sabato 30 novembre 2013

L'infanzia nel cinema di Nanni Moretti 2

2. ANALISI DEI FILM


Nei primi due film di Nanni Moretti (‘Io sono un autarchico’,1976 [1] ed ‘Ecce bombo’, 1978 [2]) la figura del bambino è rappresentata dal giovane attore Andrea Pozzi [3]. Moretti all’inizio del suo percorso cinematografico interpreterà il personaggio di Michele Apicella (cognome della sua vera madre, Agata [4]). Oltre al rapporto Moretti-Apicella è interessante nelle prime opere di Moretti il rapporto Apicella-infanzia.

2.1. Io sono un autarchico

Nel suo esordio ‘Io sono un autarchico’ Michele è un giovane padre che si ritrova a crescere un figlio. Come professione Michele fa l’attore teatrale grazie al suo amico Fabio Ghezzi (interpretato dall’attore Fabio Traversa [5], compagno di banco di Moretti a scuola con il quale collaborerà anche in seguito). Sia in ‘Io sono un autarchico’ che nelle poche scene di ‘Ecce bombo’ Moretti nei confronti dei bambini ha un atteggiamento da ‘bullo’. Moretti-Apicella  fa i dispetti ai bambini come un eterno Peter Pan che non vuole (o forse ha paura) di crescere. All’inizio di ‘Io sono un autarchico’ Michele si sta separando dalla compagna (l’attrice Simona Frosi [6] che sarà presente anche nel successivo ‘Ecce bombo’ nella parte della ex fidanzata). In queste situazioni lo spettatore si aspetta che il padre vada dal figlio piccolo e trovi le parole giuste per dirgli che i genitori si stanno separando. Questa delicata situazione la ritroviamo in uno degli ultimi film di Moretti, ‘Il caimano’ [7] dove il protagonista ci impiegherà molto tempo per trovare il coraggio e le parole giuste da dire ai figli. In ‘Io sono un autarchico’ invece Moretti spiazza tutti e va dal figlio e come un compagno di giochi gli dice “Andrea, senti adesso, quando andiamo di là, quando io tossisco, tu fai mmh (verso con la bocca tipico dei bambini quando stanno per piangere). Capito? Prova un po’!” (e intanto il figlio Andrea prova la parte come un attore). Siamo al minuto 3:48 e la scena si svolge dopo cena in un interno [8] (a casa di Michele). Abbiamo un primissimo piano sul gioco con cui sta giocando il piccolo Andrea. Moretti per mostrarci il bambino fa una zoomata all’indietro e verso l’alto lentamente e ora riusciamo a vedere Andrea per la prima volta nel film. Dobbiamo ricordarci che il film è stato girato con un Super 8, in presa diretta e questo si nota in quanto notiamo un piccolo tremolio quando la camera ci mostra Andrea. Oggi quando dal piccolo particolare si passa al soggetto intero siamo abituati ad una lenta carrellata all’indietro. Moretti avendo pochi fondi a disposizione e dovendo girare in Super 8 sceglie appunto questa (tremolante) zoomata. Anche il cast è formato da amici che Moretti ha dovuto ‘reclutare’ durante il loro tempo libero in quanto nella vita facevano tutt’altro (studenti, insegnanti, disoccupati). Dopo la visione del film molti critici dissero al regista che si vedeva che si divertivano durante le riprese. Moretti smentirà tutto in un’intervista in quanto a causa del tempo limitato del cast appunto nelle riprese non c’era la serenità tipica di un film normale. Quando invece Michele sta parlando al figlio Moretti nel riprendersi è troppo a destra nello schermo però fortunatamente ha la giusta distanza tra la testa e il bordo dell’inquadratura. Nella scena precedente Moretti invece aveva troppa “aria in testa” ovvero c’era troppo spazio tra la testa e il bordo superiore dell’inquadratura. La caratteristica principale dei primi due film di Moretti è la scelta di mantenere spesso la camera fissa e fare pochi movimenti di macchina. È il soggetto a spostarsi all’interno della scena. Un recente esempio opposto alla scelta di Moretti lo troviamo nel film ‘Carnage’ [9] di Polanski dove certamente gli attori si muovono ma si nota l’abilità del regista nel muovere la macchina durante le scene. Moretti ora si avvicina al figlio per insegnargli la parte da recitare e tutta questa scena è girata con la camera fissa. Nella scena seguente Michele in presenza della compagna tossisce e il figlio Andrea fa il verso con la bocca come da copione. Successivamente Michele come da perfetta commedia napoletana si inginocchia dalla compagna Silvia e piange cercando di farla rimanere. La moglie se ne va e il piccolo Andrea incredulo guarda il padre e gli urla “Ooh” invitandolo a smettere in quanto è poco credibile nella sua sceneggiata. Questo episodio ci mostra come in realtà i bambini capiscono tutto subito sia nella finzione che nella realtà dell’evento. Il piccolo Andrea accetta di recitare per il padre entro un certo limite. Limite superato dal padre Michele che risulta ridicolo quando si strugge per l’abbandono della moglie. Anche per questa scena Moretti per farci vedere tutti e tre i soggetti contemporaneamente sposta lentamente la macchina verso l’alto e ci mostra Andrea, poi la madre e infine Michele che sta bevendo l’acqua. Primo piano su Andrea, poi su Michele (che qui torna ad avere troppa “aria in testa”) che enuncia la famosa frase “Andrea, la mamma se ne va”. Controcampo su Andrea, poi sulla madre (che non accenna reazione) poi ancora su Andrea che ripete il gesto e infine ancora Michele. Ora camera fissa sulla madre, Michele che si inginocchia per fare la sceneggiata, primo piano su Michele e poi su Andrea che lo rimprovera. Queste due scene insieme formano un mini-blocco delle scene più lunghe dedicate al figlio da parte di Moretti. Un’altra scena lunga sarà quella finale dove Michele “consegna” definitivamente il figlio alla moglie nei pressi di Castel S. Angelo. A questo punto del film inizia la vera convivenza tra Michele e il figlio Andrea. Al minuto 6.35 troviamo Michele che fa colazione col figlio. Sentiamo i pensieri di Michele: “Ma perché ho questo netto istinto di strozzarti?”. Se prima c’era Michele che era un amico/compagno di giochi del figlio Andrea ora nella routine quotidiana Michele vuole liberarsi dal figlio. La scena sopracitata si svolge in un interno giorno. Anche qui notiamo degli errori da parte dell’esordiente Moretti regista. Solito errore dell’“aria in testa” e Michele a sinistra ha il corpo in parte tagliato. Il figlio Andrea a destra invece ha troppo spazio vuoto a destra e in alto. Nella primo piano dove sentiamo i pensieri di Michele abbiamo il solito errore di spazi dell’inquadratura. Successivamente Michele porta il figlio a scuola. Prima questo gesto forse era compiuto dalla moglie e ora diventa un obbligo per Michele. Questo obbligo (fare la colazione al figlio, portarlo a scuola) inizia a non piacere a Michele e per questo abbiamo dei sentimenti di rifiuto. Questa scena si svolge in un esterno giorno e abbiamo un’inquadratura dall’alto. Michele sta attraversando la strada e sta portando il figlio a scuola. L’impressione che abbiamo guardando la scena è come se stessimo spiando la routine di Michele da una finestra in stile Hitchock (o come il prof. Apicella nel successivo ‘Bianca’). Dopo questo episodio di rifiuto del figlio abbiamo una scena di quotidianità tra Michele ed il figlio dove Andrea mangia i biscotti e il padre ne mangia uno con lui. Poi Michele si alza perché squilla il telefono e fa cadere inavvertitamente i biscotti al figlio. La scena si svolge in un interno, la camera è fissa e l’arco temporale dovrebbe essere dopo cena. Andrea mangia e Michele si muove nella scena alzandosi dal letto. Il film prosegue e al minuto 16.37 abbiamo Andrea che non riesce a dormire e allora gioca a carte. Nel soggiorno abbiamo Michele che ospita i suoi colleghi attori per  la prima riunione sullo spettacolo teatrale che si svolgerà. Michele si annoia e va a vedere se il figlio dorme. Andrea non dorme e allora il padre gli dice che se non dorme chiama la vecchia e lo scimmione. Il figlio non lo ascolta allora Michele gli dice con un accento partenopeo (in stile Loren anni ’60) che chiama anche il negro. “Quanto è bruutto il