sabato 30 novembre 2013

L'infanzia nel cinema di Nanni Moretti 3

3. TEMI

Nella filmografia di Moretti ci sono alcuni temi che collegano alcuni atteggiamenti di Moretti con l’infanzia. I temi ricorrenti nella sua filmografia sono: i dolci, lo sport, il ballo, la famiglia ed il contatto fisico tra le persone. Moretti recita quasi sempre la parte dell’intellettuale nei suoi film ma spesso il suo atteggiamento infantile esce fuori. Il regista sceglie di far emergere la sua infanzia appunto con alcuni temi citati precedentemente. In particolare il bambino quando è piccolo preferisce i dolci al cibo regolare, vede lo sport come un gioco e non come una competizione, ha un contatto fisico con gli amici (e a volte aggressivo) ed è molto legato ad un genitore in particolare (madre o padre). L’utilizzo del ballo e delle canzonette invece è usata dal regista come momento di svago o di alleggerimento della narrazione.

Io sono un autarchico

Nel suo primo film ‘Io sono un autarchico’ ci sono alcune scene con questi temi. Al minuto 6.42 c’è Michele che sta facendo colazione con il figlio Andrea. Michele pensando ad alta voce esprime la volontà di strozzare il piccolo. Sul tavolo oltre ai biscotti c’è l’amata Nutella di Nanni presente nel futuro ‘Bianca’. In questa scena siamo di fronte ad un atteggiamento diabolico di Michele che possiamo ritrovare nel successivo ‘Bombo’ quando buca volontariamente il pallone a dei bambini mentre è in spiaggia con Flaminia. Al minuto 10.52 poi c’è Moretti col figlio sul letto e stanno mangiando dei biscotti.  In sottofondo c’è ‘Long ago and far away’ [1] di James Taylor (Moretti ha una forte somiglianza con Taylor nella copertina del disco del cantante. Il regista infatti ha la stessa camicia celeste e lo stesso taglio di capelli/baffi). Siamo in un interno giorno, camera fissa e campo medio. È una scena di quotidianità e Nanni-Apicella subito dopo si alza per rispondere al telefono. Michele mentre si alza dal letto fa cadere i biscotti, con il disappunto del figlio Andrea. Successivamente c’è una scena dove il regista Fabio nella pausa delle prove a teatro distribuisce merendine.  Anche qui interno giorno, camera fissa e campo medio. Se nel finale di ‘Palombella rossa’ si distribuivano pizzette qui Moretti sceglie il dolce. L’ultima scena di Michele col figlio poi l’abbiamo al minuto 1.13.30. Michele sta mangiando il budino che ha appena fatto e sprona il figlio a mangiarlo. “Mangia il budino di papà, quant’è bbuono!”. Verso la fine del film poi c’è Michele con un suo amico a tavola e Michele afferma che solo ora che Andrea non c’è più lui si è accorto che era qualcosa di più di un oggetto. La scena è girata in un interno giorno, camera fissa e campo medio. In questo film il ruolo del ‘dolce’ è legato alla mancanza della figura femminile all’interno del nucleo famigliare. Michele infatti vive da solo con il figlio, non lavora e non ha regole/orari. A causa di questo non sono regolari i suoi pasti e abbiamo molte scene dove la rapidità di una fetta di pane con il cioccolato sostituisce la noiosa preparazione di un pasto. Riguardo allo sport in questo film Moretti non pratica sport ma l’oggetto palla/pallina è presente. Al minuto 1.00.09 infatti Michele con i suoi amici sta giocando al Subbuteo. Il figlio Andrea non c’è e non sappiamo dov’è. È strano come in questo film Michele non gioca quasi mai col figlio. C’è solo una scena dove Moretti gioca a carte con Andrea. Si tratta solo di un episodio però perché Michele non ha voglia di ascoltare i suoi amici nell’altra stanza allora pur di non ascoltarli gioca con il figlio. Qui invece dove potrebbe giocare a Subbuteo con il figlio sceglie di giocare solo con gli amici. Un altro tema presente nei film di Moretti è il ballo. Come affermerà Moretti stesso in ‘Caro diario’ il suo sogno è sempre stato ballare. La visione del film ‘Flashdance’ [2] folgorò il regista trentino. In ‘Io sono un autarchico’ c’è solo una piccola scena dove il suo amico Paolo balla da solo. Nei film successivi invece Moretti dedicherà più spazio con scene di ballo corali. Per quel che riguarda il tema della famiglia nel suo esordio Moretti essendo lui stesso padre non ci mostra il suo rapporto con i genitori. C’è solo una scena verso la fine dove Michele chiama il padre per ricordargli di mandargli il suo assegno mensile di mantenimento. Qui Moretti interagisce direttamente con il pubblico dicendo: “nel caso qualcuno si chiedesse questo come vive, chi lo mantiene”. Una questione che sta a cuore di Moretti e che ritroviamo nel successivo ‘Ecce bombo’ quando ad una ragazza conosciuta da poco chiede cosa faccia nella vita e come si mantiene. La famosa scena dove lei risponde “Vedo gente, faccio cose”. Anche in ‘Sogni d’oro’ Moretti si rapporta direttamente con il pubblico. Verso la mezz’ora infatti Michele girando per casa afferma: “Ma no quale mezz’ora, un film si vede