a non partire. Verso la fine del film i due fratelli se ne vanno in treno e Michele regala loro un sacchetto di dolci e cioccolatini. Dopo averli ‘maltrattati’ per tutto il film alla fine Michele è dispiaciuto per la partenza dei due fratelli e si fa perdonare regalando loro i dolci. L’ultima scena con i ‘dolci’ è la chiusura del film. Michele insegnante è a cena con Silvia e sta mangiando un dolce. Silvia gli spiega quanto sia cambiata la sua vita. Michele nel frattempo diventa un licantropo e lei impaurita fugge dal ristorante. Anche in questo film Moretti dedica poche scene al ruolo ludico della ‘palla’ ma non per questo non importanti. Al minuto 10.37 infatti Michele torna a casa della madre dopo alcuni dibattiti a cui ha partecipato. Siamo in un interno, campo medio e la camera segue i movimenti di Michele. Michele sta pensando alla sceneggiatura del suo film ‘La mamma di Freud’ e come antistress lancia una pallina contro al muro. Subito dopo da sotto al letto tira fuori un tappetino e una porta ed inizia a giocare a calcio. Michele è ormai un adulto rispetto ai film precedenti ma come dirà in una scena seguente “non vuole superare il complesso di Edipo”. Quindi si rifugia nella sua stanza della casa dove è cresciuto e sfoga i suoi istinti ludici da bambino con una pallina. Sopra al letto c’è un poster con una foto di Moretti che sta guardando nell’obiettivo di una telecamera. Il poster di Buster Keaton è stato sostituito da Moretti. Anche in ‘La messa è finita’ sopra al letto di casa troveremo un poster dove anche questa volta c’è una foto del Moretti regista. Un’altra scena chiave che collega il figlio alla madre è al minuto 56.54. Michele sta per girare la scena di Freud con il gomitolo che richiama il cordone ombelicale quindi il legame indissolubile con la madre. Il suo aiuto-regista gli chiede se è pronto a girare e Michele gli risponde che ha deciso di rimuovere quella scena. Una rimozione che può essere letta come una non rimozione del legame madre-figlio. “Il gattino col gomitolo si adatta bene all’idea di Sigmund Freud, che vede nel gioco essenzialmente un’imitazione degli adulti, e di conseguenza una pratica educativa. Il micetto imita, non si sa quanto consapevolmente, mamma e papà; mentre il gomitolo, del tutto inconsapevolmente, imita il topo. Il gioco diventa quindi al tempo stesso una preparazione alla vita adulta e un’imitazione della stessa.” [9] Il film prosegue e Michele è in un bar e sta giocando con un flipper. Nella sala intanto ci sono delle esplosioni perché all’esterno il suo nemico regista sta girando un musical sulla guerra nel Vietnam. Michele sembra quasi affascinato dalla leggerezza dei balletti del musical. L’idea del musical sarà sempre presente nei desideri di Moretti. In ‘Caro diario’ infatti ci racconta che vorrebbe fare un musical su un pasticciere trotskista. L’ultima scena dedicata al gioco è verso la fine del film quando due bambini in un parco stanno giocando a calcio. La bambina tira il pallone lontano e ritrova il maestro Apicella sdraiato a terra che si sta aggrappando ad un albero. Per quel che riguarda le scene con dei balletti in questo film ne sono presenti solo due. Anche in questo caso Moretti sceglie di inserirle per stemperare la tensione di scene pesanti precedenti. La prima scena è al minuto 51.37, la canzone è ‘Un uomo da bruciare’ di Renato Zero, [10] siamo in un interno, campo medio e la camera fa una carrellata all’indietro per mostrarci gli attori che ballano. Precedentemente Moretti aveva sgridato l’attore Remotti perché aveva caricato troppo la scena urlando. In questo modo Moretti ci rende più leggero il momento di tensione. L’ultima scena dedicata al ballo invece la sta girando il regista concorrente di Apicella nel suo musical. Siamo in esterna e ci sono molti movimenti di macchina. Come ho detto precedentemente Michele rimane piacevolmente stupito dal suo ‘nemico’. In ‘Io sono un autarchico’ la figura della famiglia era solo accennata in una chiamata che faceva Michele al padre per ricordargli l’assegno mensile. In ‘Ecce bombo’ invece Moretti ‘tornava’ figlio per scontrarsi con i genitori in alcuni discussioni. In ‘Sogni d’oro’ ed in alcuni film a seguire Moretti invece analizzerà meglio il suo rapporto con la madre, il suo lato infantile ed in parte il complesso d’Edipo. In ‘Sogni d’oro’ Moretti ci mostra la madre di Michele ed il rapporto di Freud con la madre. La prima scena con la madre presente è al minuto 9.18. Siamo in un interno, campo medio e la camera segue i movimenti di Michele e della madre. Michele è rientrato a casa e la madre gli da una rivista dove c’è un articolo che parla del figlio e gli racconta di due fratelli che hanno chiamato a casa perché vorrebbero lavorare con il figlio. Michele si dimostra disinteressato a quello che dice alla madre, e come in ‘Ecce bombo’ fa attenzione al modo in cui parla la madre. Nella scena seguente con la madre Michele ha difficoltà a scrivere la sceneggiatura allora vaga per casa. Michele accende la tv, la madre sta leggendo e lui sfila il giornale alla madre (come faceva in ‘Ecce bombo’ con il padre che leggeva). Se il Moretti adulto lo vediamo negli atteggiamenti dei bambini da lui confezionati anche il suo atteggiamento nei confronti della madre lo vediamo nell’episodio ‘La mamma di Freud’. In questa scena Freud ha degli atteggiamenti infantili con la madre (versi e voce). La madre lo rimprovera e lui le risponde dicendole che ha lavorato tutta la mattina sulla psicologia infantile. Nella scena seguente la madre si lamenta col figlio perché lei deve lavorare al posto del figlio. Freud le risponde che lei è la madre di un genio. Poi Moretti inserisce la scena di ballo già citata per stemperare la tensione. L’ultima scena di Freud con la mamma è girata nella camera da letto di Freud. Freud sta per addormentarsi e la madre lo sprona a sistemarsi con un lavoro sicuro e con una donna (lo stesso episodio che avevamo visto in ‘Ecce bombo’ tra Michele e la madre). Freud qui però spiega alla madre come sia difficile al giorno d’oggi il rapporto uomo-donna (Freud qui parla di se stesso in terza persona). In questa scena notiamo come sia caro per Moretti il tema della sistemazione definitiva, il dover crescere a tutti i costi. Nell’ultima scena dedicata alla madre Moretti sta preparando la valigia per partire e la madre lo aiuta. Questa è l’unica scena dove c’è serenità tra madre e figlio. Se nei primi due film di Moretti c’era qualche scena di ‘aggressività’, in ‘Sogni d’oro’ ci sono più scene dove Moretti è aggressivo verso i suoi colleghi. Moretti però è aggressivo soprattutto verso le persone a cui tiene di più come la madre o il suo aiuto-regista. La prima scena è la minuto 38.38. Siamo in un interno, camera fissa, campo medio. Michele è nel suo studio in pausa di registrazione e il suo aiuto-regista (Sanguineti) gli domanda se ha fatto la modifica ad una scena che avrebbero dovuto girare. Michele risponde negativamente e Sanguineti lo rimprovera. Michele allora gli tira dei pugni su una spalla e Sanguineti se ne va. Michele usa il suo aiuto-regista come sfogo per la tensione lavorativa che ha accumulato. Il film prosegue con gli intermezzi di Michele insegnante e c’è una scena nella quale Michele riceve uno spintone da uno studente. Il motivo è lo sciopero a scuola e Michele vuole entrare nell’istituto. Oltre al contatto fisico ci sono alcune scene di Michele regista dove si sfoga verbalmente. Al minuto 48.08 Michele sta girando e Remotti nella scena con la madre ‘carica troppo’ e urla. Qui Michele lo rimprovera dicendogli che non deve alzare troppo la voce anche se è una scena drammatica. Dopo questa scena c’è la pausa pranzo già citata dove Michele si isola dal resto del cast per la tensione della scena precedente. Un'altra scena dove Moretti ha un contrasto è con i fratelli aiuto-regista venuti dal sud. Michele è con loro in macchina e discute sul fatto che “Tutti devono parlare di cinema”, anche i non addetti ai lavori. I due fratelli gli dicono che loro possono perché conoscono il cinema ma Michele accusa loro lo stesso. Poi per farsi perdonare dalla sceneggiata porta loro alla famosa vetrina dei dolci già citata. Il film prosegue con Michele insegnante che ha una crisi di nervi con Silvia (si butta a terra e urla “Non sono un uomo finito, ho molte cose ancora da dire”). Sempre durante le riprese de ‘La mamma di Freud’ c’è una lunga scena divertente dove Michele vuole girare ma i suoi assistenti disturbano le riprese. Qui Michele si sfoga sempre con il povero Sanguineti. Finite le riprese Michele è sottoposto alla gogna mediatica televisiva. In tv infatti c’è uno scontro con il suo nemico regista (che è prodotto dallo stesso produttore cinematografico di Michele). Ci sono cinque scene dove Michele sceglie la via della volgarità e dello scontro fisico e verbale per vincere sul concorrente. La prima scena è al minuto 1.12.26. Siamo in un interno, campo medio e la camera segue i movimenti degli attori. Michele sta entrando nello studio televisivo. Dopo una stretta di mano con l’avversario, Michele gli sputa addosso. Moretti nel 1977 fu realmente protagonista di uno ‘scontro’ nella trasmissione “Match” in onda sulla Rai. Il suo avversario dell’epoca fu Mario Monicelli. [11] Nella seconda scena dello scontro Michele dopo un iniziale sfogo verso l’avversario usa la volgarità come arma. Con questo gesto Moretti anticipa di 30 anni il successo che avranno i futuri “Cinepanettoni” e il loro linguaggio. Un atteggiamento usato spesso dai bambini, dove la parolaccia è sinonimo di emancipazione (come dice lo stesso Moretti alla sorella in ‘Ecce bombo’). Un'altra prova del match consiste nello scontro fisico su un vero ring. Qui Michele prima dell’incontro si sfoga (come sempre) sul suo povero assistente Sanguineti. Michele perderà l’incontro ed insulterà il pubblico, secondo lui colpevole della sua debacle. Il pubblico ripeterà l’insulto di Michele in risposta al regista sconfitto. L’ultima scena dove Michele (insegnante) è aggressivo è verso la fine del film quando inseguendo Silvia butta a terra una Super8 con il suo bastone senza un motivo (negazione dell’Autarchia morettiana e quindi superamento di essa?).