negro, quanto è bruutto” dice Michele raddoppiando la u. Andrea dal letto tira fuori un martello e dice di no. Tutta la scena si svolge in un interno di sera, la macchina è fissa. Anche qui notiamo gli errori negli spazi. Moretti inquadra tutto il letto del figlio e si “auto-taglia” dalla scena dove invece è lui la parte importante e dovremmo vederlo meglio inquadrato in scena. Successivamente Michele invece di tornare in salotto dai colleghi resta a giocare a carte col figlio sul letto. Anche per questa scena la camera è fissa e Moretti inquadra troppo in alto-dx, ovvero uno spazio inutile in quanto i protagonisti sono verso il basso-sx. Michele durante il film nonostante il rifiuto iniziale dimostra l’attaccamento al figlio e lo porta sempre con sé in giro (o forse perché i nonni del bambino non possono prendersene cura. I nonni infatti non vengono accennati, c’è solo una scena dove Moretti chiama il padre per l’assegno mensile di mantenimento). Al minuto 41.29 al teatro si stanno svolgendo le prove per lo spettacolo. Gli attori vanno uno contro l’altro e Moretti in questo incastro fisico sceglie di usare il suono onomatopeico tipico dei fumetti, “Bang”. In questa scena il figlio Andrea ha un bastone in mano e tira bastonate al regista Fabio. Fabio lo rimprovera e Michele a sua volta dice a Fabio: “E lascia stare mio figlio”. Questa frase ci ricorda il successivo “Lascia stare mia sorella” pronunciato da Moretti in ‘Ecce bombo’ rivolto alla madre quando rimprovera la figlia e quindi sorella di Michele. Questa scena è girata all’interno del teatro di posa, macchina come sempre fissa. I soggetti sono decentrati verso destra e abbiamo il solito problema dell’“aria in testa”. Poi Moretti inquadra il figlio per far vedere bene che tira le bastonate all’amico Fabio. Qui abbiamo un mezzobusto corretto del figlio ma troppo spazio in testa. Poi torniamo alla figura intera dei tre protagonisti dove Fabio rimprovera il piccolo Andrea e qui finalmente abbiamo tutto corretto nello spazio dell’inquadratura. La storia intanto prosegue e al minuto 48.29 Andrea chiede a Fabio quando arriva il padre. Intanto Fabio e gli altri attori rovistano nella biblioteca di Michele dove trovano riviste erotiche. Riviste erotiche dove scrivono intellettuali di sinistra (tema che sta a cuore di Moretti, che infatti ripeterà in ‘Aprile’ del 1998). Nel suo pensiero Moretti preferisce la pornografia all’erotismo d’autore e cita Laura Antonelli come esempio di donna scoperta tardi dal ‘grande pubblico’ e dalla critica. In questo Moretti critica l’intellettuale medio in quanto se un’attrice prima ha fatto film erotici e ora fa film d’autore ora i nudi diventano arte. Anche in questa scena la camera è fissa e siamo in un interno giorno. Le inquadrature sono essenzialmente corrette ma i protagonisti sono un po’ “schiacciati” in quanto abbiamo un rapporto di 4:3 [10] rispetto alla nostra abitudine dei 16:9. Il film di Moretti (un Super8) è stato ristampato in 16mm ma in questa scena notiamo fortemente il rapporto 4:3. Le prove proseguono e Michele continua a portarsi il figlio con sé a teatro. Al minuto 50.17 infatti Andrea suona con un piatto della batteria con un attore. Moretti prima fa inquadratura generale ai protagonisti e poi un primo piano su Andrea che suona. Nella prima inquadratura abbiamo troppa “aria in testa” agli attori e il senso di “schiacciamento” che trovavamo prima. Siccome un attore suona un violoncello Moretti lo inquadra tutto quando invece avrebbe dovuto tagliare la parte superiore e lasciare quindi meno spazio sulla testa dei protagonisti. Nel primo piano ad Andrea che suona invece le inquadrature sono giuste. Successivamente abbiamo una scena tenera dove Michele fa dormire nella sua stanza il figlio Andrea. Prima di coricarsi i due si strofinano i piedi per terra perché così poi sentono più caldo con la borsa dell’acqua calda. A letto poi il figlio Andrea dice le preghiere e Michele non vede l’ora che finisca questo momento. Nelle preghiere Andrea chiede a Gesù di benedire il papà, la mamma e zio Rinaldo. Michele gli chiede chi sia questo zio Rinaldo e anche qui capiamo come Michele sia al di fuori dal contesto familiare e invece suo figlio conosca i parenti della madre. Siamo in un interno sera, la macchina è fissa e Moretti inquadra i suoi piedi e quelli del figlio che si strofinano per terra. In questa scena non abbiamo errori. Successivamente Moretti ci inquadra totalmente la stanza. In questa scena maggiormente alle altre la macchina è messa malissimo infatti è inquadrata di più la porta-finestra rispetto alle persone fisiche ed è messa troppo indietro. Poi Moretti fa un primo piano su Andrea che dice le preghiere. Poi si inquadra e qui Michele ha troppa “aria in testa”. Da questa ennesima scena notiamo come nell’inquadrare gli altri Moretti a volte sbaglia gli spazi ma quando inquadra se stesso si mette sempre al centro dell’obiettivo, con troppo spazio in testa. Ci viene da pensare a questo punto che sia una scelta di Moretti come se fosse un protagonista di un film anni ’50. Verso la fine del film abbiamo un’altra scena di quotidianità dove Andrea gioca con dei barattoli sul tavolo mentre Michele beve del vino. Siamo in un interno di notte, camera fissa. C’è un primo piano ad Andrea e la scena è troppo buia. Andrea è inquadrato troppo in basso-sx e c’è troppo spazio vuoto in alto-dx. Poi Moretti fa una zoomata all’indietro per mostrarci cosa fa Michele mentre il figlio gioca. Michele sta bevendo del vino ma viene tagliato dalla inquadratura a favore dell’inutile spazio vuoto a destra. Al minuto 1.13.35 poi abbiamo un’altra scena comica dove Moretti richiama la Loren. Siamo a tavola e Michele dice al figlio di mangiare il budino fatto dal papà. Moretti dice “Quanto è bbuono il budino di papà, quanto è bbuono”, e poi ancora “mangia a’ppapà” dove abbiamo il raddoppiamento fonosintattico tipico dialettale della b e l’espressione “a ppapà” [11] per dire: fallo per il papà. Siamo in un interno giorno, macchina fissa, nessun errore di inquadratura. Poi primo piano su Michele che dice “mangia il budino..” e come sempre troppo spazio vuoto sulla testa di Moretti. L’ultima scena in ‘Io sono un autarchico’ dove appare il figlio è quando Michele lo porta dalla madre. Siamo a Castel S. Angelo e con un sottofondo struggente Michele si taglia una ciocca di capelli e la consegna alla moglie. Poi Silvia tenta di baciarlo ma Michele si scosta e la saluta con una stretta di mano. Esterno giorno (cosa rara), camera fissa, figura intera di Michele che scende le scale mano nella mano con Andrea a Castel S. Angelo. Poi abbiamo varie inquadrature sempre con camera fissa del luogo dove ci troviamo in attesa che Michele incontri la moglie. Michele incontra la moglie, si trova a sx dell’inquadratura ed è un po’ tagliato. Da questa scena che ci sta avvicinando al finale forse possiamo dire che il forte egocentrismo di Moretti viene soppresso da scene dove lui stesso si taglia dall’inquadratura. Anche questa forse è una scelta di Moretti a tavolino o errore di un giovane regista? Anche perché questa scena è importante in quanto c’è un passaggio di responsabilità del figlio Andrea da Michele alla moglie. Poi non sappiamo che fine faccia la moglie/il figlio. Moretti con una voce fuoricampo ci dice: “..solo 15 anni dopo seppi da un amico che l’aveva vista nei pressi di Modena..”. Moretti usa questa forma perché come un film americano anni ’40 vuole farci sapere tutto ma poi si stufa e chiude la scena. Come nel successivo ‘Ecce bombo’ quando è in macchina con Flaminia e Michele le sta dicendo che devono continuare a vedersi ma poi non ha voglia di finire il discorso e le dice “..va bene ciao”. Verso la fine poi abbiamo un ultimo accenno al figlio Andrea dove Michele dice a Fabio che dopotutto per lui Andrea non era solo un oggetto ma qualcosa di più. In questo dialogo Michele si fa perdonare il rifiuto iniziale. [12].