intero, anche in tv” incoraggiando chi ancora fosse scettico di non abbandonare la sala per la struttura ad incastro del film.Prima della telefonata al padre Michele guardando l’amico Fabio gli dice: “Tu sei il mio alter-ego, pensaci a questa cosa dell’alter-ego”. Qui Moretti ‘mette in guardia’ lo spettatore su quello che sarà il suo percorso cinematografico futuro con lo sdoppiamento in Apicella. L’ultimo tema importante presente in ‘Io sono un autarchico’ che richiama l’infanzia è quello del contatto fisico. Il bambino essendo puro, a volte sostituisce la ragione con il contatto fisico o l’aggressività. Il bambino come un animale ha l’istinto di sopravvivenza e non pensa alle conseguenze dei suoi atti fisici come il fatto di provocare danni all’altro bambino o alle pene che potrebbe subire. Un adulto prima del contatto fisico pensa subito alle denunce, al carcere e allora preferisce scontrarsi sul piano verbale.  In ‘Bianca’ Moretti è estremamente puro in quanto lui compie omicidi per una ‘giusta’ causa. Proprio come i bambini quando picchiano altri bambini, una vita senza regole. In questo film ci sono cinque scene dedicate a questo tema. La prima scena l’abbiamo al minuto 28.45. Siamo in un esterno giorno, campo medio, camera fissa. Michele assieme agli altri suoi colleghi compie un ‘training’ in collina per esercitarsi nelle prove dello spettacolo. Una mattina presto Michele tenta di fuggire dal training. L’amico Paolo lo prende per un orecchio e lo porta dal regista Fabio il quale da uno schiaffo a Michele perché ha tentato di scappare. Come negli omicidi assurdi di ‘Bianca’ anche qui ci troviamo in una realtà assurda dove alcuni attori teatrali muoiono durante il training in collina ed i superstiti tentano la fuga per paura di morire. Finito il training gli amici di Michele tornano alla loro vita. Uno di questi, Giorgio è un insegnante in attesa di una supplenza. Quando finalmente riceve una supplenza Giorgio si rifiuta di andare ad insegnare. A questo punto Michele ed i suoi amici vanno a casa sua, lo svegliano e lo portano di forza davanti alla scuola. Il film prosegue con le prove a teatro. Al minuto 41.37 c’è Andrea, il figlio di Michele, che con un bastone picchia Fabio. Fabio lo rimprovera e Michele lo spintona dicendogli “E lascia stare mio figlio”, con lo stesso tono con cui dirà “E lascia stare mia sorella” nel successivo ‘Ecce bombo’. In seguito Fabio sarà aggressivo nei confronti di Michele a seguito di un diverbio con Paolo. Michele infatti dice a Paolo “Non sei bravo a recitare” e Fabio prende la testa di Michele e la sbatte contro al muro più volte. L’ultima scena con presenza di aggressività è verso la fine del film. Siamo in un interno giorno, camera fissa, campo medio. Il critico teatrale sta parlando con il regista Fabio riguardo al suo spettacolo. Da dietro spunta Michele che con una mazza da baseball tira una bastonata al critico. In queste scene abbiamo notato come gli istinti repressi dell’uomo normale vengono espressi in alcune scene di aggressività infantile da parte di (o nei confronti di) Michele Apicella.






























Ecce bombo

Se in ‘Io sono un autarchico’ le follie di Moretti erano solamente accennate, in ‘Ecce bombo’ il vero Moretti esce fuori. Nel suo esordio Moretti era legato al ruolo di genitore e quindi aveva lasciato più spazio a scene con il figlio o la moglie. Qui essendo uno studente può permettersi di ‘giocare’ un po’ di più (giocare come sinonimo di recitare: ‘Play’ dall’inglese o ‘jouer’ dal francese). [3] Anche in questo film sono presenti i dolci, mania famosa di Moretti. Al minuto 4.02 Michele è al bar con gli amici e mangia un gelato. Siamo in esterna, camera fissa, campo medio. Gli amici stanno discutendo su cosa fare dopo. Ad un certo punto Michele chiede di andare a trovare un certo Alfredo. Mirko gli ricorda che Alfredo è morto da 2 anni. Questa scena ci mostra la totale alienazione nella quale vive Michele, ovvero vive in un suo mondo fatto di esami universitari, qualche ragazza e discussioni con i genitori. Dopo una scena con i genitori c’è un’altra scena di Michele con gli amici al bar. Stanno ancora mangiando un gelato e Mirko chiede agli amici come vanno gli esami all’università. Un amico gli risponde “è…(pausa) così”, Michele invece dice “Sì”. Se in ‘Io sono un autarchico’ i dolci erano usati per mostrarci la mancata volontà di cucinare del padre single Michele, in ‘Ecce bombo’ sono un pretesto per mostrarci l’incomunicabilità dei protagonisti. L’ultima scena con i ‘dolci’ è a metà del film. Michele ed i suoi amici stanno facendo la seduta di autocoscienza. Michele sta mangiando un biscotto e Mirko chiede agli amici cosa direbbero se lui si suicidasse. Gli amici battendo le mani urlano: “bravo!” e Mirko rassegnato guarda il vuoto. Anche in questo film il ruolo della ‘palla’ è importante per mostrarci il lato infantile di Moretti. Al minuto 