Bianca
Bianca, il quarto capitolo di Apicella. In ‘Bianca’ abbiamo una maturazione quasi totale del personaggio con la ricerca maniacale della verità e della purezza. Questa purezza la vediamo subito dall’inizio del film, dove Michele da fuoco ai sanitari per disinfettarli. Più avanti c’è una scena con Michele che sta per lavare i piatti ma il lavandino della cucina è pieno di formiche. Michele infatti non aveva disinfettato la cucina come aveva fatto con il bagno. In questo film, a differenza di ‘Io sono un autarchico’ c’è un Michele più maturo sulla questione cibo. In ‘Io sono un autarchico’ avevo notato l’infantilità di Michele nel non cucinare in quanto viveva senza una figura femminile che cucinasse per lui. Così Michele mangiava sempre dolci e anche a suo figlio dava da mangiare i dolci. In ‘Bianca’ invece Michele cucina e lava, mantenendo sempre forte la sua passione per i dolci. Michele vuole la purezza anche nelle altre coppie, da anni mantiene i rapporti con i vecchi amici. Infatti Michele ha uno schedario con tutto il trascorso di queste coppie e spesso va a trovarli per rimanere aggiornato sulla situazione della coppia. Se in ‘Pulp fiction’ [12] il ‘ruolo’ del bagno era fondamentale per lo svolgimento dell’azione successiva, anche in ‘Bianca’ i ‘dolci’ fanno da tramite per il cambiamento della storia. In ‘Pulp fiction’ Uma Thurman va in bagno per drogarsi, successivamente va in overdose e qui il film (fino a qui statico) cambia tono. Anche la morte di John Travolta (uscendo dal bagno) cambierà il ritmo del film. La prima scena con i dolci è al minuto 22.34. Siamo in un interno, campo medio e la camera segue gli attori. Michele va da una coppia di amici e porta dei pasticcini come regalo. La coppia si sta separando e Michele è contrario in quanto per lui i legami dovrebbero durare per sempre. Lei sta facendo la valigia e lui alla tv sta guardando il film ‘Nati con la camicia’. [13] Michele lo rimprovera perché Ignazio guarda la tv senza reazione. Lui risponde che sono in comune accordo sulla separazione, Michele però tenta di convincerlo. Michele infatti dice “Avevo portato anche le paste” come per dire “Io voglio mangiare le paste (infantilismo di Michele), perché avete bloccato questo mio istinto?”. Il film prosegue e Michele va ancora a trovare Maria per vedere se sono ritornati assieme. Maria gli prepara una frittata per cena e Michele esclama: “Che bella frittatina”. Dopo pochi secondi Michele però si mangia una fetta di pane con Nutella senza mangiare la frittata. In questa occasione notiamo come esca fuori la parte infantile di Michele che non riesce ad aspettare la fine, vuole subito il dolce. Al minuto 37.26 poi c’è una scena chiave per la mia analisi sul rapporto dolci-infantilità di Michele. Nella scuola ‘Marilyn Monroe’ è in atto una riunione tra il corpo docente e lo psicologo della scuola. Michele vaga per i corridoi della scuola e siccome ha le scarpe lucide fa una scivolata sul pavimento (come i bambini con il pavimenti bagnato). Mentre scivola si imbatte in una stanza dove c’è la sua collega Bianca. Qui c’è il loro primo approccio e Michele le offre uno dei cioccolatini che ha nel sacchetto. Bianca sta per rispondere ma Michele subito le dice: “E ma sono tutti per me. Un etto sono solo 12, finiscono prestissimo”. Una frase degna di un bambino che non vuole condividere le sue cose perché sono tutte per lui. Il film prosegue e un’altra scena importante è la visita di Michele in casa del suo alunno. Michele è seduto a capotavola e anche se è la prima volta che è ospite in casa da gli ordini ai figli. In pochi secondi chiede più volte il dolce come un bambino viziato. La scena più famosa poi è quando al capofamiglia domanda della Sacher torte. Il capofamiglia non conosce la torta e Michele gli risponde con “Continuiamo così, facciamoci del male”. Dopo aver offerto i cioccolatini a Bianca ed essersene subito pentito Michele ritenta l’approccio con Bianca. Michele vuole invitare Bianca a casa sua e sceglie questo strano modo: “Io avevo comprato un dolce enorme e siccome non riesco a finirlo.. poi a casa mia succedono delle cose incomprensibili. Le piante le innaffio regolarmente e muoiono tutte. La frutta marcisce, i soffitti sembra che avanzino. Non so, se vuoi venire a controllare” e Bianca gli risponde: “Prima che marcisca anche il dolce?”. Alla fine Bianca accetta e insieme mangiano la Sacher torte a casa di Michele. In questa scena c’è molta tenerezza (verso Bianca) e cura di Michele nella preparazione del dolce. Il film prosegue e Moretti dopo dedica tre scene ai dolci. Nella prima Bianca si presenta a casa di Michele con un gelato. I due non si erano messi d’accordo per vedersi e così Michele le chiude in faccia la porta. Qui notiamo un atteggiamento strano di Michele. Michele programma tutto quello che fa nella vita e questa ‘incursione’ di Bianca a casa sua non era prevista. Per questo reagisce in quel modo. Michele stava correggendo i compiti e non voleva essere disturbato da Bianca, nonostante per lei provi un forte sentimento. Michele poi la fa entrare e chiede i gusti del gelato che lei gli ha preso. Lei risponde “Fragola, limone, croccantino e panna”. Michele si rifiuta di mangiarlo perché i gusti non stanno bene insieme. Anche qui c’è uno schema fisso per Michele nei dolci, non ci sono eccezioni. Qui Michele si mostra duro ma poi c’è un altro momento tenero dove Michele tira verso il basso la gonna di Bianca perché si intravedevano le gambe. La seconda scena dedicata al dolce è la famosa scena dove Michele mangia una fetta di pane con Nutella in un enorme barattolo di vetro. Siamo in un interno, camera fissa e campo medio. Michele era a letto ma non riesce a dormire. Così si alza di notte e mangia il pane con la Nutella. Il mattino seguente vediamo Bianca che fa colazione con i biscotti. Qui Michele espone a Bianca uno dei suoi tanti ragionamenti paradossali. Le spiega che “Ieri è successo qualcosa di nuovo per me. Un cambiamento che non so se mi va bene… e poi io non sono abituato alla felicità”. Un discorso che ci mostra l’infantilità di Michele, preoccupato a guardare gli altri vivere e non a viversi la sua vita. Michele si permette di dare consigli ad altri sulla coppia, ma è un argomento che conosce poco visto che vive da solo. Volendo citare De Andrè “si sa che la gente dà buoni consigli se non può più dare cattivo esempio.” [14] In una scena precedente c’era Michele che spiava Bianca con il suo ex compagno. I due si scambiavano tenerezze e Michele dice: “Io non sarò mai così felice”. In Michele c’è la volontà di avere un rapporto di coppia, ma è tutta una proiezione mentale. Quando il rapporto si realizza (e quindi bisogna mettersi in gioco) Michele fa un passo indietro, da persona infantile. Il film prosegue e Michele è in casa con Bianca. È pomeriggio, stanno bevendo un tè con i biscotti e Michele chiede a Bianca chi sono i suoi ex compagni. Lei gli risponde con disinteresse e Michele la rimprovera perché usciva con un ragazzo ma non era interessata. Infatti le dice: “Non mi piaceva. Questa è un’espressione che al suo interno contiene il suo opposto. Prima non ci si è domandati mi piaceva?” Con questo interrogatorio (leitmotiv del comportamento Apicelliano) Michele cerca di mettere sotto pressione l’altro per cercare di rompere il rapporto. Questo sempre perché Michele ha paura di mettersi in gioco con Bianca. Questa è una delle ultime scene di Michele e Bianca insieme. Michele infatti decide di chiudere prematuramente il suo rapporto con Bianca facendole un discorso paradossale al ristorante. Dopo Bianca ci sono altre scene dove sono presenti i dolci. Questa volta però ci saranno scene più serene, non come frustrazione (Michele che mangia svogliato la Nutella di notte). Al minuto 1.14.30 Matteo e Martina (alunni di Michele) fanno una festa a scuola perché stanno annunciando il loro matrimonio. Michele entra in classe e rimane stupito dall’avvenimento. Matteo allora gli offre i confetti e Michele se ne intasca un mazzetto. Poi arriva la polizia, Michele verrà arrestato e Bianca andrà a ‘scagionarlo’ testimoniando per lui a favore. Michele, dopo aver trascorso l’ultima notte con Bianca, esce sul cortile ad osservare la famiglia di fronte che sta facendo colazione. Dopo questa notte decide di consegnarsi alla polizia. Prima però si gusta un ultimo dolce con la panna in un bar. Da amante dei dolci Michele come ultimo gesto decide di regalare al capitano della polizia e ai suoi colleghi dei pasticcini, per farsi ‘perdonare’. Anche in questo film oltre ai dolci è sempre presente la funzione della palla e l’aspetto ludico di Michele. La