2.2. Ecce bombo

In questo film a differenza del precedente ‘Io sono un autarchico’ del 1976 troviamo pochi accenni di Moretti all’infanzia. Questo film è più incentrato sulla figura di Michele (giovane universitario) e del suo mondo fatto di amici, famiglia, telefonate, donne (poche) e autocoscienza. [13] [14] [15] Le uniche due scene che fanno riferimento all’infanzia le troviamo a metà film. La prima scena la troviamo al minuto 40.10 quando Michele è in spiaggia con Flaminia (la compagna di Cesare). In questa scena mentre Michele sta parlando con Flaminia dei bambini stanno giocando a pallone e inavvertitamente tirano una pallonata contro Michele. Michele chiede ai bambini se è suo il pallone e subito dopo glielo buca esclamando “Ahaha” con fare diabolico. Flaminia rimane impassibile a questo gesto di Michele. In questo film a differenza del precedente ‘Io sono un autarchico’ abbiamo più scene in esterna. Qui ci troviamo in esterna (siamo in spiaggia) ed è giorno. I principali errori sono la solita “aria in testa” ai protagonisti. La scena proseguendo ci mostra i bambini che tirano il pallone contro a Flaminia e qui l’aria viene riempita dai bambini. Ma nell’economia totale della scena da un po’ fastidio questa visione. Forse era meglio una zoomata all’indietro per mostrarci i bambini se Moretti non voleva fare movimenti di macchina. L’ultima scena con protagonista un bambino è quando Goffredo parla dei suoi traumi infantili durante l’autocoscienza a casa di Michele. Moretti per presentare questo flashback al posto di fare una normale dissolvenza sceglie di fare un verso con la lingua (che richiama il rumore del nastro cinematografico che scorre) e mette fuori fuoco le immagini. Nel flashback abbiamo ancora il bambino attore Andrea Pozzi (il figlio di Michele nel precedente ‘Io sono un autarchico’) che cerca il padre. Il padre è nascosto dietro un albero e quando vede il figlio tenta di frustarlo. In questa scena siamo in un esterno giorno, la macchina è fissa e Andrea corre in cerca del padre. Non notiamo particolari errori, scena ben girata. Queste sono le uniche due scene che richiamano l’infanzia. Se nel primo ‘Io sono un autarchico’ Moretti dopo un rifiuto iniziale di suo figlio poi si comporta come un buon padre, in ‘Ecce bombo’ torna l’Apicella bullo, che gode nel bucare un pallone a dei bambini indifesi. A differenza del precedente Moretti qui diventa più regista nell’inquadrare. Le cause possono essere i fondi superiori e il fatto di girare in 16mm e non in Super8 amatorialmente come prima. Il film poi verrà ristampato in 35mm. Anche ‘Ecce bombo’ è girato in presa diretta. Il rapporto d’aspetto (ratio) di questi primi due film è rispettivamente di 1,33:1 per ‘Io sono un autarchico’ e di 1,66:1 per ‘Ecce bombo’. Il formato 1,85:1 a cui attualmente siamo abituati verrà adottato dal 3° film di Moretti in poi, ovvero ‘Sogni d’oro’ [16].




























2.3. Sogni d’oro

E dopo ‘8 ½’ [17] di Fellini, ‘Stardust memories’ [18] di Allen e un anno prima di ‘Passion’ [19] di Godard anche Nanni Moretti con il suo terzo film ‘Sogni d’oro’ si avventura nel metacinema, ovvero il cinema che parla di se stesso. Se nei precedenti film Moretti ci parlava di se stesso ora ci parla anche del Moretti regista e delle sue avventure. [20] Un Moretti che ci mostra la figura dell'intellettuale incompreso nell'ambito della società qualunquista. Una “Milano da bere” [21] che pochi anni dopo avrebbe sfornato i “Cinepanettoni” [22] tanto volgarmente amati. Anche in questo film il regista presta attenzione al mondo dell’infanzia. Moretti da questo film in poi riesce a diventare più regista rispetto ai film precedenti e ad avere più cura nelle inquadrature. Moretti avrà una cura maggiore anche verso i piccoli protagonisti. Una cura anche nei piccoli particolari, come il loro ceto sociale, i vestiti, il modo in cui parlano e le loro caratteristiche fisiche. Se nei primi due film il bambino era quasi sempre il povero Andrea Pozzi, ora i bambini saranno figli di classi sociali agiate. Dopo ‘Io sono un autarchico’ dovremo aspettare ‘La messa è finita’ [23] per far sì che il bambino torni ad essere co-protagonista di Michele Apicella. In ‘Sogni d’oro’ e in ‘Bianca’ [24] però Moretti dedica delle piccole parti studiate alla figura del bambino. La prima scena dove Moretti ci mostra l’infanzia in ‘Sogni d’oro’ è al minuto 40.37. Non c’è più il Super 8 e finalmente abbiamo una macchina professionale (e soprattutto non tremolante). Siamo in un interno giorno e Moretti-Apicella regista è seduto nel suo studio dove sta facendo un cast generale per scegliere i bambini che faranno parte al film nel film ‘La mamma di Freud’ (spettacolo realmente portato a teatro dall’attore Remotti. Moretti poi non inserirà nei crediti del film lo spettacolo di Remotti provocando una piccola frattura tra l’attore e il regista). La macchina da presa è fissa e Moretti fa una carrellata da destra verso sinistra per mostrarci tutti i bambini del cast e si ferma su Michele. I bambini sono magri, vestiti bene (camicia, maglioncino, orologio), hanno capelli lunghi e uno di loro ha degli occhialoni da intellettuale. Insomma figli dei “colletti bianchi” [25] o di intellettuali. Michele ha la testa appoggiata sul tavolo, i bambini buttano a terra foto di attori e dalla porta entra l’aiuto regista (il critico Tatti Sanguineti) con in braccio un bambino e chiede a Michele di scegliere i bambini. Michele gli risponde “Torno subito” e scappa stanco. Un’altra scena con un bambino la troviamo al minuto 1.05.53 dove Freud sta vendendo i propri libri dalla sua bancarella. Ci troviamo in esterna, la camera è fissa e inquadra un campo medio dove c’è Freud e davanti a lui a destra un bambino. Il bambino è di spalle, indossa un cappottino blu e sta frugando tra i libri esposti di Freud. Freud lo guarda e gli dice: “ragazzino fatti in là, lasciami lavorare” e il bambino si scosta. La penultima scena con dei bambini la troviamo al minuto 1.28.59. Ci troviamo in un interno, la camera è fissa e abbiamo un campo totale che inquadra la “casalinga di Treviso” [26] e i suoi due figli. La casalinga scola la pasta, guarda i figli e butta a terra la pasta e se ne va. Successivamente vedremo che è sul treno assieme al bracciante lucano ed al pastore abruzzese. I bambini sono seduti a tavola, hanno capelli lunghi, indossano camicie e giocano. Quando la mamma esce dalla stanza loro si affacciano alla finestra per vedere dove va. L’ultima scena con protagonisti bambini l’abbiamo verso la fine del film. La camera è fissa, siamo in esterna e abbiamo un campo totale. Una bambina borghese sta giocando a calcio con un bambino. Il bambino tira la palla lontano e la bambina va a riprenderla. Quando la bambina cerca la palla trova il prof Apicella per terra, pallido che la saluta. La bambina spaventata urla. La scena si chiude qui e successivamente abbiamo un primo piano della Morante. In questo film l’infanzia è rappresentata poche volte ma in tutte le volte abbiamo dei bambini vestiti molto bene, che non parlano ma che compiono gesti naturali (non come in ‘Io sono un autarchico’ dove il figlio è guidato dal padre Michele), a differenza del fratellino dell’alunna del prof. Apicella in Bianca.