40.15 infatti Michele è in spiaggia e sta parlando con Flaminia. Siamo in esterna, campo medio, camera fissa. Ad un certo punto Michele riceve due pallonate da due bambini che stanno giocando a palla. Michele la prima volta non reagisce ma alla seconda volta prende il pallone e glielo buca ridendo in modo diabolico. Qui Moretti diventa l’orco cattivo di cui hanno paura i bambini. L’ultima scena dove è presente la ‘palla’ è verso la fine del film. Gli amici di Michele decidono di andare a trovare Olga, l’amica depressa di Mirko. In uno spiazzale sulla strada per Olga vedono dei ragazzi che stanno giocando a calcio. Allora decidono di fermarsi e giocare con loro a calcio invece di andare da Olga. Michele questa volta invece si dimostra maturo e nonostante inizialmente non volesse andare da Olga è l’unico che la va a trovare. In questa circostanza Michele forse è l’unico a capire a fondo il disagio di Olga rifiutando una inutile partitella tra amici a pallone. In ‘Ecce bombo’ rispetto al suo film precedente ci sono due scene dedicate al ballo. C’è una scena uguale al primo film dove c’è Zaccagnini (che qui si chiama Vito) che balla da solo. Ma la scena più importante è al minuto 57.08. I genitori di Mirko vanno a trovare il figlio che vive fuori casa e momentaneamente sta ospitando Olga. Siamo in un interno, camera fissa campo medio. Il padre sorpreso dal fatto che il figlio non offra niente ai genitori gli chiede di offrirgli da bere. Mirko guardando nel vuoto afferma: “Metterò un disco di Gino Paoli (‘Amare inutilmente’). [4] Lo metto spesso in questo periodo, per rivivere i traumi di 15 anni fa.” A questo punto parte la canzone ed i genitori di Mirko, Michele ed Olga iniziano a ballare. Se l’infantilismo di Moretti è quasi sempre giocoso, Mirko (avendo poco più di 20 anni) quando afferma di voler rivivere i traumi di 15 anni prima, ci mostra come ha passato un’infanzia infelice e questa probabilmente è la causa della sua depressione attuale. In questo caso quindi il ballo è usato per mostrarci un disagio di un protagonista del film, non come una manifestazione gioiosa. Alla fine del film invece il balletto finale ballato da coppie di anziane ci ricorda le balere emiliane felici degli anni ’60. Goffredo infatti dice a Mirko: “fa molto Fellini è? Che bello!”. (La canzone in sottofondo è ‘Lei’ di Adamo). [5] In ‘Ecce bombo’ molto di più che in altri film è presente uno scambio di opinioni tra Michele e la sua famiglia. Al minuto 4.39 c’è la prima scena con Michele seduto a tavola con i genitori. Siamo in un interno, campo medio e campi-controcampi tra i vari protagonisti. Il padre di Michele mentre sta mangiando afferma: “Oggi davanti ad una scuola, ho visto due giovani che si baciavano. Due giovani, un ragazzo con un altro ragazzo”. A questa affermazione del padre nessuno risponde. La madre cambia discorso chiedendo a Michele come sta la sua fidanzata “Come sta la Silvia?”. Michele le risponde correggendola sul modo di parlare perché la madre ha usato l’articolo davanti al nome. Negli esempi sulle differenze delle parole tra Milano e Roma fa un esempio con delle parolacce ed il padre lo rimprovera dicendogli “Questi sono i risultati di un’educazione repressiva”. La scena si chiude sulla sorella che si alza da tavola e sotto l’incomunicabilità generale della famiglia. Un’altra scena con tutti i componenti della famiglia è al minuto 8.48. È notte, Michele è tornato a casa e trova la sorella che piange. Michele chiede spiegazioni e rimprovera il padre perché si intromette troppo nella vita della figlia. La sorella invece giustifica il padre e rimprovera il fratello Michele e Michele si stupisce. Anche in questa scena notiamo come Michele sia il vero pater familias dove detta regole e rimprovera il resto della famiglia. Spesso però si intromette senza una ragione negli affari della sorella, e da questa è rimproverato. Uno degli aspetti infantili più rilevanti di questo film lo troviamo al minuto 11.58. Il padre di Michele sta leggendo e Michele va a disturbarlo spostandogli oggetti sul tavolo e tentando di rubargli il libro. Il padre rimane impassibile e allora Michele se ne va dalla stanza. In questa scena possiamo notare come la sbagliata educazione del padre riflette su alcuni atteggiamenti futuri del figlio. Il padre infatti non dice niente, è indifferente. Il film prosegue e al minuto 13.58 c’è una discussione perché la sorella di Michele e l’amica vogliono ‘occupare’ a scuola. La madre è contraria, Michele la rimprovera, il padre si alza e Michele rimprovera anche il padre perché evita la discussione. Successivamente la madre da ragione al figlio sperando in un dialogo ma Michele non risponde. La madre allora gli dice di aprirsi e subito dopo gli domanda “Ma quand’è che ti sposi?” andando totalmente fuori argomento. Queste scene ci mostrano come non ci sia una gerarchia all’interno della famiglia ed i componenti