prima scena è la minuto 6.45. Michele entra per la prima volta nella scuola Marilyn Monroe e il preside gli mostra la sala giochi della scuola. Michele rimane stupito e qui vediamo i giochi presenti in film precedenti e futuri (il flipper di ‘Sogni d’oro’ e l’autopista del figlio dell’ex parroco in ‘La messa è finita’). In seguito Michele, mentre mangia fuori in terrazzo a casa sua, ci mostra la famiglia del ‘Mulino bianco’ [15] che gioca ad un gioco da tavola serenamente. Michele guarda loro e sorride. Il film prosegue con l’omicidio dei coniugi di fronte al palazzo di Michele e da questo momento Michele è spiato dal commissario. Una mattina il commissario va a trovare Michele a scuola per qualche domanda e Michele lo porta nella sala giochi della scuola. Qui mentre risponde alle domande Michele gioca a flipper come un bambino che gioca per evitare di rispondere ai rimproveri dei genitori. La solitudine di Michele e la sua alienazione la notiamo in alcuni suoi gesti. Al minuto 50.07 infatti Michele gioca a palla da solo per pochi secondi in terrazza e subito dopo da l’acqua alle piante. L’ultima scena con la presenza della palla è quando Michele porta la sua classe al campo sportivo a giocare a calcio. Qui Michele si inserisce in un’azione e fa gol da solo (scena simile ripresa nel successivo ‘La messa è finita’). Anche in questa scena notiamo come Michele voglia far gol come un bambino a tutti i costi. Il ruolo dei balletti corali e della musica leggera è sempre importante nei film di Moretti. Musica ‘leggera’ [16] appunto perché permette a Moretti di abbassare la tensione di alcune scene pesanti che vediamo prima di queste ‘canzonette’. Anche in ‘Bianca’ Moretti sceglie di usare prevalentemente cantautori italiani. La prima scena la troviamo al minuto 8.34. Siamo in un interno, campo medio e la camera segue il professore. Il preside sta mostrando ad Apicella il corpo insegnante ed entra nell’aula del professore di storia. Qui il professore sta raccontando agli alunni la genesi del brano ‘Il cielo in una stanza’ [17] di Gino Paoli (artista presente con una canzone anche in ‘Ecce bombo’) attraverso la contestualizzazione storica e gli spostamenti di Paoli. Dopo la spiegazione l’insegnante fa partire la canzone dal juke-box della stanza. È la prima volta (e forse l’ultima) che Moretti ci introduce una canzone prima attraverso la spiegazione della canzone. Un’altra canzone presente nel film è ‘Scalo a grado’ [18] di Franco Battiato (uno degli artisti più usati da Moretti nei suoi film). Michele sta passeggiando in spiaggia e vede tutte coppie che si scambiano effusioni. Essendo solo allora decide di appoggiarsi su una ragazza che sta prendendo il sole. Lei si alza infastidita e Michele viene mandato via dagli altri bagnanti. Le ultime due canzoni che Moretti inserisce nel film sono ‘Dieci ragazze’ [19] di Lucio Battisti e ‘Insieme a te non ci sto più’ [20] di Caterina Caselli (che Moretti inserirà anche ne ‘La stanza del figlio’). La prima canzone è al minuto 31.22. Michele ed i suoi colleghi insegnanti stanno partendo in pullman per un meeting sulla ‘Canzone italiana’ (gita surreale per un corpo docenti, come surreale è tutta la scuola). Un insegnante prima di partire canta ‘Dieci ragazze’ di Battisti e anche gli altri insegnanti iniziano a cantare. Michele è insofferente, guarda dal finestrino e vede Bianca. Allora Michele ferma il pullman e decide di seguirla, come Živago scende dal tram per inseguire Lara (scena riproposta nella seconda parte di Palombella rossa). L’ultima canzone che inserisce Moretti è ‘Insieme a te non ci sto più’ della Caselli. Michele è al bar e decide di costituirsi. Il pubblico aspetta la confessione di Michele invece Moretti decide di chiudere il film spiegando un’altra sua mania: le scarpe. Così la felicità della canzone prepara (e disorienta per l’ultima volta) il pubblico alla confessione finale di Michele. Rispetto ai tre film precedenti questa volta (e anche nel futuro ‘La messa è finita’) Moretti nei confronti della famiglia ha un rapporto da ‘opinionista’. Nei film precedenti infatti era padre, figlio presente in famiglia e figlio fuori dalla famiglia ma con il complesso di Edipo. In ‘Bianca’ invece Michele vive da solo, vorrebbe una famiglia ma solo idealmente. Quando sta per realizzarsi il suo sogno però Michele non ha coraggio e lascia perdere. Anche nelle famiglie altrui, quando vede una sconfitta sceglie di ucciderli, questa è l’unica soluzione. L’unica famiglia perfetta è quella di fronte a lui (ed è l’unica che non conosciamo, se non in piccole azioni quotidiane). In ‘La messa è finita’ c’è un timore reverenziale per la figura del parroco, che può permettersi quasi tutto nei giudizi essendo un servo di Dio. In ‘Bianca’ invece l’intromissione di Michele non viene accettata, perché è un uomo comune come noi. La prima scena con la famiglia ‘perfetta’ è al minuto 23.56. Siamo in esterna serale, campo medio e camera prima su Moretti e poi sulla famiglia. Michele sta cenando in terrazza e la famiglia di fronte a lui sta giocando con i figli ad un gioco da tavolo. Michele li guarda e sorride perché vede la realizzazione di una famiglia felice, come per lui dovrebbero essere tutte. La seconda famiglia che ci presenta Moretti è quella di una sua alunna. Siamo a cena e Michele prende le redini della famiglia, scavalcando il capofamiglia. Infatti da ordini ai figli su come tagliare il dolce oppure andare a prendere l’acqua da bere. I genitori sono stupiti dal comportamento dell’insegnante ma non reagiscono. L’unico che riesce a rispondergli a tono è il bambino che dopo aver risposto a Michele gli domanda: “E tu ce l’hai la ragazza?”. Questa domanda inaspettata mette Michele in difficoltà, infatti Moretti chiude subito la scena e fa un primo piano su una foto del vero Moretti da piccolo. Il bambino è come se avesse chiesto a Michele “Tu dai consigli su come mantenere un rapporto di coppia, ma una donna accanto a te non ce l’hai!”. La seconda volta che Moretti ci mostra la famiglia che abita di fronte a lui è quando invita Bianca a casa sua. La famiglia sta ancora giocando con il gioco da tavolo e Michele come un bambino mostra a Bianca il suo ‘giocattolo perfetto’. L’ultima scena con la famiglia è verso la fine del film. Michele decide di andare a costituirsi ma prima esce nel terrazzo. È mattina presto e Michele guarda per l’ultima volta nel balcone di fronte la routine della famiglia. Anche in questo film Moretti inserisce scene dove c’è il contatto fisico tra lui e le altre persone o oggetti. Ho scritto oggetti perché Michele si arrabbia anche con la pianta del proprio terrazzo. A seguito dell’accumulo di stress quotidiano Michele urla alla pianta “Hai troppo sole, poco sole, cos’è che vuoi? Più acqua, meno acqua. Perché non parli?”. La domanda retorica finale ci mostra il desiderio di Michele di avere al suo fianco qualcuno con cui parlare. Il film prosegue e dopo aver riportato a casa Bianca Michele si accorge di essere seguito da qualcuno. Michele allora apre la porta della macchina e chiede spiegazioni con tono arrabbiato all’appuntato. La discussione si interrompe quando Michele si accorge dei sandali che indossa l’appuntato e fa una faccia sbigottita. Al minuto 59.17 poi Michele è a letto con Bianca. Lui cerca un contatto fisico ma non riesce a trovarlo. Così abbandona Bianca a letto e va a fare colazione. Anche da questa difficoltà a trovare la posizione adatta Michele capisce che non è portato per avere un rapporto di coppia. La vera aggressione però è a metà film. Michele porta i suoi alunni fuori a fare esercizi di ginnastica e un alunno di un’altra classe lo insulta. Michele allora si avvicina e gli tira due schiaffi senza pensare alle conseguenze. Il professore poi verrà redarguito dal preside in quanto è un educatore. L’aggressività di Michele non ha limiti, infatti anche il parroco don Giulio ne ‘La messa è finita’ non si fa scrupoli negli scontri sia verbali che fisici. Michele anche nella confessione finale mostra la sua infantilità (o voglia di riviverla). Infatti mentre parla con il commissario dalla finestra vede un bambino con dei sandali blu. Questa immagine gli ricorda la sua infanzia e accenna al commissario il momento in cui metteva quei sandali d’estate. Alla fine poi esclamerà: “È triste morire senza figli”. Per Michele è triste in quanto essendo in carcere non potrà mettere al mondo un suo clone. Un passaggio di consegne c’è stato quando abbiamo rivisto un Michele in miniatura nel fratellino della sua alunna. Quel bambino però non è figlio diretto del professore, e quindi è solo un passaggio di consegne fittizio.