2.4. Bianca




Figura 4 - Bianca - Foto di scena


Bianca, ovvero l’apoteosi di Moretti. In questo film vengono fuori le manie ed i temi più cari al regista. In primis l’invadenza nella vita altrui. Moretti-Apicella è un insegnante di Matematica in un liceo strampalato (la scuola Marilyn Monroe) che si innamora di una sua collega, Bianca. [27] Bianca è interpretata da Laura Morante che nel precedente ‘Sogni d’oro’ interpretava un’alunna. Anche in questo film abbiamo tracce importanti dell’infanzia. Qui però l’infanzia è vista dall’esterno, tramite l’occhio invadente di Michele. La prima scena che abbiamo la troviamo al minuto 23.45. Michele sta mangiando fuori in terrazzo e nella finestra a sinistra riusciamo a vedere una famiglia che sta giocando con un gioco da tavola. Siamo in esterna, la macchina è fissa e c’è un campo medio che inquadra sia Michele che la finestra dietro. C’è un veloce campo-controcampo che inquadra Michele e poi la famiglia e ora riusciamo a vedere bene cosa sta facendo quest’ultima. La famiglia sta allegramente giocando e Michele sorride. I bambini sono vestiti bene, anche qui hanno capelli lunghi e biondi. La tipica “famiglia della Mulino bianco” [28]. Da spettatori ci appare una scena tenera in quanto non conosciamo ancora a fondo le manie del protagonista Michele. Una scena dove i bambini tornano a parlare dopo il vuoto acustico di ‘Sogni d’oro’ la troviamo al minuto 46.56. Siamo in un interno, la macchina è fissa e c’è un primo piano del fratellino dell’alunna del prof Michele che è a pranzo da quest’ultima. Michele dopo varie intrusive domande ai componenti della famiglia chiede al bambino perché ha il braccio rotto. Il bambino è figlio di borghesi, vestito bene (con camicia e cravatta), capelli curati e ha la r moscia. Il bambino risponde e dopo abbiamo un campo medio dove vediamo la tavolata con Michele a capotavola. Dopo altre domande, controcampi e la famosa scena del dolce Mont-Blanc Michele chiede al bambino se ha la ragazza. Il bambino risponde e poi a sua volta chiede a Michele se ha/vorrebbe una ragazza. Qui Michele si zittisce e Moretti chiude la scena e la riapre con un primo piano su una gigantografia di una foto del vero Moretti da bambino. Questa è la scena chiave che unisce tutta la prima parte della filmografia di Moretti dove abbiamo l’unione di Moretti, il suo alter ego (Apicella), il rapporto di Apicella con l’infanzia e il vero Moretti da bambino. Ciclo che verrà chiuso con ‘Aprile’ [29] del 1998 dove Moretti ci mostra la nascita del suo vero figlio. Questo è un passaggio di consegne dove Moretti da figlio diventa padre (già la figura dell’alter-ego era stata chiusa con ‘Palombella rossa’ [30] del 1989). Altri cicli importanti presenti nella sua filmografia saranno i rapporti Moretti-realtà e politica e Moretti-psicanalisi. Tornando all’infanzia la penultima scena presente in ‘Bianca’ la troviamo al minuto 53.42. È sera, siamo in esterna e Michele e Bianca hanno finito di mangiare la famosa Sacher torte. Michele dice a Bianca di seguirlo che deve mostrargli una cosa. Qui Moretti usa una camera mobile e passiamo dalla coppia alla famiglia di fronte che sta giocando al gioco da tavola (la solita famiglia iniziale). C’è un campo medio e poi vari campi/controcampi sulla famiglia e su Michele che spiega a Bianca cosa fa la famiglia. Poi Michele dice a Bianca “Bè ora guardiamo un po’ di televisione” e anche questa è una frase geniale di Moretti in quanto da spettatori  ad un primo appuntamento siamo abituati alla tipica frase “ti offro da bere” oppure che Michele chieda di uscire a Bianca per spezzare la serata. Invece guarderanno veramente la tv (anche se questo Moretti non ce lo mostra). L’ultima scena dedicata alla famiglia è verso la fine del film dove Michele dopo aver passato la notte in galera esce sul terrazzo per vedere la famiglia. Siamo in esterna, è mattino presto e Moretti fa un movimento di macchina da dx verso sx per mostrarci la routine mattutina della famiglia. Il padre sta facendo colazione col figlio maschio e la madre sta svegliando la figlia femmina. Dopo un sorriso iniziale Michele si rattrista e decide di andare a costituirsi in Polizia. Qui finisce la visione della infanzia/famiglia felice. Famiglia felice che verrà ripresa nel successivo ‘La messa è finita’ del  1985 in una situazione molto diversa.