si comportano come degli estranei. Ci sono occasioni però dove il padre tenta un dialogo col figlio Michele ma da lui non c’è una risposta. Al minuto 22.33 ad esempio padre e figlio stanno guardando una trasmissione in tv e il padre chiede a Michele quale ballerina preferisca (come bellezza). Michele impassibile non risponde al padre. Michele sceglie di mantenere questo muro di incomunicabilità senza una ragione. Nella scena seguente la madre chiede a Michele di chiedere alla sorella cosa fa nelle notti durante le occupazioni scolastiche. Michele non ha voglia e risponde alla madre che lei ha paura che la figlia faccia l’amore a scuola, per quello vuole che ritorni a casa. La madre invece non pensa questo e vorrebbe un maggiore dialogo all’interno della famiglia. Michele allora si ‘sforza’ e chiede alla sorella cosa faccia la sera durante le occupazioni. Il film continua e al minuto 46.59 ci sono tre scene importanti in sequenza. Michele torna dalle comuni e dalla sua serata di autocoscienza con gli amici. Il padre sta giocando a carte e la madre è ubriaca. La madre ubriaca dice a Michele che lei può ubriacarsi per cause importanti, non come il figlio che lo fa per futili motivi. Michele la riprende dicendole che non conosce il mondo dei giovani e lei risponde che legge ‘Panorama’ e ‘L’Espresso’ quindi conosce quel mondo La sorella intanto è tornata e Michele la rimprovera perché è tornata tardi. Successivamente Michele va nella camera da letto dei genitori dove il padre sta cantando (‘Anna’ di Battisti) [6] e la madre parla da sola. A questo punto inizia un dialogo surreale dove Michele dice alla madre che non può sgridare la sorella, solo lui può farlo perché è suo fratello. In queste scene notiamo come la madre invece di parlare con i figli si affidi a delle riviste per conoscere i giovani (Panorama, L’Espresso, ‘L’Espresso’ sul quale Moretti farà ironia in ‘Aprile’ sulla scelta di mettere donne nude in copertina perché “vendono di più” e dove aveva già ironizzato in Io sono un autarchico) e c’è sempre Michele che sostituisce il padre rimproverando la sorella perché è tornata tardi. L’ultima scena dedicata alla famiglia è al minuto 1.05.06. Siamo in un interno, campo medio, camera fissa. La famiglia è a tavola per la cena e la madre dice al marito che in tv c’è un film che avevano visto insieme. Il padre di Michele dice che invece quella sera andrà al cinema a vedere un film di guerra con il disappunto dei figli. A questo punto il padre si alza e se ne va in salotto. Michele anche questa volta lo rimprovera e gli tira uno schiaffo. A questo punto il padre se ne va e chiama a casa da una cabina telefonica dicendo alla moglie di prendere anche la figlia Valentina e andarsene via lasciando Michele da solo in casa. Rispetto alle scene precedenti qui Michele oltrepassa la soglia di scontro verbale e lo scontro fisico è stato l’avvenimento che ha cambiato gli equilibri familiari. Anche in questo film è presente il contatto fisico di Moretti nei confronti degli altri protagonisti del film. Al minuto 11.24 Michele chiede ad uno dei ragazzi ai quali sta facendo ripetizione per l’esame di maturità la data di nascita di Leopardi. Il ragazzo sbaglia anno e Michele gli tira una sberla in testa. Oltre all’aggressività nel film sono presenti anche scene dove il contatto fisico ha un significato diverso. Infatti nella scena seguente Michele saluta un’amica di sua sorella abbracciandola. Dopo averla abbracciata la rimprovera perché lei abbraccia i suoi coetanei anche in situazioni dove non è necessario il contatto fisico. Michele infatti dice: “Per me abbracciarsi ha un significato ancora ben preciso”. Il film prosegue con Michele aggressivo nei confronti sia dei bambini in spiaggia (episodio già citato del pallone bucato) e sia nei confronti del padre (schiaffo che cambia gli equilibri familiari). Moretti come nel film precedente a volte sceglie di usare l’aggressività per combattere l’alienazione. Verso la fine infatti durante una seduta di autocoscienza Vito tira un pugno ad una sedia e la rompe. Gli altri componenti del gruppo lo rimproverano e la discussione si chiude con Michele che dice “guardiamo il filmato” e si chiude la scena. Vito aveva sfogato la sua rabbia contro la sedia e non contro Michele perché Michele uscendo con Flaminia aveva rotto l’equilibrio anche del gruppo di autocoscienza visto che Flaminia era la moglie Cesare. L’ultima scena dedicata al contatto fisico è al minuto 1.26.26. Siamo in un interno sera, campo medio, camera fissa. Michele sta mangiando un panino in un bar e un signore parlando con il barista si lamenta della politica italiana. Michele, stufo del qualunquismo del signore lo prende per la giacca e scuotendolo dice la famosa frase “Ma che siamo in un film di Alberto Sordi?”. Anche in questa scena Moretti non ha freni inibitori ed in modo infantile è aggressivo nei confronti di sconosciuti.