La messa è finita
Moretti travestito da parroco ma sempre Moretti e le sue manie in ‘La messa è finita’. Anche in questo film c’è attenzione ai ‘dolci’, tema importante per Moretti. Al minuto 7.16 c’è la prima scena dedicata alla ‘sua’ Sacher torte. Siamo in un interno, campo medio e la camera segue don Giulio nei suoi movimenti. Don Giulio ha finito di pranzare con la famiglia e con in mano la torta fa un ‘tour’ della casa in cerca di ricordi visto che ora vive solo. Inizia dalla sua camera dove se in ‘Ecce bombo’ c’era un poster di Buster Keaton qui troviamo un suo poster da giovane. C’era già un richiamo al Nanni bambino con una sua gigantografia in ‘Bianca’. Nella sua camera oltre al poster don Giulio tira fuori un suo diario, un pallone da calcio e la famosa pallina rossa. Tutti questi oggetti richiamano inevitabilmente l’infanzia di Moretti e del tempo che scorre. Nei film di Moretti c’è un crescendo nel mostrare i dolci (e anche nella loro grandezza). In ‘Io sono un autarchico’ c’erano i piccoli pasticcini, in ‘Bianca’ l’enorme vaso di Nutella e in ‘La messa è finita’ abbiamo addirittura una scena di una fabbrica che produce uova di Pasqua. Don Giulio infatti un giorno decide di fare una gita con i suoi alunni del catechismo in una fabbrica di cioccolato. L’ultima scena dedicata ai dolci è a metà del film. Dopo un litigio con la sorella don Giulio sta facendo colazione con lei. Sulla tavola c’è l’amata Nutella e il parroco le parla del desiderio di regalare alla madre un ombrellino da sole. La sorella gli risponde “Ma non si usano più”. In questo film maggiormente che in altri c’è un forte legame con elementi del passato ora in disuso. Alla fine del film dice: “Le nugatine oggi non le fanno più”. Come nel finale di ‘Bianca’ quando al commissario ricorda i sandali che “aveva da bambino”. Riguardo alla ‘palla’ e al gioco in generale anche in questo film ci sono alcune scene importanti. La prima scena è quella già citata dove don Giulio nella sua stanza ritrova una palla e delle scarpe da calcio. Don Giulio poi darà la sua palla d’infanzia in dono alla parrocchia. Ci sono infatti due scene dove il parroco gioca con i bambini della parrocchia. Nella prima i bambini tirano la palla dentro alla casa del parroco così lui esce a giocare con loro. Nella seconda don Giulio sta parlando con Cesare (l’attore Roberto Vezzosi) e annoiato dalla conversazione corre a giocare con i bambini a calcio. Oltre alla palla Moretti inserisce altre scene ludiche in questo film. Al minuto 39.29 infatti don Giulio è a casa dell’ex parroco e sta montando l’autopista di macchinine per il figlio dell’ex parroco. (La stessa autopista era presente all’inizio del precedente ‘Bianca’). Don Giulio ha quasi finito di montare la pista e il bambino gli dice: ora gioco io! Il parroco come un bambino gli risponde: “Eh no, ci stiamo lavorando da tutto il giorno, ora per minimo tre ore giochiamo noi!”. Poi il padre lo giustifica dicendo che sta avendo i primi turbamenti sessuali e don Giulio inizia a giocare da solo pur di non sentire le parole dell’ex parroco. Il film prosegue e don Giulio va a testimoniare per il suo amico in tribunale (l’attore Vincenzo Salemme). Uscito dal tribunale torna a casa stressato e allora gioca con il flipper dell’oratorio (lo stesso flipper presente sia in ‘Sogni d’oro’ che in ‘Bianca’). Moretti anche se veste i panni del parroco in questo film inserisce lo sport a lui più caro (che svilupperà meglio nel successivo ‘Palombella rossa’) ovvero la piscina e la pallanuoto. Don Giulio andando a trovare il suo amico depresso Saverio (Marco Messeri) gli chiede di uscire per svagarsi. I due vanno in una piscina vicino a casa di Saverio e trovano il figlio di quest’ultimo che sta nuotando. Al bordo della piscina è presente anche la ex compagna di Saverio. Don Giulio allora si volta per dirlo a Saverio ma quest’ultimo è scappato. Le ultime due scene dedicate alla ‘palla’ sono verso la fine del film quando don Giulio è al capezzale della madre defunta e fuori dalla finestra vede un bambino che gioca con una pallina rossa (la stessa che aveva lui da bambino). L’ultima scena è alla fine del film quando mentre don Giulio predica l’ultima messa prima della partenza un bambino gioca sempre con la stessa pallina rossa. Entrambe le scene le ho già analizzate nel capitolo precedente. Dopo la pausa di ‘Bianca’ dove Moretti non aveva inserito scene con balletti ma solo canzoni, in ‘La messa è finita’ tornano i ‘balletti’. Al minuto 23.56 c’è la prima scena dedicata a questo tema. Don Giulio ha ritrovato una pallina rossa in camera sua (segno dell’infanzia felice) e dice alla sorella che “i genitori stanno invecchiando, e questo non gli piace”. Alla fine della frase poi intona “Ritornerai” di Bruno Lauzi e poi parte la canzone vera e propria. Qui il parroco balla con la sorella e anche i genitori ballano tra di loro. È singolare come sia in questo film che nei film precedenti il partner di ballo di Moretti non era mai la sua compagna di vita ma sempre un’amica, una sorella oppure si limitava a guardare gli altri ballare. Per Moretti forse il ballo è un ‘gesto intimo’ che lega due persone, quindi da evitare con una fidanzata provvisoria (Ecce bombo) e non definitiva. Oltre ai balletti è sempre importante l’uso che Moretti fa delle canzoni nei suoi film. A metà del film Moretti infatti inserisce ‘Sei bellissima’ [21] di Loredana Bertè. La sorella di don Giulio sta leggendo al fratello la lettera del padre diretta alla madre dove spiega il suo innamoramento per un’altra donna. Il parroco sente queste parole come una violenza e alza la radio pur di non ascoltare. (Gesto che farà anche con l’ex parroco quando quest’ultimo racconta a don Giulio i primi turbamenti del figlio). Per il parroco ci sono alcuni temi sensibili che non devono essere toccati come il tradimento o la sessualità e allora è meglio una canzone liberatoria (Sei bellissima) o il rumore di un’autopista (gioco dell’infanzia). Uno degli artisti a cui è più legato Moretti è senz’altro Franco Battiato. Moretti sceglie di usare pezzi new wave di Battiato per dare un respiro alla narrazione. Nella scena precedente infatti don Giulio ha litigato con il padre (scena molto drammatica) e allora decide di andare al bar dove parla con una bambina sconosciuta. Qui c’è armonia allora ‘I treni di Tozeur’ [22] è perfetta come scelta. Anche alla fine del film Moretti sceglie di inserire ‘Ritornerai’ di Lauzi. [23] Don Giulio sta celebrando il matrimonio di Cesare e alla fine della celebrazione parte la canzone di Lauzi. A questo punto in chiesa inizia un balletto tra gli invitati e don Giulio guarda felice questo momento. Il ruolo della famiglia è sempre trattato in maniera delicata da Moretti nei suoi film. Anche in questo film ci sono alcune scene di quotidianità sul tema della famiglia. Al minuto 6.26 c’è la prima scena con don Giulio a tavola con i suoi genitori. Siamo in un interno, primi piani sui protagonisti e la camera fa un campo/controcampo su chi parla. Rispetto ad ‘Ecce bombo’ (unico film uscito precedentemente con il quale si può fare un paragone) c’è un’inversione dei ruoli tra madre/padre. Anche in questo film Moretti è il vero capofamiglia che prende le redini dei discorsi all’interno della famiglia. Se in ‘Ecce bombo’ la madre era assente nei discorsi, o si limitava a qualche risposta lapidaria, qui è il padre che mangia ma non ascolta. Il suo unico problema è la quantità di torta (più piccola) che gli viene assegnata rispetto al figlio (più avanti capiremo che il padre è assente perché pensa all’amante). Don Giulio intanto fa un giro della casa e poi si ferma a guardare il padre che annaffia le piante. Il padre guardando il figlio gli chiede: “L’amore universale esisterà veramente? Cosa ne pensate voi preti?”