2.5. La messa è finita




Figura 5 - La messa è finita - Foto di scena


Moretti atto quinto. Per questo film Nanni Moretti si toglie i panni dell’alter-ego Michele Apicella e indossa quelli del prete Giulio. Don Giulio dopo anni torna a Roma dalla famiglia per sostituire un prete che ha messo su famiglia. Don Giulio cercherà in tutti i modi di aiutare le persone che ruotano nel suo mondo ma fallirà nell’impresa. Nonostante il fallimento e l’addio di Don-Moretti da Roma il film finisce con una speranza per la comunità che sta abbandonando. [31] Moretti in questo film dedica molte scene al tema dell’infanzia, come fece all’esordio in ‘Io sono un autarchico’.  La prima scena l’abbiamo al minuto 3:06. Don Giulio sta celebrando un matrimonio e ci sono due bambini che fanno i chierichetti. I bambini sono magri e hanno capelli curati. La camera è fissa, il campo è medio e ci troviamo ovviamente in un interno. Dopo la celebrazione c’è la foto di gruppo rituale. Qui siamo in esterna, campo medio e la camera è fissa. In questa scena abbiamo alcuni bambini. Ci troviamo in un paesino di Roma e il matrimonio è di una coppia di “Poveri ma belli” [32] Questo si nota anche dall’abbigliamento dei bambini: jeans e maglioncini vivaci, inadatti per un matrimonio. Anche alcuni invitati non sono vestiti da cerimonia ma con abiti comuni. Il film prosegue con la presentazione della vita quotidiana di don Giulio e della sua casa/chiesa. Al minuto 11.52 c’è il don che sta dormendo, ha la finestra aperta e a fianco a lui stanno giocando a calcio dei bambini. I bambini mentre giocano inavvertitamente tirano la palla dentro alla casa del don. Ci troviamo in un interno, campo medio e la camera si sposta da sinistra a destra seguendo i passi di don Giulio. Il bambino ha paura della reazione del don ma alla fine don Moretti uscirà e giocherà con loro a calcio. I bambini sono quasi tutti magri e nonostante hanno capelli lunghi sono curati. In questa scena c’è un campo medio e la camera si muove molto in quanto segue i movimenti di don Moretti calciatore e dei bambini. Don Giulio come un bambino non passa mai la palla a nessuno e vuole fare goal a tutti i costi. In questa mancanza di gioco di squadra si può notare un atteggiamento infantile del protagonista. Al minuto 15.54 c’è don Giulio che sta per dire messa ma la chiesa è vuota. Siamo in un interno, campo medio e la camera segue i movimenti dei chierichetti che “apparecchiano” l’altare. Rispetto ai film precedenti qui Moretti diventa più ‘regista’ con più movimenti di macchina. Oltre ai movimenti di macchina si fa aiutare anche nella sceneggiatura da Sandro Petraglia (già suo aiuto in ‘Bianca’ e oggi famoso e pluripremiato sceneggiatore). I bambini dicono al don che la chiesa è vuota ma don Giulio dice messa lo stesso. Al minuto 17.55 c’è Moretti che va a trovare il vecchio parroco per chiedergli di cambiare alloggio perché abitando vicino alla chiesa la gente non va più a messa a causa sua. L’ex parroco chiude il discorso dicendo a don Giulio di non preoccuparsi se lui vive vicino alla chiesa ma Moretti con tono sarcastico gli risponde “e invece io mi preoccupo”. L’ex parroco sta lavorando in giardino e c’è suo figlio con lui. Siamo in esterna, campo medio e la macchina segue i movimenti dei protagonisti. Il bambino è ben curato (jeans e camicia) e ascolta le direttive del padre senza reclamare. Successivamente c’è un'altra scena con protagonisti bambini. Siamo nella libreria del paese e i bambini come in una catena di montaggio si passano i libri dall’interno all’esterno della libreria e riempiono un furgone con i libri. Il campo è medio, ci troviamo in interno e la macchina segue i movimenti dei bambini. I bambini sono magri e curati nell’abbigliamento. Il film prosegue e al minuto 25.10 c’è don Giulio che sta facendo catechismo ai bambini. Ci troviamo in un interno, campo medio e la camera è fissa e inquadra la classe dal fondo. Mentre don Moretti fa alcune domande ci sono dei campi/controcampi sui volti degli interlocutori. I bambini sono curati, educati e attenti. Tra di loro c’è Cesare (l’attore Vezzosi, il commissario di ‘Bianca’) che vuole sempre rispondere al posto dei bambini. In seguito i bambini andranno fuori a giocare a calcio e Vezzosi parla con don Giulio della religione. Il don non ne può più di sentirlo e urlando “pallaa” corre dai bambini a giocare. Al minuto 38.33 invece c’è don Giulio che va a trovare l’ex parroco. La famiglia è in cucina e sta scartando dei regali per il figlio. Ci troviamo in un interno, campo medio e la camera è fissa. Dopo vari campi-controcampi che animano il dialogo tra i protagonisti si torna all’inquadratura fissa sui genitori che scartano i regali. Nella scena seguente don Giulio e l’ex parroco stanno montando la pista delle macchinine. Siamo sempre all’interno, campo medio e camera fissa. Arriva il figlio che vuole giocare e Moretti glielo nega perché l’ha montata lui la pista e quindi per un po’ ci gioca lui. Un atteggiamento infantile che richiama il Michele Apicella di ‘Io sono un autarchico’. In seguito l’ex parroco giustifica il figlio dicendogli che il bambino inizia ad avere i primi turbamenti sessuali e per quello fa i capricci. Don Giulio non vuole ascoltare e gioca con le macchinine che fanno rumore e quindi sovrastano le parole dell’ex parroco. Il film prosegue e don Moretti va a trovare il suo amico depresso Saverio (interpretato dall’attore Messeri). Don Giulio gli chiede se vuole andare a fare un giro e lui lo porta alla piscina dove c’è suo figlio che nuota. In questa scena siamo in un interno giorno, campo medio e la camera si muove da dx verso sx seguendo i bambini che nuotano. In seguito Messeri e Moretti parlano e abbiamo un primo piano su di loro. Poi Moretti ci fa vedere il figlio di Saverio e sua madre. Il bambino è magro e non ascolta la madre perché non vuole uscire dall’acqua (al contrario del piccolo Moretti che nel successivo ‘Palombella rossa’ non vuole entrare in acqua). Qui abbiamo un campo medio e la camera segue i movimenti del bambino. Al minuto 50.36 don Giulio e Cesare sono in treno e portano i bambini del catechismo in visita ad una fabbrica di cioccolato (dolci, eterno leitmotiv morettiano). Siamo in un interno giorno, campo medio e la camera è fissa sullo scompartimento del treno. I bambini sono gli stessi della scena precedente del catechismo: magri, interessati ai movimenti nella fabbrica e curati nell’abbigliamento. Dopo una ripresa all’interno della fabbrica con una macchina mobile Moretti si sposta all’esterno della fabbrica, in un giardino dove parla con Cesare. Successivamente don Giulio torna a casa e pensiamo che ci siano i ladri in casa sua. Invece c’è l’ex parroco con la sua famiglia che stanno pulendo la sua casa. Siamo in un interno sera, campo medio e ci sono vari campi/controcampi sulla famiglia dell’ex parroco e don Giulio. L’ex parroco dice a don Giulio che quest’ultimo è triste perché non vuole avere contatti con l’esterno. Il Don gli risponde che in realtà lui sta benissimo. In questa scena notiamo un ribaltamento delle posizioni. Eravamo abituati all’intrusione Apicelliana in ‘Bianca’ e qui di don Giulio nelle vite degli altri come consigliere. Qui invece don Giulio si trova “attaccato” dall’ex parroco per la prima volta. Se verso don Giulio c’era un timore reverenziale quando quest’ultimo si intrometteva nella vita altrui, l’ex parroco non ha paura di giudicarlo (forse per il suo passato da parroco). Al minuto 1.05.06 don Giulio fa un giro vicino alla scuola e saluta l’ex parroco che sta andando a prendere suo figlio. Ci troviamo in esterna, campo medio e la camera segue i movimenti di Moretti e dell’ex parroco. Dopo questa scena don Giulio è invitato a pranzo a casa dell’ex parroco. Qui torniamo alle scene con i pranzi tanto amate da Moretti. Siamo in un interno giorno, campo medio, camera fissa sui protagonisti. Questa scena è la più nevrotica del film dove don Moretti critica la cucina della moglie dell’ex parroco e il mancato galateo della famiglia. Il film prosegue e al minuto 1.11.57 don Giulio è seduto al bar in compagnia di una bambina che sta scrivendo un tema sul papà. Siamo in un interno giorno, camera fissa e primo piano sul don/bambina. La bambina è educata, magra e ben curata nell’abbigliamento. Al minuto 1.21.18 troviamo la scena più importante del film. una scena che collega don Giulio bambino, don Giulio uomo e il significato della “palla” che Moretti da ad ogni suo film. Tralasciando il fatto che Moretti oltre ad essere regista giocava a livello agonistico a pallanuoto, il significato di palla è riconducibile alla palla come atto ludico, quindi come richiamo all’infanzia. In questa scena c’è una madre sul marciapiede con i due figli piccoli. Il maschio ha in mano una pallina rossa piccola con la quale sta giocando. Precedentemente don Giulio sul capezzale della madre morta suicida le ricordava quando da piccolo giocava con una pallina rossa (Pallina con la quale gioca Moretti all’inizio del film e che ritroveremo anche alla fine durante il matrimonio). Siamo in un esterno giorno, campo medio e la scena è ripresa dall’alto. La madre con i piccoli sembrano usciti dagli anni ’50, proprio come don Giulio spiegava qualche minuto prima. Una scena molto delicata, una delle più delicate della cinematografia di Moretti. Dopo questa scena abbiamo un attimo di sconforto da parte di don Giulio. Ci troviamo dietro all’altare con i due chierichetti e don Giulio deve dire messa. Ovviamente siamo in un interno giorno, campo medio e camera fissa sui protagonisti. Dopo questa scena ci sono le ultime due scene dedicate all’infanzia. La prima ha come protagonista il battesimo di un neonato. Siamo in un interno giorno e ci sono vari campi/controcampi tra don Giulio, il neonato e la sorella del don. In questa scena notiamo un’estraniazione da parte del don nei confronti della famiglia del neonato. Il don celebra il battesimo come una routine ma dentro soffre per il recente lutto della madre. Come quando è a pranzo dall’ex parroco dove dice “credete che è l’unico figlio al mondo?” invitando la famiglia a non esaltare troppo le gioie del figlio. L’ultima scena che chiude il film è il matrimonio di Cesare. I bambini presenti alla celebrazione questa volta indossano abiti conformi alla cerimonia. Ci troviamo in un interno giorno, campo medio e Moretti fa alcuni campi/controcampi tra se stesso e la coppia che si sta sposando. Il film si chiude con una speranza per la comunità che don Giulio sta lasciando e con un ultimo richiamo alla pallina rossa impugnata da un bambino presente al matrimonio.
