Sogni d’oro

In ‘Io sono un autarchico’ Michele mangiava i dolci perché non voleva cucinare. In ‘Ecce bombo’ la figura del dolce era un pretesto per stare con gli amici e non andare in altri luoghi (cinema, pizzeria). In ‘Sogni d’oro’ invece inizia una cura maniacale di Moretti per questo aspetto poco rilevante nei film precedenti. Dal minuto 16.18 e nelle successive quattro scene Moretti dedica un ampio spazio ai ‘dolci’. In queste quattro scene Michele parla con tre persone diverse sull’argomento ‘cinema’. Come spiega Moretti nel monologo quando torna nel suo paese d’origine sceglie di andare in un bar dove viene riconosciuto dai clienti. In queste quattro scene avvengono degli scambi sulla visione del cinema (tema sensibile per il regista). La prima scena è girata in un interno, campo medio, camera fissa. Michele è al telefono, sta mangiando una bioche e uno sconosciuto si avvicina dicendogli che vuole lavorare nel suo film. Michele sceglie di non mandarlo via ma da risposte vaghe alle domande dell’attore sconosciuto (come faceva in ‘Ecce bombo’ quando il suo amico Mirko gli chiedeva l’andamento degli esami universitari). Successivamente Michele è al bancone del bar e sta mangiando un gelato. Il barista gli spiega di come è iniziata la sua relazione con l’altra ragazza presente al bancone (possiamo intuire sia una ex di Michele). Lo stile di Michele si riconosce subito quando il barista accenna i particolari del rapporto e Michele subito lo ferma (come farà don Giulio nel successivo ‘La messa è finita’ quando ferma l’ex parroco che racconta i primi turbamenti sessuali del figlio). Nella scena seguente il barista chiede a Michele se ha visto l’ultimo film di Don Siegel (‘Taglio di diamanti’[7]).  Michele risponde di no e allora il barista gli dice quanto sia scontato e pieno di luoghi comuni. Mentre stanno parlando un estraneo interrompe i due esordendo con ‘Io non ci capisco niente di cinema’ e subito il barista lo interrompe. Se nei film precedenti Moretti ‘intellettualizzava’ i bambini, in questo film il regista fa parlare il barista con i propri pensieri. In questo modo Moretti non si espone e fa risultare gli altri antipatici. Nell’ultimo filotto di scene ambientate nel bar Michele sta scartando dei cioccolatini e un estraneo gli racconta quanto sia bello l’ultimo film di Don Siegel (in opposizione alla critica precedente del barista). Anche qui Michele saluta l’estraneo per non litigarci e quest’ultimo gli dice: “No, ciao lo devo dire io. Sennò sembra che mi vuoi scaricare”. Questo dialogo surreale ci ricorda altri dialoghi precedenti come in ‘Ecce bombo’ quando la fidanzata di Michele dice “Questa mi è proprio piaciuta, rifacciamola!”, ed i protagonisti rifanno la scena. In questo primo blocco di scene notiamo come Moretti abbia usato i dolci per raccontarci la sua visione a chi critica il cinema e non è un addetto ai lavori. Se con i suoi amici è aggressivo sia a livello verbale che fisico, con gli estranei evita il confronto, anzi lo delega ad altre persone (in questo caso il barista). Anche questo è un aspetto che denota la sua infantilità latente. Al minuto 41.20 Michele è in casa e si sta preparando un dolce. In casa ci sono a cena i due fratelli che vogliono lavorare con Michele come aiuto-regista. La madre spiega ai fratelli la sua situazione a lavoro e spiega il disinteresse di Michele nei confronti della politica. Per la madre di Michele i suoi unici interessi sono il cinema ed i dolci. A questo punto Michele come in ‘Ecce bombo’ (scena “ve lo meritate Alberto Sordi”) rimprovera il qualunquismo della madre. Uno dei due fratelli intanto chiede a Michele cosa stia preparando. Michele con tono seccato risponde: “Ma niente, cacao, zucchero. Niente di sofisticato, ma funziona”. Michele risponde così in quanto è passato in secondo piano il suo rimprovero alla madre e il dolce è passato in primo piano. Dopo la discussione verbale Michele cantando ‘Non credere’ di Mina [8] aggredisce fisicamente la madre. Quest’ultima gli chiede “Quando te ne vai di casa” e Michele risponde con “Non me ne andrò mai perché non voglio superare il complesso di Edipo”. Questa è una frase chiave per il contenuto di questa tesi in quanto con questa dichiarazione Michele ci spiega la sua infantilità voluta. Una frase che ritroveremo nel già citato ‘Aprile’ quando Moretti si chiede perché bisogna ‘diventare’ adulti? Il film prosegue con Michele che sta girando il film ‘La mamma di Freud’. Al minuto 48.38 c’è la pausa pranzo. Siamo in un interno, campo medio e camera prima su Moretti e poi sul resto del cast. Michele prima della pausa ha rimproverato un attore e sceglie di mangiare da solo. Mentre il resto del cast pranza lui si isola e mangia dei biscotti al cioccolato (gli stessi di ‘Io sono un autarchico’). Remotti (l’attore che Michele prima ha rimproverato) sta raccontando le sue esperienze lavorative e Michele lo guarda con invidia. Successivamente Michele litiga con i due fratelli aiuto-regista e chiede loro di non contattarlo mai più. Per fare pace poi li porta davanti ad una vetrina di una pasticceria. Qui spiega loro la diversità dei vari dolci, in particolare l’austriaca Sacher torte. La torta Sacher sarà una peculiarità di Moretti che ritroveremo in ‘Bianca’ e la casa di produzione di Moretti stesso prende il nome dalla famosa torta. In questo caso Moretti usa il ‘dolce’ per fare