. Il figlio risponde che “Noi preti pensiamo di sì, e anche io lo penso”. La precedenza del plurale in questa frase ci mostra come alcuni argomenti siano dogmi per la professione ed in seguito viene il pensiero del singolo. Un collegamento che mi viene in mente è la risposta che da Moretti a D’Alema in ‘Aprile’ quando dice: “D’Alema dì qualcosa di sinistra”. Anche in questa occasione, dove non c’è il pensiero del singolo, un pensiero della corrente può rispondere a domande a cui a volte non c’è una risposta. Il rapporto di don Giulio con la sorella invece è diverso da Apicella in ‘Ecce bombo’. Se in ‘Ecce bombo’ il fratello si sostituiva al padre nel ruolo dell’educatore, in questo film spesso c’è uno scontro fraterno sia verbale che fisico. Nell’approccio con le famiglie altrui don Giulio è simile ad Apicella in Bianca dove il suo parere dovrebbe essere un modello da seguire. In questo caso il parroco da delle direttive alla famiglia dell’ex parroco nei metodi educativi. Nella scena seguente troviamo alcune analogie con i film precedenti dove don Giulio ha atteggiamenti infantili. Nella prima scena il parroco si avvicina alla madre e la bacia. Lei lo accarezza e lui le dice “Non te ne approfittare” con un tono che ci ricorda Apicella in ‘Ecce bombo’ rivolto all’amica di sua sorella. Anche in quell’occasione Michele riprese l’amica dicendole “io do ancora un significato agli abbracci” facendo il paragone con le nuove generazioni che danno subito confidenza. Poi don Giulio per spostarsi nell’altra stanza fa una scivolata sul pavimento come il professor Apicella in ‘Bianca’. (altro gesto infantile). Ora è dal padre, lo fissa per distrarlo dalla lettura (come Michele faceva con il padre rovesciandogli la pattumiera sul tavolo). Il padre gli legge la poesia ‘Gli uomini vuoti’ di Thomas S. Eliot [24] (poesia recitata anche nel finale di ‘Apocalypse now’). Infine giocando con la pallina rossa (simbolo dell’infanzia) dice alla sorella: “mamma e papà invecchiano, e io non lo sopporto”. Questa presa di coscienza avviene spesso quando si esce dalla famiglia e si ritorna dopo anni. I genitori sono in pensione e purtroppo si stanno avvicinando alla morte. Se il bambino incoscientemente pensa che i genitori non moriranno mai, quando esce e rientra da adulto nel nucleo famigliare prende coscienza di questo fatto. Anche qui però Moretti dopo questa riflessione amara subito inserisce una canzone per alleggerire tutto, ovvero ‘Ritornerai’ di Lauzi. Il film prosegue e il padre di don Giulio dice al figlio del tradimento verso la madre. Da bravo codardo dice al figlio che deve essere lui a dirlo alla madre perché lui non ha il coraggio. Il parroco si rifiuta e allora il padre si giustifica dicendo che anche un suo amico anziano ha una compagna molto più giovane. Don Giulio allora lo insulta e prova pena per il padre. Don Giulio tornando a casa cerca un modo per dire alla madre del tradimento. La madre inizia a piangere e lui la rimprovera alzando la voce. Da queste due scene possiamo vedere come ci sia una reazione inversa da parte del parroco nei confronti dei genitori. Don Giulio doveva aggredire il padre e invece rimprovera la madre. Potremmo pensare che non aggredisce il padre perché si trova in chiesa. Invece non è questo il motivo perché più avanti don Giulio aggredirà il padre proprio un chiesa. Il film prosegue e al minuto 49.38 don Giulio è in biblioteca con la madre. Nel dialogo con il figlio vediamo come la madre del parroco perdoni il tradimento dando la colpa all’amante e non al marito (un motivo può essere la paura di stare da sola a quell’età). Nella scena seguente c’è don Giulio con la madre e la sorella seduti in cucina. Sarà l’ultima scena con la madre prima del suo suicidio. In questa scena la donna sembra aver perdonato il marito e sogna un riallacciamento nel rapporto. Verso la fine del film don Giulio incontra il padre in parrocchia e qui ha l’ultimo dialogo prima del suicidio della madre. In questa occasione don Giulio aggredisce il padre sia verbalmente che fisicamente in quanto il padre espone un dialogo surreale sul perdono che deve ricevere. L’ultima scena dove don Giulio è con la famiglia è al capezzale della madre morta suicida. Il parroco seduto su una sedia piangendo racconta alla madre episodi della sua infanzia e le ‘chiede’ se si ricorda di quegli episodi. Dopo averle raccontato l’episodio della pallina rossa il parroco esce in terrazzo con la sorella e vede una madre con due figli e uno di loro sta giocando con una pallina (anche questa rossa). Anche in questo film Moretti inserisce scene di aggressività verbale o fisica. Al minuto 29.07 c’è la prima scena riguardante questo argomento. Siamo in esterna, campo medio e la camera segue i protagonisti. Don Giulio sta parcheggiando la macchina e un’altra macchina parcheggia nel suo posto. Il parroco scende dalla macchina e inizia un diverbio tra i due parcheggiatori. Lo sconosciuto assieme ad altri suoi amici tentano di affogare il prete in una fontana vicino al parcheggio. (scena che ricorda Alex di ‘Arancia meccanica’ [25] che subisce la violenza da parte dei suoi ex amici drughi ora diventati poliziotti). In questo film maggiormente agli altri don Giulio è scontroso con le persone con cui si relaziona. Anche durante un seminario sulle coppie che si stanno per sposare manda via un uomo (il futuro regista Daniele Luchetti e qui aiuto-regista di Moretti) a causa di una battuta sul sesso. Un altro episodio di scontro con protagonista il parroco si svolge in tribunale. Don Giulio si trova in tribunale per testimoniare a favore di un suo amico (Vincenzo Salemme) e si scontra con il giudice (interpretato da Luigi Moretti, il padre di Nanni) invece di mantenere toni quieti. Dopo qualche scena serena con i genitori don Giulio si scontra ancora con il fidanzato della sorella e con la sorella stessa. Il motivo è la gravidanza non voluta dalla sorella e don Giulio è contrario all’aborto. Dopo questa aggressione nei confronti della sorella c’è un’escalation di scontri da parte di don Giulio nei confronti di altre persone. Sono in ordine: l’ex parroco, il padre, uno sconosciuto in libreria, Cesare (per tutto il film veramente) e un padre che chiede il battesimo al figlio. Altre due scene chiave sono quando don Giulio rompe il vetro della cucina con un pugno e quando sta per essere accoltellato fuori dal cinema. Il parroco tornando dopo anni nel suo paese natale cerca di sistemare le cose ma si scontra con il volere delle persone a lui care. E così discute anche sulle piccole cose: con l’ex parroco su come accogliere un ospite a cena (non in ciabatte), in libreria con uno sconosciuto sulla critica di uno scrittore e infine su un padre che chiede il battesimo del figlio. Riguardo Cesare per tutto l’arco del film don Giulio è scontroso nei suoi confronti perché non ci si può improvvisare ‘servi di Dio’ (infatti alla fine del film Cesare si sposa). Tornando alla scena del pugno sul vetro il motivo è il non completo perdono nei confronti della sorella. I due per il quieto vivere hanno fatto pace facendo colazione assieme ma don Giulio non accetta le decisioni della sorella quindi se la prende con un oggetto immateriale (il vetro) per non aggredire ancora fisicamente la sorella. L’ultimo episodio dove il parroco invece subisce una violenza (dopo il mancato parcheggio) è all’uscita di un cinema. Don Giulio vuole parlare con il suo amico Gianni ma quest’ultimo è minacciato da estranei perché Gianni è omosessuale. Gli aggressori pensano che il parroco sia un suo amico gay allora tentano l’omicidio. Vengono fermati dalla fermezza di don Giulio che recita loro il ‘Paradiso’ di Dante e allora gli aggressori si fermano.