2.6. Palombella rossa




Figura 6 - Palombella rossa - Foto di scena

Palombella rossa, ovvero l’ultimo capitolo di Nanni Moretti alias Michele Apicella. Con questo capitolo si chiude la parabola dell’alter-ego Apicella. Da questo film Moretti è più realista e meno romanzesco dei precedenti film (anche se qualche accenno alla politica era già presente nello studente di ‘Ecce bombo’). Nel film Michele è un onorevole del PCI che in seguito ad un incidente perde la memoria. Per tutto il film Michele prenderà parte ad una trasferta di una partita di pallanuoto e durante la trasferta Michele avrà dei ricordi della sua infanzia e del suo trascorso politico. [33] Questo film assieme a ‘Bianca’ è il film più personale di Moretti. In ‘Bianca’ infatti Moretti era un professore di Matematica (ricordiamo che tutta la famiglia di Moretti era inserita nel mondo dell’istruzione, madre, padre e fratello). In ‘Palombella rossa’ invece Moretti gioca a pallanuoto, sua grande passione assieme al cinema (Moretti è stato per anni tesserato della S.S. Lazio Nuoto). Il titolo del film prende spunto dal mondo della pallanuoto. Infatti “palombella” è una traiettoria spiovente della palla, simile al “pallonetto” calcistico e al volo della palomba (colomba). Il movimento della palla è dall’alto verso il basso. L’aggettivo “rossa” invece richiama il trascorso politico del protagonista. ‘Palombella rossa’ riassumendo è il tramonto del PCI italiano. [35] Alla fine del film infatti abbiamo una palla rossa di cartone che scende e il piccolo Apicella che ride. Palla rossa che ci ricorda la pallina rossa del parroco Giulio in ‘La messa è finita’, film precedente a ‘Palombella’. Come affermò nel documentario ‘Riso in bianco’ Moretti da piccolo quando iniziava a giocare a pallanuoto non aveva forza per lanciare violentemente la palla, così sfruttava il pallonetto (palomba) per segnare. Lo stesso approccio lo ha nel cinema: nei primi film gira in Super 8, con la camera fissa senza movimenti di macchina. Usando un eufemismo giornalistico Moretti è sempre “sul pezzo” [36], anzi lo anticipa. Come altri suoi film precedenti Moretti anticipa la realtà. Qualche mese dopo infatti ci sarà la caduta del muro di Berlino (1989) [37] e più avanti del partito italiano. L’anno seguente Moretti girerà il documentario ‘La cosa’ [38] dove ci illustrerà il cambiamento e la rifondazione del Partito. Nel 1991 invece interpreterà un politico corrotto ne ‘Il portaborse’ [39] dove anche qui anticipa i tempi dello scandalo italiano di ‘Mani pulite’. [40] Tornando al tema originale di questo capitolo, ovvero l’infanzia, la prima scena la troviamo al minuto 2.00. Michele sta guidando e davanti a lui ci sono due bambini che lo salutano e gli fanno delle linguacce. Michele gli risponde facendo anche lui delle linguacce e poi perde il controllo della macchina. Ci troviamo in esterna di giorno, primo piano sui bambini, cameracar fissa sul lunotto posteriore della macchina che inquadra i bambini. I bambini sono magri e ben curati. Durante tutto il film abbiamo dei flashback di Michele da piccolo. Il bambino che lo interpreta è magro, biondo e ben curato sia nei capelli che nei vestiti (riga di lato, camicia ecc). A differenza dei film precedenti è un bambino scontroso, che vuole cambiare sport. Alla fine del film infatti Michele dirà “la pallanuoto non mi è mai piaciuta ma di questo sport ho sempre apprezzato le trasferte, gli insulti degli avversari, gli autogrill.” Insomma lo sport come aggregazione, non per il risultato in sé. Al minuto 4:19 c’è il primo flashback dove viene inquadrato Michele da piccolo. Ci troviamo in un interno giorno, camera fissa e primo piano su Michele. Michele mangia un dolce (mania di Moretti) ed esclama “forse ci ho ripensato” (che ricorda il “forse ho sbagliato ideologia” dell’Autarchico mentre Michele legge ‘Il capitale’ di Marx). La mamma cerca di convincerlo dicendogli che ci sono molti bambini della sua età. Al minuto 6.22 poi abbiamo due giovani giocatori della squadra di pallanuoto che in maniera disinteressata ascoltano le indicazioni dell’allenatore interpretato da Silvio Orlando. Uno dei due ragazzi se ne va e Orlando rimane solo a parlare con un ragazzo. La camera è fissa, siamo in un interno giorno, campo medio. Al minuto 7:11 poi abbiamo un altro flashback di Michele da piccolo. Michele è in piscina e sta guardando gli altri bambini che nuotano. Siamo in un interno, camera fissa, primo piano. Poi la camera inquadra un genitore che sprona il figlio a battere il record di velocità. Michele guarda la madre e pensa: “menomale che mia mamma non è così”. Questa scena che ci mostra Moretti è interessante su come vivere lo sport e l’educazione del bambino in generale. Vivere lo sport come un gioco e non come un lavoro soprattutto quando si è bambini. Il film prosegue con la partita in trasferta a cui anche Michele adulto partecipa. Quando non è in acqua Michele sogna la sua infanzia. Il piccolo Michele dice: “io ci ho ripensato, voglio cambiare sport”. Gli altri bambini si tuffano e lui rimane fermo sul bordo piscina. Siamo in un interno e abbiamo dei campi/controcampi tra Michele e l’allenatore che gli dice di tuffarsi. Michele gli urla di no e l’allenatore lo minaccia dicendogli che lo porta all’acqua alta dove non tocca. Alla fine Michele si tuffa controvoglia. Il film prosegue con Nanni che è al bar e sta guardando in tv ‘Il dottor Živago [41]. La protagonista Larissa Antipova riceve uno schiaffo e Michele assieme alla figlia Valentina (interpretata da una giovane Asia Argento) urlano “Porco”. Siamo in esterna giorno, campo medio, camera fissa. Valentina è stufa, chiede al padre di andarsene e lui rifiuta perché sennò i suoi compagni di squadra ci rimarrebbero male. Moretti al posto de ‘Il dottor Živago’ voleva inserire ‘Come eravamo’ di Sydney Pollack in quanto anche in questo film è presente il binomio storia d’amore-politica. Moretti scelse il film di D. Lean in quanto (come disse in un’intervista) è un film che con il passare del tempo ha sempre visto in maniera diversa: “quando ero ragazzino lo vedevo in maniera abbastanza acritica, riguardandolo a ventanni lo considerai lontanissimo dai film che mi piacevano allora. Poi c’è stata una terza volta, nel 1980, dove desiderava che il finale per una volta potesse finire bene” [42]. Dopo un’inquadratura sulla partita la camera torna su Valentina che parla con la giornalista interpretata da Mariella Valentini. La giornalista le chiede aneddoti sul padre e lei le risponde dei conflitti che hanno sulla scelta della scarpe (altra mania onnipresente di Moretti). Valentina le mostra le scarpe che indossa e la giornalista dice che sono “deliziose”.  Valentina le risponde “Ma come parli?” come farà Michele in seguito sempre rivolto alla giornalista. In questa scena notiamo come la figlia abbia preso molte manie del padre. Il film prosegue e al suo interno c’è un breve estratto del cortometraggio iniziale di Moretti ‘La sconfitta’[43] [44] [45]. La scena è di qualità bassa (Super 8). Siamo in esterna, campo medio e la camera segue i movimenti di Michele. Michele sta portando dei giornali politici ad un suo amico. Fuori dalla casa c’è una bambina che gioca con una palla rossa. Qui (volutamente?) Moretti fa un collegamento con la pallina rossa de ‘La messa è finita’ e con la ‘Palombella rossa’ appunto. Michele bussa alla porta dell’amico e gli apre la porta suo figlio. L’inquadratura è mossa, siamo in un interno, c’è un campo/controcampo tra Michele ed il bambino. Il bambino è curato, capelli corti, e ben vestito. Poi Michele esce dal condominio correndo e butta a terra i giornali. I bambini che stavano giocando con la palla rossa raccolgono i giornali incuriositi. Il film prosegue con la giornalista che intervista Michele. Michele avendo perso la memoria le racconta dei suoi episodi da bambino. Il piccolo Michele è in trasferta con la prima squadra e sta portando in spalla due borsoni pesanti. Siamo in esterna di giorno, campo medio e la camera segue Michele di spalle. Michele adulto dice che vorrebbe tornare bambino per rivivere quei momenti. Queste frase ci ricorda la parte finale de ‘La messa è finita’ quando don Giulio al capezzale della madre morta le dice che era felice quando lei gli aveva comprato quella pallina rossa. Nella scena seguente invece il piccolo Michele si lamenta del peso dei borsoni. Questo delicata sequenza ci ricorda come le cose che odiamo da piccoli poi da grandi verranno rimpiante. Al minuto 39.01 poi abbiamo una scena surreale che ci ricorda una scena di ‘Ecce bombo’. Se nel secondo film di Moretti Michele disturbava il padre, in ‘Palombella rossa’ Michele disturba la figlia. Siamo in un interno giorno, camera fissa, campo medio. Valentina sta facendo i compiti e Michele la disturba perché si sta annoiando. In ‘Ecce bombo’ Michele disturbava il padre mentre stava leggendo e da parte sua non c’era reazione. Qui invece Valentina tenta di mandarlo via e lui reagisce stringendole il braccio. Poi le chiede scusa e le chiede se può farle il solletico ai piedi. Uno strano modo di fare la pace, per un padre-Peter Pan che ci ricorda il padre di ‘Io sono un autarchico’. Al minuto 44.55 c’è Michele bambino che ruba un dolce ad un neonato suo vicino di casa. Siamo in esterna, campo medio e la camera segue il bambino da dx verso sx. Quando i genitori scoprono che il bambino ha rubato la torta decidono di mandarlo in galera. Il bambino esce di casa per dirigersi verso la polizia ma esce con le pantofole. In realtà è tutto un sogno di Michele adulto che sogna se stesso da bambino che compie questi gesti. Anche in questa scena vediamo riproposte le manie di Moretti ovvero i dolci, le scarpe e l’educazione stravagante dei genitori nei confronti dei figli. Al minuto 1.03.59 poi Michele si appresta a tirare il rigore decisivo per la partita di pallanuoto. Siamo in esterna, primo piano su Michele e la camera fa un campo/controcampo di Michele-Valentina. Michele chiama la figlia perché ci tiene affinché lei possa vedere questa scena molto importante per lui. È un rigore decisivo come il dibattito a cui ha preso parte il giorno prima e dal quale è uscito sconfitto. È un inversione dei ruoli dove i padri dimostrano ai figli le loro vittorie (di solito i bambini dopo una buona azione dicono ai padri: l’ho fatto giusto papà, vero? O nello sport: papà ho fatto gol, devi essere orgoglioso di me!). Prima del rigore tutto il pubblico corre a vedere il finale del ‘Dottor Živago’ al bar. Siamo in esterna, primo piano su Michele-Valentina e c’è un campo/controcampo tra Michele e la tv. Valentina assieme al padre urla ai protagonisti del film quello che devono fare come in una scena iniziale. Anche qui abbiamo un coinvolgimento tra padre-figlia, una vera immedesimazione. Dopo il rigore sbagliato Michele urla nostalgico sulle cose che non torneranno più in quanto ora è adulto: “le merendine di quand’ero bambino, i pomeriggi di maggio, mia mamma”. Anche in questa affermazione abbiamo un collegamento con il precedente ‘La messa è finita’ dove nella predica finale don Giulio dice che “non ci sono più le nugatine” e mai nessuna donna amerà un uomo come ama il proprio figlio. Subito dopo c’è una scena con Michele bambino che viene asciugato dalla madre dopo la doccia post partita. Siamo in un interno, primo piano sul bambino e poi inquadratura dall’alto dove si vedono gli altri bambini che vengono asciugati dalle madri. Dopo la partita Michele entra in macchina con la figlia e se ne va. Mentre guida parla metaforicamente con la madre morta e dice: “la gente è infelice, mamma vienimi a prendere ed esce fuori strada”. La scena finale è girata in esterna di giorno, e c’è un campo-controcampo tra Michele bambino e una palla di cartone rossa che viene elevata su un asta dove di solito vengono alzate le bandiere. Michele bambino alza il braccio destro e si mette a ridere. Il PCI sta tramontando ma la ‘Palombella rossa’ di cartone va verso l’alto, come se ci fosse una rinascita e una nuova speranza. L’immagine che ci vuole dare Moretti dell’infanzia nel film è nostalgica. Come in alcuni film precedenti Moretti si ricorda dell’infanzia come di un periodo ludico che purtroppo non tornerà più.