pace con le persone con le quali ha litigato precedentemente. Anche nell’episodio dove Michele fa l’insegnante è presente il dolce. Michele ed è seduto al bar che mangia un gelato con una sua alunna (Laura Morante futura protagonista in ‘Bianca’). La sua voce fuoricampo dice: “Oggi sono felice”. Tutto sembra andare per il meglio ma Silvia gli da una lettera con scritto che a breve partirà per l’estero. L’episodio si chiude con Silvia che sta per partire e il prof. che la raggiunge sotto casa e inizia a urlare “non sono un uomo finito” cercando di convincere la sua alunna a non partire. Verso la fine del film i due fratelli se ne vanno in treno e Michele regala loro un sacchetto di dolci e cioccolatini. Dopo averli ‘maltrattati’ per tutto il film alla fine Michele è dispiaciuto per la partenza dei due fratelli e si fa perdonare regalando loro i dolci. L’ultima scena con i ‘dolci’ è la chiusura del film. Michele insegnante è a cena con Silvia e sta mangiando un dolce. Silvia gli spiega quanto sia cambiata la sua vita. Michele nel frattempo diventa un licantropo e lei impaurita fugge dal ristorante. Anche in questo film Moretti dedica poche scene al ruolo ludico della ‘palla’ ma non per questo non importanti. Al minuto 10.37 infatti Michele torna a casa della madre dopo alcuni dibattiti a cui ha partecipato. Siamo in un interno, campo medio e la camera segue i movimenti di Michele. Michele sta pensando alla sceneggiatura del suo film ‘La mamma di Freud’ e come antistress lancia una pallina contro al muro. Subito dopo da sotto al letto tira fuori un tappetino e una porta ed inizia a giocare a calcio. Michele è ormai un adulto rispetto ai film precedenti ma come dirà in una scena seguente “non vuole superare il complesso di Edipo”. Quindi si rifugia nella sua stanza della casa dove è cresciuto e sfoga i suoi istinti ludici da bambino con una pallina. Sopra al letto c’è un poster con una foto di Moretti che sta guardando nell’obiettivo di una telecamera. Il poster di Buster Keaton è stato sostituito da Moretti. Anche in ‘La messa è finita’ sopra al letto di casa troveremo un poster dove anche questa volta c’è una foto del Moretti regista. Un’altra scena chiave che collega il figlio alla madre è al minuto 56.54. Michele sta per girare la scena di Freud con il gomitolo che richiama il cordone ombelicale quindi il legame indissolubile con la madre. Il suo aiuto-regista gli chiede se è pronto a girare e Michele gli risponde che ha deciso di rimuovere quella scena. Una rimozione che può essere letta come una non rimozione del legame madre-figlio. “Il gattino col gomitolo si adatta bene all’idea di Sigmund Freud, che vede nel gioco essenzialmente un’imitazione degli adulti, e di conseguenza una pratica educativa. Il micetto imita, non si sa quanto consapevolmente, mamma e papà; mentre il gomitolo, del tutto inconsapevolmente, imita il topo. Il gioco diventa quindi al tempo stesso una preparazione alla vita adulta e un’imitazione della stessa.” [9] Il film prosegue e Michele è in un bar e sta giocando con un flipper. Nella sala intanto ci sono delle esplosioni perché all’esterno il suo nemico regista sta girando un musical sulla guerra nel Vietnam. Michele sembra quasi affascinato dalla leggerezza dei balletti del musical. L’idea del musical sarà sempre presente nei desideri di Moretti. In ‘Caro diario’ infatti ci racconta che vorrebbe fare un musical su un pasticciere trotskista. L’ultima scena dedicata al gioco è verso la fine del film quando due bambini in un parco stanno giocando a calcio. La bambina tira il pallone lontano e ritrova il maestro Apicella sdraiato a terra che si sta aggrappando ad un albero. Per quel che riguarda le scene con dei balletti in questo film ne sono presenti solo due. Anche in questo caso Moretti sceglie di inserirle per stemperare la tensione di scene pesanti precedenti. La prima scena è al minuto 51.37, la canzone è ‘Un uomo da bruciare’ di Renato Zero, [10] siamo in un interno, campo medio e la camera fa una carrellata all’indietro per mostrarci gli attori che ballano. Precedentemente Moretti aveva sgridato l’attore Remotti perché aveva caricato troppo la scena urlando. In questo modo Moretti ci rende più leggero il momento di tensione. L’ultima scena dedicata al ballo invece la sta girando il regista concorrente di Apicella nel suo musical. Siamo in esterna e ci sono molti movimenti di macchina. Come ho detto precedentemente Michele rimane piacevolmente stupito dal suo ‘nemico’. In ‘Io sono un autarchico’ la figura della famiglia era solo accennata in una chiamata che faceva Michele al padre per ricordargli l’assegno mensile. In ‘Ecce bombo’ invece Moretti ‘tornava’ figlio per scontrarsi con i genitori in alcuni discussioni. In ‘Sogni d’oro’ ed in alcuni film a seguire Moretti invece analizzerà meglio il suo rapporto con la madre, il suo lato infantile ed in parte il complesso d’Edipo. In ‘Sogni d’oro’ Moretti ci mostra la madre di Michele ed il rapporto di Freud con la madre. La prima scena con la madre presente è al minuto 9.18. Siamo in un interno, campo medio e la camera segue i movimenti di Michele e della madre. Michele è rientrato a casa e la madre gli da una rivista dove c’è un articolo che parla del figlio e gli racconta di due fratelli che hanno chiamato a casa perché vorrebbero lavorare con il figlio. Michele si dimostra disinteressato a quello che dice alla madre, e