Palombella rossa
Questo film essendo incentrato prevalentemente sullo sport eviterò di analizzare appunto la tematica ‘sport’ e mi concentrerò sulle altre famose manie di Moretti, ovvero ‘dolci’, ‘famiglia’, ecc. Come nei film precedenti, la prima tematica che analizzerò saranno i ‘dolci’. Dopo il ‘rapimento’ da parte dell’allenatore della squadra di pallanuoto, Michele Apicella (ultimo film per Moretti con il suo alter-ego) sta dormendo e sogna la sua infanzia. Siamo al minuto 4.18 e il bambino Michele sta mangiando un dolce al cioccolato. Michele è un Moretti in miniatura, con la camicia, bretelle e la passione per i dolci. Michele non vuole andare agli allenamenti di nuoto e la madre lo rincuora dicendogli che ci sono molti bambini della sua età e che si divertirà. Il film prosegue con il riscaldamento degli atleti e tra loro c’è Michele adulto. Mentre Michele sta camminando tra gli spalti della piscina viene sopraggiunto da due sconosciuti che gli parlano di politica. I due gli regalano un vassoio di dolci perché “conoscono la sua passione per i dolci”. Michele è spaesato in quanto ha perso la memoria e non si ricorda della sua attività di politico nella vita. Questo film è il più autobiografico di Moretti rispetto agli altri. Qui infatti ci sono le sue più grandi passioni: la pallanuoto e i dolci. Mentre Michele ed i suoi compagni si stanno preparando alla partita in acqua, passano dei cartelloni raffiguranti pubblicità di pasticcerie e altri dolci. Durante tutto il film Michele riceverà dei dolci da parte dei due sconosciuti amanti della politica. Dopo i pasticcini infatti consegneranno a Michele quattro torte (due al cioccolato, due alla frutta) esclamando: “Eccedi, i dolci, il loro sapore, sono una delle poche cose che ti piacciono. Allora esagera”. L’ultima scena dedicata ai dolci è al minuto 45.19. Michele bambino ruba ad un neonato suo vicino di casa lo stesso dolce che viene regalato a Michele adulto da due sconosciuti (torta al cioccolato). In realtà è un sogno di Michele bambino dove i genitori a seguito dell’ennesimo furto di dolci da parte del figlio decidono di costituire il figlio alla polizia per il reato. Il bambino allora si fa la valigia ed esce di casa. Qui però si accorge di indossare le pantofole (altra mania di Moretti, le scarpe) e allora urla alla madre: “No, le pantofole noo!” In questo film a differenza degli altri ci sono solo due canzoni (bisogna dire che il film dura di meno rispetto agli altri: 89 min.), ma queste canzoni sono importanti per lo svolgimento del film. La musica (come il cinema ed altre arti) è un momento di aggregazione durante il quale si ferma tutto il resto e non si pensa ad altro. Nel film infatti quando parte la canzone ‘I’m on fire’ di Springsteen [26] o quando c’è la scena chiave del ‘Dottor Živago’ la partita si interrompe e i giocatori corrono a vedere il film o a cantare. L’altra canzone che Moretti inserisce è ‘E ti vengo a cercare’ [27] sempre di Battiato. La canzone prima è cantata da Apicella politico durante il dibattito televisivo e successivamente da Michele durante il rigore decisivo nella partita di pallanuoto. Mentre canta la canzone nella piscina anche il pubblico la intona e anche questo è un momento di aggregazione per il protagonista. Il tema ‘famiglia’ in questo film non verrà analizzato in quanto già analizzato nel capitolo precedente sull’infanzia (in questo film infatti l’infanzia coincide con il rapporto di Michele con i genitori e con la figlia interpretata da Asia Argento). Riguardo al contatto fisico ed all’aggressività invece provvederò ad analizzare le scene. Al minuto 33.26 c’è la prima scena di aggressività di Michele nei confronti della giornalista. Michele le sta parlando malinconicamente della sua infanzia e senza un motivo prende con forza il suo braccio e glielo stringe. Il motivo forse può essere la presa di coscienza da parte di Michele del fatto che quel periodo non tornerà mai più. In questo modo sfoga il suo disappunto sulla povera giornalista. Michele lo dice apertamente: “non ho nostalgia del ventre materno e tutte quelle cose lì (alludendo al complesso di Edipo)” ma vorrebbe solo rivivere quei momenti di innocente gioventù. Dopo questo episodio con la giornalista Michele si scontra anche con un cattolico (Dc) sconosciuto. Michele sta stemperando la tensione sulle gradinate dello stadio camminando avanti e indietro e questo sconosciuto gli dice come siano simili le idee cristiane a quelle di sinistra del politico Apicella. Michele continua a spingerlo e arriva anche a buttarlo per terra. La scena seguente è la più famosa del film: la giornalista parla con frasi fatte tipiche del mondo giornalistico e Michele le tira due sberle esclamando ‘Ma come parla?’. Subito dopo aver avuto uno scontro fisico con la giornalista, Michele da un pugno anche ad un avversario in acqua. Il motivo non è un insulto da parte dell’avversario ma la frase “non è uno sport per signorine”. Subito dopo infatti Michele va dall’arbitro e dice: “l’ho aggredito perché è una frase che sento da trentanni, non è uno sport per signorine”. Durante le riprese di questa scena Moretti si ruppe veramente il mignolo della mano destra in quanto fece più volte la scena ed i pugni erano veri. Al minuto 59.37 Michele spinge ancora via il cattolico che tenta di coinvolgerlo nella conversione da comunista a democratico. Con lui c’è il ‘guru’ cattolico (il regista Raúl Ruiz) che spiega a Michele alcuni concetti teologici. Michele ascolta il guru e si tuffa in acqua convinto da queste teorie. Verso la fine ci sono le ultime due scene dove Michele è scontroso con gli altri. Nella prima c’è un autocelebrazione da parte di Moretti. Infatti Michele dice al suo avversario “e non hai pietà tu di me” come il professore in ‘Bianca’ diceva al suo alunno durante un esercizio di matematica alla lavagna. Nell’ultima scena dedicata a questo tema vediamo il richiamo all’infanzia da parte di Michele (come nel finale de ‘La messa è finita’). Se nel precedente film Michele rimpiangeva le nugatine, qui in una corsa finale disperata rimpiange i “pomeriggi di maggio, le merendine al cioccolato, ecc”. E alla fine nell’urlo liberatorio ‘mamma!’ vediamo una richiesta d’aiuto, dove la mamma ci aiuta sempre nei problemi.
Caro diario
Figura 7 - Caro diario - Foto di scena
Caro diario si differenzia dai film precedenti di Moretti nell’approccio ai contenuti. Se nei film precedenti c’erano le manie di Moretti, in questo film c’è più ‘amore’ nei contenuti. Alcune cause di questa scelta possono essere: 1) film che si avvicina al documentario e si allontana dalla fiction, 2) presa di coscienza di Moretti al valore della vita e alle cose 3) diverso approccio alla musica come colonna sonora del film e non come riempitivo (come già in ‘Bianca’ dove avevamo notato un maggior interesse alla sceneggiatura), 4) allontanamento definitivo dall’alter-ego ‘Apicella’. Questa volta ci troviamo di fronte ad un racconto snodato nelle diverse scene e non viceversa. Non abbiamo piccoli sketch di Moretti con altri comprimari ma un vero e proprio racconto. Questa scelta funziona perché non annoia lo spettatore. Un esempio di cultura ‘bassa’ che posso citare è la differenza tra i primi ‘cinepanettoni’ e gli ultimi. ‘Sapore di mare’ [28] o ‘Vacanze di Natale’ [29] hanno il pregio di avere piccoli sketch con molti attori comprimari. Nelle ultime produzioni invece abbiamo scene comiche lunghe con pochi attori protagonisti e lo spettatore si stufa e non ride. I cinque grandi temi di questo capitolo in questo film vengono solo accennati perché fanno spazio al racconto del panorama o alla malattia di Moretti. Comunque esporrò le tematiche fedeli a Moretti (anche se in poca quantità). Al minuto 28.40 c’è l’unica scena di Moretti dedicata ai ‘dolci’. Siamo nell’episodio ‘Isole’ e Moretti è in un bar. Nanni chiede un’aranciata e un panino ma il suo sguardo si ferma lentamente sui dolci esposti in vetrina. In seguito è distratto dalla tv del bar che sta trasmettendo ‘Anna’ di Lattuada [30] dove la Mangano balla. Moretti allora mima felicemente i gesti dell’attrice (ricordandoci la sua passione per la danza che ci ha già esposto nel capitolo precedente ‘In vespa’). Riguardo all’oggetto ludico ‘palla’ Moretti dedica una sola scena a metà film. Siamo ancora nell’episodio ‘Isole’ e Nanni è in un campo da calcio con in mano degli appunti di un film. Ad un certo punto si accerta che nessuno lo guardi ed inizia a palleggiare. Mentre palleggia in sottofondo parte un tema di Nicola Piovani (autore della colonna sonora del film). Un ulteriore collegamento infantile di Moretti che possiamo vedere in questo