2.7. Caro diario

Moretti, ovvero lo ‘splendido quarantenne’ come si autodefinisce all’inizio del suo settimo lungometraggio, ‘Caro diario’[46]. In questo film e anche nel successivo ‘Aprile’ del 1998 Moretti si toglie definitivamente i panni di Michele Apicella e interpreta se stesso. In questo film rispetto ai precedenti ci sono poche scene dedicate all’infanzia, ma anche in queste troviamo uno spunto interessante. La prima scena la troviamo al minuto 34.32. Nanni (e non più Michele) è ospite in casa degli amici del suo amico Gerardo. Siamo in un interno di sera, primo piano sul bambino e camera fissa tanto amata da Moretti. Nanni gioca con il bambino facendogli le boccacce. Il bambino è curato e ben vestito. La madre esalta la vita del bambino e questo modo di fare ci ricorda la famiglia dell’ex prete de ‘La messa è finita’. Successivamente Moretti conosce un’altra famiglia amica di Gerardo con il figlio viziato e teledipendente. Siamo in esterna giorno, campo medio e la camera segue i movimenti dei protagonisti che camminano sul lungomare.  Nanni esterna loro lo spavento che ha avuto con la famiglia precedente troppo apprensiva nei confronti del figlio. Questa famiglia invece dice che ha un rapporto completamente diverso col figlio. In realtà viziano anche loro il proprio figlio e vorrebbero fare un altro figlio ma hanno paura che il figlio maggiore si “incazzi” (cit. del padre). Al minuto 38.24 poi Moretti ci mostra i figli unici dell’isola di Salina che hanno preso potere dei mezzi di comunicazione (il telefono). Siamo in un interno giorno, camera fissa e primo piano sulla bambina che risponde al telefono. La bambina è vestita bene (camicia e maglioncino) e ben curata. Successivamente Nanni ci mostra gli altri bambini che prima di passare il telefono ai genitori si fanno enunciare il verso di alcuni animali facendo perdere tempo alle persone. L’ultima scena con protagonisti bambini la troviamo al minuto 42.55. Siamo in un interno sera, campo medio e la camera segue i movimenti dei protagonisti. La famiglia precedentemente incontrata da Nanni sveglia il figlio, Moretti e Gerardo e li porta nel lettone con loro. Sono le 3 di notte e la motivazione è che a quell’ora si è più soli e loro da 12 anni svegliano il figlio e lo portano nel lettone. Il figlio è stufo di questa tradizione e risponde in modo scocciato (giustamente) ai genitori. Poi i genitori dicono a Moretti che non hanno mai chiamato baby-sitter per il figlio e che gli hanno sempre letto prima di dormire dei libri di importanti filosofi mondiali.
2.8. Aprile