come in ‘Ecce bombo’ fa attenzione al modo in cui parla la madre. Nella scena seguente con la madre Michele ha difficoltà a scrivere la sceneggiatura allora vaga per casa. Michele accende la tv, la madre sta leggendo e lui sfila il giornale alla madre (come faceva in ‘Ecce bombo’ con il padre che leggeva). Se il Moretti adulto lo vediamo negli atteggiamenti dei bambini da lui confezionati anche il suo atteggiamento nei confronti della madre lo vediamo nell’episodio ‘La mamma di Freud’. In questa scena Freud ha degli atteggiamenti infantili con la madre (versi e voce). La madre lo rimprovera e lui le risponde dicendole che ha lavorato tutta la mattina sulla psicologia infantile. Nella scena seguente la madre si lamenta col figlio perché lei deve lavorare al posto del figlio. Freud le risponde che lei è la madre di un genio. Poi Moretti inserisce la scena di ballo già citata per stemperare la tensione. L’ultima scena di Freud con la mamma è girata nella camera da letto di Freud. Freud sta per addormentarsi e la madre lo sprona a sistemarsi con un lavoro sicuro e con una donna (lo stesso episodio che avevamo visto in ‘Ecce bombo’ tra Michele e la madre). Freud qui però spiega alla madre come sia difficile al giorno d’oggi il rapporto uomo-donna (Freud qui parla di se stesso in terza persona). In questa scena notiamo come sia caro per Moretti il tema della sistemazione definitiva, il dover crescere a tutti i costi. Nell’ultima scena dedicata alla madre Moretti sta preparando la valigia per partire e la madre lo aiuta. Questa è l’unica scena dove c’è serenità tra madre e figlio. Se nei primi due film di Moretti c’era qualche scena di ‘aggressività’, in ‘Sogni d’oro’ ci sono più scene dove Moretti è aggressivo verso i suoi colleghi. Moretti però è aggressivo soprattutto verso le persone a cui tiene di più come la madre o il suo aiuto-regista. La prima scena è la minuto 38.38. Siamo in un interno, camera fissa, campo medio. Michele è nel suo studio in pausa di registrazione e il suo aiuto-regista (Sanguineti) gli domanda se ha fatto la modifica ad una scena che avrebbero dovuto girare. Michele risponde negativamente e Sanguineti lo rimprovera. Michele allora gli tira dei pugni su una spalla e Sanguineti se ne va. Michele usa il suo aiuto-regista come sfogo per la tensione lavorativa che ha accumulato. Il film prosegue con gli intermezzi di Michele insegnante e c’è una scena nella quale Michele riceve uno spintone da uno studente. Il motivo è lo sciopero a scuola e Michele vuole entrare nell’istituto. Oltre al contatto fisico ci sono alcune scene di Michele regista dove si sfoga verbalmente. Al minuto 48.08 Michele sta girando e Remotti nella scena con la madre ‘carica troppo’ e urla. Qui Michele lo rimprovera dicendogli che non deve alzare troppo la voce anche se è una scena drammatica. Dopo questa scena c’è la pausa pranzo già citata dove Michele si isola dal resto del cast per la tensione della scena precedente. Un'altra scena dove Moretti ha un contrasto è con i fratelli aiuto-regista venuti dal sud. Michele è con loro in macchina e discute sul fatto che “Tutti devono parlare di cinema”, anche i non addetti ai lavori. I due fratelli gli dicono che loro possono perché conoscono il cinema ma Michele accusa loro lo stesso. Poi per farsi perdonare dalla sceneggiata porta loro alla famosa vetrina dei dolci già citata. Il film prosegue con Michele insegnante che ha una crisi di nervi con Silvia (si butta a terra e urla “Non sono un uomo finito, ho molte cose ancora da dire”). Sempre durante le riprese de ‘La mamma di Freud’ c’è una lunga scena divertente dove Michele vuole girare ma i suoi assistenti disturbano le riprese. Qui Michele si sfoga sempre con il povero Sanguineti. Finite le riprese Michele è sottoposto alla gogna mediatica televisiva. In tv infatti c’è uno scontro con il suo nemico regista (che è prodotto dallo stesso produttore cinematografico di Michele). Ci sono cinque scene dove Michele sceglie la via della volgarità e dello scontro fisico e verbale per vincere sul concorrente. La prima scena è al minuto 1.12.26. Siamo in un interno, campo medio e la camera segue i movimenti degli attori. Michele sta entrando nello studio televisivo. Dopo una stretta di mano con l’avversario, Michele gli sputa addosso. Moretti nel 1977 fu realmente protagonista di uno ‘scontro’ nella trasmissione “Match” in onda sulla Rai. Il suo avversario dell’epoca fu Mario Monicelli. [11] Nella seconda scena dello scontro Michele dopo un iniziale sfogo verso l’avversario usa la volgarità come arma. Con questo gesto Moretti anticipa di 30 anni il successo che avranno i futuri “Cinepanettoni” e il loro linguaggio. Un atteggiamento usato spesso dai bambini, dove la parolaccia è sinonimo di emancipazione (come dice lo stesso Moretti alla sorella in ‘Ecce bombo’). Un'altra prova del match consiste nello scontro fisico su un vero ring. Qui Michele prima dell’incontro si sfoga (come sempre) sul suo povero assistente Sanguineti. Michele perderà l’incontro ed insulterà il pubblico, secondo lui colpevole della sua debacle. Il pubblico ripeterà l’insulto di Michele in risposta al regista sconfitto. L’ultima scena dove Michele (insegnante) è aggressivo è verso la fine del film quando inseguendo Silvia butta a terra una Super8 con il suo bastone senza un motivo (negazione dell’Autarchia morettiana e quindi superamento di essa?).