film è quando è in casa di una famiglia dell’isola di Salina. Qui è sdraiato per terra e come un bambino attacca le figurine su un album. Oltre a Nanni notiamo anche nell’amico un atteggiamento infantile quando si avvicina alla tv perché vuole sentire a tutti i costi la trasmissione invece di partecipare al dialogo familiare. L’amico di Moretti è uno studioso dell’‘Ulisse’ e da anni rifiuta il mezzo televisivo. Un giorno mentre si sta spostando con Nanni nel traghetto viene distratto dalla tv allora da quel giorno diventa un teledipendente. Come ho già detto prima Moretti in questo film per la prima volta sceglie di far comporre una colonna sonora ad hoc per il film. Chiama Wim Mertens, un musicista belga. Il musicista accetta e compone le musiche. Moretti in seguito andrà in un hotel a Bruxelles con il suo socio Barbagallo per ascoltare le sinfonie. Dopo aver ascoltato le sinfonie pensa che non siano adatte per il film. Per la prima volta nella sua filmografia ‘Caro diario’ ha una data di uscita nelle sale cinematografiche quindi c’è poco tempo per trovare un compositore. Chiama Nicola Piovani (con il quale aveva già lavorato in passato) che accetta l’incarico e farà un lavoro notevole. La musica di Piovani verrà utilizzata per l’episodio ‘Isole’. Per le ‘cartoline’ di Roma Moretti usa canzoni di cantanti africani [31] e alla fine usa ‘Inevitabilmente’ di Fiorella Mannoia [32] per darci il lieto fine alla sua (vera) storia. In questo film (dopo la pausa di ‘Palombella’) torna la famosa scena del ‘ballo corale’. Siamo al minuto 10.10 e nel suo giro in Vespa Moretti entra in una piazza dove c’è un concerto di una band latino-americana. Vediamo la gente che balla e Nanni prenderà il microfono e canterà anche lui con il cantante. Se un altro regista famoso (Pupi Avati) ha molta cura per le canzoni utilizzate nei propri film, anche Moretti ci ha sempre mostrato la sua passione per la danza. E qui ce la mostra con un dialogo con l’attrice di ‘Flashdance’ Jennifer Beals. L’attrice è in compagnia del suo vero marito Alexandre Rockwell e Moretti dopo un dialogo sulla bellezza della danza, si perde nelle scarpe della Beals (altra sua famosa mania). Riguardo al quarto tema da analizzare, ovvero la ‘Famiglia’ l’episodio più interessante è quello di mezzo, ovvero ‘Isole’. Qui i figli (anche se piccoli) sono i veri capofamiglia del nucleo familiare. Ci sono due famiglie con le quali Moretti è a contatto. Nella prima vediamo un rapporto di esaltazione del figlio, come l’ex parroco in ‘La messa è finita’ verso il figlio. Moretti anche qui non da importanza alla famiglia e piuttosto attacca le figurine (come ho già citato prima). Nella seconda famiglia invece i genitori non fanno un secondo figlio perché il loro primogenito è contrario a questa scelta. L’isola invece in generale è dominata dai bambini che si impossessano del telefono e chiedono a chi chiama di mimare i versi degli animali impossibilitando così la comunicazione. A differenza dei film precedenti Moretti in questo film non si scontra fisicamente con le persone ma solo verbalmente. La prime due ‘vittime’ sono due sconosciuti che Moretti incontra nel suo giro in Vespa. Al primo (fermo al semaforo) spiega il concetto di ‘minoranza’ preferito a quello di ‘maggioranza’, ma lo sconosciuto lo ascolta fino all’arrivo del verde e poi se ne va. La seconda ‘vittima’ è uno sconosciuto al quale fa un rimprovero sulla scelta di abitare a Casal Palocco, quando negli anni ’60 Roma era al suo massimo splendore. Casal Palocco è una zona residenziale di Roma costruita a tavolino, paragonabile alla ‘Milano due’ [33] del Nord. Da qui il rimprovero di Moretti, dove chi ci abita preferisce una vita suburbana fatta di “pantofole, film in videocassetta e pizze in contenitori di cartone” rispetto alla vita culturale di Roma capitale. L’ultima vittima è un critico cinematografico che aveva fatto una buona recensione ad un film orrendo secondo Moretti. Il critico è interpretato dall’attore Carlo Mazzacurati (spesso aiuto-regista di Moretti). Moretti va a casa del critico e gli legge la sua recensione positiva. Il critico piange e si rifiuta di sentire la sua recensione.
Aprile
Figura 8 - Aprile - Foto di scena
Se ‘Palombella rossa’ era il film sullo sport, ‘Aprile’ è il film su un altro tema da me analizzato in questo capitolo: la famiglia. I riferimenti ai ‘dolci’ e lo ‘sport’ in questo film sono assenti (anche se il progetto irrealizzato sul film sul pasticcere si collega ai ‘dolci’). Riguardo alla ‘musica’ Moretti continua il suo percorso iniziato con ‘Caro diario’. Le musiche più importanti sono quelle create da Ludovico Einaudi. Completano la colonna sonora canzoni sudamericane [34] e ‘Ragazzo fortunato’ di Jovanotti. Essendo anche questo un film ‘on the road’ Moretti sceglie di usare le sinfonie di Einaudi in scene di riflessione del protagonista. Quando invece arriva l’evento della nascita del figlio inserisce canzoni sudamericane che rappresentano la felicità. Il film si chiude con un leitmotiv di Moretti: il ‘balletto’ del pasticciere che ci ricorda il finale de ‘La messa è finita’, ovvero un finale gioioso. Un altro ballo presente è la scena dove Moretti balla con il figlio ‘Ragazzo fortunato’ di Jovanotti con in mano la radio. Nella maggior parte dei suoi film è presente Luigi Moretti (padre di Nanni), in questo film per la prima (e unica) volta invece appare la madre di Nanni, Agata Apicella. Con lei ci saranno tre scene importanti del film. La prima è in apertura, dove commenta con lei la vittoria del primo Governo Berlusconi e la non reazione da parte della fazione di Sinistra. Nella seconda scena, minuto 19.56, è presente sia la madre di Nanni che la suocera. C’è una ‘gara’ tra chi ha portato più vestiti per il figlio che deve nascere. Moretti vista l’indifferenza della moglie nei confronti dei vestiti della suocera, alza il tono della voce e inizia a tirar fuori gli abiti dalla scatola. Si sofferma poi sulla varietà di scarpe per il figlio, da quelle più comode a quelle per lo sport ecc. (solita mania di Nanni che vediamo anche in ‘Bianca’ e in ‘La stanza del figlio’). Nell’ultima scena con la madre (che ho già analizzato nel capitolo precedente) Moretti chiede alla madre delucidazioni sull’allattamento che ha ricevuto quand’era bambino. Qui notiamo la differenza di reazione tra una generazione pre e post psicologi. In una scena del film vediamo come Moretti e la moglie lascino piangere il figlio come ha detto la psicologa perché si ‘deve sfogare’ (dopo un minuto però corrono dal figlio). La madre di Moretti invece quando andava a lavoro e lasciava il figlio a casa da solo capitava che il piccolo piangeva per ore. Moretti rimane scandalizzato quando la madre gli racconta questo episodio e pensa che possa avere influito nella sua crescita. La differenza che notiamo è il pianto che in entrambi i casi è presente. Il fatto che Moretti e compagna sono presenti in casa e invece la madre di Moretti non cambia le cose. In questo Nanni vede il fatto come non ordinario ma in realtà è uguale, cambia la mancanza della psicologa nella vita della madre di Moretti. Riguardo all’ultimo tema, ovvero ‘Contatto fisico’ notiamo come in questo film sia assente un’aggressione di Moretti nei confronti degli altri attori. Ha solo uno scontro verbale con il suo amico regista Luchetti. Questo litigio però è voluto ‘a tavolino’ da Moretti in quanto a seguito di un dibattito televisivo tra Berlusconi e D’Alema, quest’ultimo non reagisce alle provocazioni di Berlusconi. Moretti allora non potendo interagire con la televisione (e mi viene in mente l’articolo di Pasolini sul ‘Corriere della sera’ del 9/12/1973 dove paragonava la tv al fascismo) [35] decide che deve sfogarsi con qualcuno. La vittima è allora Luchetti, che quella sera deve girare uno spot televisivo. Moretti va sul posto e inizia a deridere Luchetti che si ‘svende’ per la pubblicità a sfavore del cinema. Luchetti però subito gli ricorda che sono anni che Moretti non fa un film, e allora lui non reagisce. Questo è l’unico scontro che Moretti ha. Per il resto del film poi deriderà altre persone (come in ‘Io sono un autarchico’), ma non direttamente. I suoi bersagli preferiti sono sempre attori, registi e politici. La sensazione che abbiamo durante la visione del film è di un eterna distrazione e confusione di Moretti sui progetti da realizzare. Vorrebbe fare il musical sul pasticciere ma non si sente all’altezza, poi decide di fare il documentario sull’Italia ma non ha voglia. In suo aiuto ci sono i collaboratori ma Moretti con loro è distratto su avvenimenti insignificanti come le progettazioni di Giugiaro.