 ‘Aprile’, l’ottava fatica di Nanni Moretti. Se in ‘Sogni d’oro’ c’era un esperimento di meta-cinema, in questo film Moretti ci racconta la sua vera vita nel periodo 1994-1998. Nel precedente ‘Caro diario’ Nanni girando in vespa diceva “Cos'è questo film...? E' la storia di un pasticciere, trotzkista, un pasticciere trotzkista nell'Italia degli anni '50. E' un film musicale. Un musical”. In ‘Aprile’ riprende l’idea del pasticciere e la ‘sviluppa’ in un mini film. L’idea del film-finzione è sempre stata presente nei film di Moretti. Dal film erotico iniziale che apre ‘Ecce bombo’ ovvero ‘il capezzolo d’Oriente’. Al film ‘La mamma di Freud’ presente in ‘Sogni d’oro’ e recentemente ai film trash di Orlando ne ‘Il Caimano’ ovvero ‘Cata-ratte’, ‘Maciste contro Freud’ ecc. ‘Aprile’ inizia con la vittoria delle elezioni politiche Berlusconi nel 1994. A questo punto Moretti vorrebbe fare un documentario dedicato a Berlusconi (idea che svilupperà nel successivo ‘Il Caimano). Contemporaneamente pensa di girare il musical sul pasticciere ma nel frattempo la Sinistra vince le elezioni nel 1996 e allora accantona l’idea del musical per riprendere il documentario su Berlusconi. Intanto Moretti diventa padre e questo rallenta entrambi i progetti. Alla fine Moretti deciderà di dedicarsi completamente al musical sul pasticciere. [47] [48] [49] Questo film è l’anello di congiunzione per l’infanzia nei film di Moretti. Dall’esordio di Apicella padre in ‘Io sono un autarchico’ si arriva a Moretti vero padre in ‘Aprile’. La prima scena con tracce dell’infanzia l’abbiamo al minuto 44.22. Nanni è all’interno dell’ospedale perché ha appena partorito la moglie e un amico di Moretti va a trovarlo assieme ai suoi due figli. Siamo in un interno giorno, campo medio e la camera segue i protagonisti. Nanni è ansiosamente preoccupato che i figli del suo amico non abbiano malattie che possano trasmettere a suo figlio neonato. I figli dell’amico di Moretti sono ben curati e vestiti bene (sempre camicia, polo, maglioncino). Siccome il film è molto realista potremmo pensare che solo per questa volta gli abiti dei bambini non sono stati scelti a tavolino ma rappresentano la realtà. Moretti ha un certo look e in teoria anche i suoi amici e di conseguenza anche i figli dei suoi amici. Il film a questo punto si concentra molto sul rapporto Moretti-Pietro (figlio di Nanni). La prima scena dove appare Pietro è al minuto 48.55. Siamo in un interno giorno, campo medio e la camera segue Moretti che tiene in braccio il figlio al quale parla come se fosse un adulto. Moretti dice al figlio che deve essere rilassato come era Bertolucci. “La serenità che Bertolucci imparò dai monaci tibetani..” Il film prosegue con Moretti da una psicologa dove la psicologa gli spiega il fatto che nella coppia è lui che deve essere quello sicuro nei confronti del figlio. Nella scena dopo la moglie di Moretti (Silvia Nono) sta cambiando il pannolino al figlio e Moretti fa il contrario di ciò che ha detto la psicologa. La scena è girata in un interno giorno, primo piano su Moretti e la camera fa dei campi-controcampi su Moretti, il figlio e infine su loro tre insieme. Il bambino urla e Nanni dice: “Pietro non piangere, ti compro il motorino a 14 anni e 1 minuto!”. Nella scena seguente la moglie ha in braccio Pietro e Moretti seduto in salotto fa autocoscienza. Questa scena è molto importante per la conclusione del nostro percorso sull’infanzia. Moretti infatti dice: “Nanni aveva capito che doveva diventare adulto e suo figlio è la cosa più importante.” Alla fine del discorso serio poi Moretti dice con un sorriso diabolico “..Diventare adulto, ma perché? Non c’è motivo!” Questo racchiude tutta la visione di Moretti sull’eterno Peter-Pan, percorso iniziato con ‘Io sono un autarchico’ dove era una compagno di giochi del figlio, invece di essere un padre autoritario. Dopo questa scena di autocoscienza Nanni ci mostra altre cinque scene in cui sviluppa il passaggio da figlio a padre, ci mostra i ricordi e il suo rapporto con Pietro. Nella scena seguente siamo in un interno giorno, camera fissa e prima c’è un primo piano su Moretti con in braccio Pietro e poi un campo medio su loro due. Nanni con una mano tiene in braccio Pietro e nell’altra ha una radio che trasmette ‘Ragazzo fortunato’ di Jovanotti [50]. In molti film di Moretti sono presenti queste “canzonette” che stemperano l’atmosfera pesante della scena/argomento precedente. Successivamente c’è Moretti in un parco che ha ricordi dell’infanzia e poi è seduto con la madre che gli racconta com’erano le sue “poppate” e come sono quelle di Pietro con la madre. In seguito ci sono altre due scene di quotidianità di Moretti col figlio. Nella prima Moretti è al parco e dopo è in casa con la tv che trasmette una notizia del tg. Siamo in un interno, campo medio e camera fissa su Nanni col figlio. Il tg annuncia la notizia dell’indipendenza della Padania da parte di Umberto Bossi. Moretti ride e il figlio ride anche lui (come la figlia di Apicella in ‘Palombella rossa’ aveva alcuni modi di fare maniacali del padre). Al minuto 1.01.00 poi Moretti è sul divano col figlio e sta ritagliando le prime pagine de ‘L’espresso’ (per fare un unico giornale, idea già accennata in Io sono un autarchico dove giornalisti che scrivevano per giornali di cultura scrivevano anche su giornali scandalistici). Siamo in un interno, campo medio e la camera fa uno zoom sui protagonisti. Il figlio intanto sta “mangiando” un giornale. Nella scena seguente invece il figlio guarda il padre e muove le braccia imitando il gesto delle ali che volano. Nanni da bravo Peter-Pan imita il gesto del figlio. L’ultima scena dove c’è Pietro è al minuto 1.06.40. Siamo in un interno giorno, camera fissa e campo medio. A casa di Moretti ci sono degli amici e insieme stanno giocando ad un gioco da tavolo. Un amico di Moretti gesticola per far indovinare il personaggio ma Moretti subito lo riprende perché è vietato mimare. Anche in questo vediamo l’infantile voglie di Moretti di vincere a qualunque gioco, come i bambini appunto.
























2.9. Conclusioni

Bellocchio, Bertolucci, Ferreri, Olmi, Pasolini e i fratelli Taviani. Questi sono i registi più amati e i modelli di Nanni Moretti quando iniziava la sua carriera cinematografica. Anche a loro (oltre al cinema neorealista) Moretti si ispirava per raccontarci la sua immagine nel rappresentare l’infanzia nei suoi film. Negli 8 film analizzati i due aggettivi che sintetizzano meglio il pensiero di Moretti nei confronti dell’infanzia sono: specchio e Peter-Pan (che in realtà è un nome proprio ma sintetizza bene il concetto). Se in ‘Ladri di biciclette’, [51] ‘Germania anno zero’ [52] o ‘Il ferroviere’ [53] la figura del bambino era prepotentemente importante per il film, nei film di Moretti il bambino è lo specchio del protagonista. In questi film neorealisti il film era tagliato “su misura” per il bambino. Moretti invece vorrebbe osare in alcune scene ma non ha coraggio. Allora prende coraggio facendo recitare queste scene/frasi ai bambini, se ne lava le mani in un certo modo. I bambini di Moretti non sono spontanei, sono preconfezionati, curati, non piangono mai. O se piangono sono forzati dall’autore Moretti. Nel Neorealismo lo spettatore si immedesimava nel pianto del bambino, si emozionava perché lo credeva vero. Nei tre film citati sopra il bambino (come accade nella realtà) ha già capito tutto il mondo oscuro degli adulti e cerca di portare sulla retta via i protagonisti sbandati. In Moretti invece i bambini o sono interdetti o sono adulti in miniatura. Spesso l’infantilismo di Moretti esce nei suoi film (la scivolata del prof. Apicella nei corridoi in ‘Bianca’), ma in altre occasioni è delegato al bambino. Le immagini chiave (tra parentesi riassumerò l’immagine) dei bambini in questi 8 film sono: 1) ‘Io sono un autarchico’: il padre Michele si sta separando, va dal figlio e lo convince a piangere a comando. Nella scena seguente infatti Michele dice: Andrea, la mamma se ne va. Il bambino fa il verso di dispiacere e accenna il pianto. (Trasferimento azione da Nanni a bambino) 2) ‘Ecce bombo’: Michele è al mare con Flaminia e due bambini gli tirano inavvertitamente addosso il pallone. Lui glielo buca e ride in modo diabolico. (Nanni diabolico) 3) ‘Sogni d’oro’: Michele regista è nel suo studio con alcuni bambini molto curati, che buttano a terra fotografie. (Nanni in miniatura) 4) ‘Bianca’: Michele parla col fratello della sua alunna. Bambino figlio di borghesi (Nanni in miniatura). 5) ‘La messa è finita’: (bambino come richiamo all’infanzia). Nel finale infatti don Giulio sul capezzale della madre morta suicida le ricorda la sua infanzia e il significato della pallina rossa. “Io ero contento” le ricorda. Successivamente don Giulio si affaccia sulla ringhiera e c’è una madre con una bambino. Al bambino cade una pallina rossa e qui si chiude la parabola. 6) ‘Palombella rossa’: (eterno richiamo all’infanzia) in cui Michele piccolo gioca a pallanuoto. Anche qui buon ricordo dell’infanzia. 7) ‘Caro diario’: Salina presa d’assalto dai bambini che intercettano le telefonate. (sottomissione adulti da parte dei bambini). 8) ‘Aprile’: capitolo finale dove Moretti diventa padre ma vuole essere ancora figlio. (Moretti deve diventare adulto, ma parchè?). In questo percorso abbiamo notato come Moretti utilizzi i bambini come specchio di se stesso, in quanto non vuole crescere, vuole rimanere sempre bambino. O almeno mantenere alcuni atteggiamenti infantili. Dopo ‘Aprile’ sarà la volta de ‘La stanza del figlio’ [54] dove Moretti farà finalmente un passo indietro. Qui sarà finalmente padre e non più solo amico. Sarà adulto. Un processo di maturazione durato 25 anni (‘Io sono un autarchico’, 1976; ‘La stanza del figlio’, 2001), e (forse) finito. Un altro modello al quale si ispira Moretti è Fellini, citato nel finale di ‘Ecce bombo’ quando nel bel mezzo di un balletto con in sottofondo Adamo i due amici di Michele esclamano “Che bello, fa molto Fellini, vero?”. E vediamo anche un richiamo a Fellini nella corsa finale in macchina di ‘Ecce bombo’ verso Olga che ricorda i motorini che ci mostrano ‘Roma’ nell’omonimo film felliniano del 1972. Una Roma alla quale è legatissimo il regista trentino e che ci viene mostrata già da ‘Ecce bombo’ dove il protagonista afferma “Quest’anno tutti stavano a Roma, nessuno va in vacanza’ e poi ci viene mostrata attraverso una panoramica che inquadra una Roma deserta d’agosto (come all’inizio de ‘Il Sorpasso’).

Nessun commento:

Posta un commento