Note bibliografiche:
[1] Taylor, James, Mud Slide Slim and the Blue Horizon, Warner Music Group, USA,
1971
[2] Lyne, Adrian, Flashdance, Paramount Pictures, USA, 1983
[3] http://www.ateneonline-aol.it/postmoderno24.html
[4] Paoli, Gino, Amare per vivere, Durium, Italia, 1972
[5] Adamo, Salvatore, Non mi tenere il broncio/Lei, La voce del padrone, Italia, 1965
[6] Battisti, Lucio, Emozioni, Dischi Ricordi, Italia, 1970
[7] Siegel, Don, Taglio di diamanti, Paramount Pictures, USA, 1980
[8] Mazzini, Mina, …bugiardo più che mai… più incosciente che mai…, PDU, Italia,
1969
[9] http://www.rudimathematici.com/archivio/119.pdf (pg. 4)
[10] Zero, Renato, Trapezio, RCA Italiana, Italia, 1975
[11] http://www.youtube.com/watch?v=q4B95f2Mo1c
[12] Tarantino, Quentin, Pulp fiction, Miramax Films, USA, 1994
[13] Clucher, E.B., Nati con la camicia, El Pico S.A., Italia/USA, 1983
[14] De André, Fabrizio, Volume I, Bluebell Records, Italia, 1967
[15] http://it.wikipedia.org/wiki/Pubblicit%C3%A0_televisiva
[16] http://it.wikipedia.org/wiki/Musica_leggera
[17] Paoli, Gino, Gino Paoli, Dischi Ricordi, Italia, 1961
[18] Battiato, Franco, L’arca di Noè, EMI Italiana, Italia, 1982
[19] Battisti, Lucio, Lucio Battisti Vol. 2, Dischi Ricordi, Italia, 1970
[20] Caselli, Caterina, Insieme a te non ci sto più, CGD, Italia, 1968
[21] Bertè, Loredana, Normale o super, CGD, Italia, 1976
[22] Battiato, Franco, Mondi lontanissimi, Emi Italiana, Italia, 1985
[23] Lauzi, Bruno, Ritornerai/Fa’ come ti pare, Galleria del corso, Italia, 1963
[24] Eliot, Thomas Stearns, Poesie, (trad. it. di Sanesi, Roberto), Bompiani, Milano,
2000
[25] Kubrick, Stanley, Arancia meccanica, Warner Bros., UK/USA, 1971
[26] Springsteen, Bruce, Born in the U.S.A., Columbia Records, USA, 1984
[27] Battiato, Franco, Fisiognomica, EMI, Italia, 1988
[28] Vanzina, Carlo, Sapore di mare, International Dean Film, Italia, 1983
[29] Vanzina, Carlo, Vacanze di Natale, Filmauro, Italia, 1983
[30] Lattuada, Alberto, Anna, Carlo Ponti Cinematografica, Italia, 1951
[31] http://www.imdb.com/title/tt0109382/soundtrack
[32] Mannoia, Fiorella, I treni a vapore, Epic Records, Italia, 1992
[33] http://it.wikipedia.org/wiki/Milano_Due
[34] http://web.tiscali.it/cinemamore/m5.html
[35] http://www.filosofico.net/Antologia_file/AntologiaP/Pasolini_01.htm
4. CONCLUSIONI
In questo lavoro ci siamo proposti di analizzare la visione che ha Nanni Moretti nei confronti dell’infanzia. Ho scelto di trattare questo argomento nella filmografia di Moretti in quanto è uno dei temi meno analizzati sul regista trentino. Prima di questo lavoro la mia passione per il regista si riversava solo su due film di Moretti: Ecce bombo e Bianca. Attraverso questo lavoro invece ora ho una visione più totale sulla prima parte della sua filmografia. Ho impostato questa presentazione non in ordine cronologico dei film girati dal regista ma in base al tema e al crescendo di spazio che l’infanzia ha nei suoi film. Nel primo film (Ecce bombo) ci sono solo due scene che hanno come riferimento l’infanzia. In questo film Moretti nei confronti dell’infanzia ha il ruolo dell’’orco cattivo’ in quanto in una scena buca il pallone a dei bambini che stanno giocando in spiaggia. Nel secondo episodio del secondo film da me analizzato (Caro diario) i bambini sono i ‘capi’ dell’isola e si appropriano dei mezzi di comunicazione (soprattutto il telefono, mezzo molto caro al regista, anche se è un mezzo ‘freddo’). Nel terzo film (Io sono un autarchico) Michele è padre di un bambino, Andrea. In questo film i ruoli sono invertiti in quanto Michele (alter-ego di Moretti) è un Peter-Pan che non vuole crescere ed è un cattivo attore (character). Andrea al contrario si rivela un bambino dall’animo puro e recita (jouer) solo perché glielo chiede il padre. Nel quarto film (Sogni d’oro) inizia ad emergere seriamente il tema da me trattato in questa tesi. I bambini nel film infatti sono preconfezionati, non spontanei. Tema che verrà ripreso anche nel successivo Bianca (1984) dove il fratellino di un’alunna del Prof. Apicella è una copia, un doppione di Michele. Nel sesto film (Palombella rossa), l’immagine che riassume bene l’infanzia è la ‘pallina rossa’. Questa è una scena chiave del film in quanto a seguito del suicidio della madre di don Giulio, il prete cerca di ricordare con la madre la sua infanzia felice. In questo soliloquio il prete è arrabbiato con la madre e nella frase ‘E ora chi ci pensa a me’ racchiude tutto il pensiero di Moretti. Con quella domanda retorica Moretti ci mette di fronte ad un tema importantissimo nella nostra vita: anche quando siamo adulti saremo sempre dei figli. E come figli avremo sempre bisogno di un consiglio da parte dei nostri genitori. Non importa se siamo persone di successo o a nostra volta padri. Saremo sempre figli per i nostri genitori. Nel penultimo film che ho analizzato (Palombella rossa) ci sono dei flashback sull’infanzia del protagonista. Nel flashback più importante Michele ha nostalgia della sua infanzia, anche dei momenti che da piccolo riteneva più noiosi. Alla fine del film poi c’è una corsa lungo la piscina dove Michele urla: “non torneranno più le merendine di una volta, mammaaa” richiamando la scena che ho analizzato precedentemente del dialogo immaginario tra don Giulio e la madre suicida. Nell’ultimo film che ho analizzato (Aprile) Moretti interpreta se stesso. Anche in questo film c’è una scena dove Moretti fa autoanalisi. Il regista è diventato padre e dice a se stesso: “Nanni diventando padre deve crescere (con tono serioso). Dopo qualche istante poi sorridendo afferma: ma perché?” Con questa domanda Moretti ci pone di fronte ad un’altra analisi: anche diventando padri noi conserviamo lo stesso i ruoli che abbiamo nella nostra vita: Nanni è figlio, padre, regista, marito, amico, concorrente (degli altri registi) ecc. Nanni come noi è un’insieme di ‘maschere’, e quindi anche ‘Peter-Pan’, la nascita del figlio è un aggiunta alla sua personalità, non deve escludere gli altri ruoli.
Abstract
With this thesis I propose to analyze the childhood in the first part of the Filmography of the Director Nanni Moretti. I chose the theme of childhood as it is a theme recently developed over the years by critics in the Filmography of the Director. It is also a subject that fails to explain the choice of Director of double in his alter-ego Michele Apicella and motivation that drove the Director to close the path of Abdulwahab with ' red ' 1989 Palombella. I could not put in his two first short films (' the defeat ' and ' Pâté de bourgeois ') and the medium-length film ' how to talk brother? ' because they are not available (Moretti saves you privately and see them not as they are ' exercises in style of a young director). However I managed to trace a path of investigation of his vision of childhood from his first feature film ' I am un autarchico ' of 1976 until April of 1998. I have not analyzed about his later work because ' the son's room ' in then in my opinion it opens a second Director's vision and there are traces of childhood in these films (aside from a few scenes ne ' Il caimano ' and a joke to the Pope on childhood in ' Habemus papam '). Nanni Moretti's over the years has been repeatedly analyzed his approach towards his delusions (or constant) present in his films: sweets, attention to language, shoes, dancing etc. In this analysis, however I will try to put his relationship with their delusions, outlining a common thread that tries to give meaning to his choices through childhood. In my discussion, after a first half where there will be an introduction to the film, a second part where there will be an analysis of scenes; in the last part there will be a ' trait d'union ' that will clarify my point of departure. The two words (or names) who manage well to summarize the path of Man are: ' nostalgia ' (and melancholy) and ' Peter Pan ' or ' child ' that rests on both the Director and maybe in all of us. In addition to the cycles of life ending and there are imposed without our will by the company (canonical five years of elementary school, three of the lower secondary school, etc.) there are the cycles of life ending (or beginning) as a result of our choices: end of a job, marriage, birth of a child. This Man clearly was able to trace a path acceptable: when his son Peter was born in April ', the film director Moretti would dedicate himself to musical on Trotskyist pastry chef, but the company (and therefore not Moretti) ' calls ' a documentary about the Italian political situation. In addition to film director Moretti then there is man Man, who would like to devote himself entirely to the father, but can't because there's work (and thus the external world) who calls. In this movie, and above all in the background, we can find meeting points with our lives, where the choices of others may have impacted on our will. Finally there is the nostalgia and the ' child ' who lives in Moretti, who would like to return to origin, when everything was simpler and playing ball (item I in treatment) or ate "snacks that will not more".
Nessun commento:
Posta un commento