Bianca

Bianca, il quarto capitolo di Apicella. In ‘Bianca’ abbiamo una maturazione quasi totale del personaggio con la ricerca maniacale della verità e della purezza. Questa purezza la vediamo subito dall’inizio del film, dove Michele da fuoco ai sanitari per disinfettarli. Più avanti c’è una scena con Michele che sta per lavare i piatti ma il lavandino della cucina è pieno di formiche. Michele infatti non aveva disinfettato la cucina come aveva fatto con il bagno. In questo film, a differenza di ‘Io sono un autarchico’ c’è un Michele più maturo sulla questione cibo. In ‘Io sono un autarchico’ avevo notato l’infantilità di Michele nel non cucinare in quanto viveva senza una figura femminile che cucinasse per lui. Così Michele mangiava sempre dolci e anche a suo figlio dava da mangiare i dolci. In ‘Bianca’ invece Michele cucina e lava, mantenendo sempre forte la sua passione per i dolci. Michele vuole la purezza anche nelle altre coppie, da anni mantiene i rapporti con i vecchi amici. Infatti Michele ha uno schedario con tutto il trascorso di queste coppie e spesso va a trovarli per rimanere aggiornato sulla situazione della coppia. Se in ‘Pulp fiction’ [12] il ‘ruolo’ del bagno era fondamentale per lo svolgimento dell’azione successiva, anche in ‘Bianca’ i ‘dolci’ fanno da tramite per il cambiamento della storia. In ‘Pulp fiction’ Uma Thurman va in bagno per drogarsi, successivamente va in overdose e qui il film (fino a qui statico) cambia tono. Anche la morte di John Travolta (uscendo dal bagno) cambierà il ritmo del film. La prima scena con i dolci è al minuto 22.34. Siamo in un interno, campo medio e la camera segue gli attori. Michele va da una coppia di amici e porta dei pasticcini come regalo.  La coppia si sta separando e Michele è contrario in quanto per lui i legami dovrebbero durare per sempre. Lei sta facendo la valigia e lui alla tv sta guardando il film ‘Nati con la camicia’. [13] Michele lo rimprovera perché Ignazio guarda la tv senza reazione. Lui risponde che sono in comune accordo sulla separazione, Michele però tenta di convincerlo. Michele infatti dice “Avevo portato anche le paste” come per dire “Io voglio mangiare le paste (infantilismo di Michele), perché avete bloccato questo mio istinto?”. Il film prosegue e Michele va ancora a trovare Maria per vedere se sono ritornati assieme. Maria gli prepara una frittata per cena e Michele esclama: “Che bella frittatina”. Dopo pochi secondi Michele però si mangia una fetta di pane con Nutella senza mangiare la frittata. In questa occasione notiamo come esca fuori la parte infantile di Michele che non riesce ad aspettare la fine, vuole subito il dolce. Al minuto 37.26 poi c’è una scena chiave per la mia analisi sul rapporto dolci-infantilità di Michele. Nella scuola ‘Marilyn Monroe’ è in atto una riunione tra il corpo docente e lo psicologo della scuola. Michele vaga per i corridoi della scuola e siccome ha le scarpe lucide fa una scivolata sul pavimento (come i bambini con il pavimenti bagnato). Mentre scivola si imbatte in una stanza dove c’è la sua collega Bianca. Qui c’è il loro primo approccio e Michele le offre uno dei cioccolatini che ha nel sacchetto. Bianca sta per rispondere ma Michele subito le dice: “E ma sono tutti per me. Un etto sono solo 12, finiscono prestissimo”. Una frase degna di un bambino che non vuole condividere le sue cose perché sono tutte per lui. Il film prosegue e un’altra scena importante è la visita di Michele in casa del suo alunno. Michele è seduto a capotavola e anche se è la prima volta che è ospite in casa da gli ordini ai figli. In pochi secondi chiede più volte il dolce come un bambino viziato. La scena più famosa poi è quando al capofamiglia domanda della Sacher torte. Il capofamiglia non conosce la torta e Michele gli risponde con “Continuiamo così, facciamoci del male”. Dopo aver offerto i cioccolatini a Bianca ed essersene subito pentito Michele ritenta l’approccio con Bianca. Michele vuole invitare Bianca a casa sua e sceglie questo strano modo: “Io avevo comprato un dolce enorme e siccome non riesco a finirlo.. poi a casa mia succedono delle cose incomprensibili. Le piante le innaffio regolarmente e muoiono tutte. La frutta marcisce, i soffitti sembra che avanzino. Non so, se vuoi venire a controllare” e Bianca gli risponde: “Prima che marcisca anche il dolce?”. Alla fine Bianca accetta e insieme mangiano la Sacher torte a casa di Michele. In questa scena c’è molta tenerezza (verso Bianca) e cura di Michele nella preparazione del dolce. Il film prosegue e Moretti dopo dedica tre scene ai dolci. Nella prima Bianca si presenta a casa di Michele con un gelato. I due non si erano messi d’accordo per vedersi e così Michele le chiude in faccia la porta. Qui notiamo un atteggiamento strano di Michele. Michele programma tutto quello che fa nella vita e questa ‘incursione’ di Bianca a casa sua non era prevista. Per questo reagisce in quel modo. Michele stava correggendo i compiti e non voleva essere disturbato da Bianca, nonostante per lei provi un forte sentimento. Michele poi la fa entrare e chiede i gusti del gelato che lei gli ha preso. Lei risponde “Fragola, limone, croccantino e panna”. Michele si rifiuta di mangiarlo perché i gusti non stanno bene insieme. Anche qui c’è uno schema fisso per Michele nei dolci, non ci sono eccezioni. Qui Michele si mostra duro ma poi c’è un altro momento tenero dove Michele tira verso il basso la gonna di Bianca perché si intravedevano le gambe. La seconda scena dedicata al dolce è la famosa scena dove Michele mangia una fetta di pane con Nutella in un enorme barattolo di vetro. Siamo in un interno, camera fissa e campo medio. Michele era a letto ma non riesce a dormire. Così si alza di notte e mangia il pane con la Nutella. Il mattino seguente vediamo Bianca che fa colazione con i biscotti. Qui Michele espone a Bianca uno dei suoi tanti ragionamenti paradossali. Le spiega che “Ieri è successo qualcosa di nuovo per me. Un cambiamento che non so se mi va bene… e poi io non sono abituato alla felicità”. Un discorso che ci mostra l’infantilità di Michele, preoccupato a guardare gli altri vivere e non a viversi la sua vita. Michele si permette di dare consigli ad altri sulla coppia, ma è un argomento che conosce poco visto che vive da solo. Volendo citare De Andrè “si sa che la gente dà buoni consigli se non può più dare cattivo esempio.” [14] In una scena precedente c’era Michele che spiava Bianca con il suo ex compagno. I due si scambiavano tenerezze e Michele dice: “Io non sarò mai così felice”. In Michele c’è la volontà di avere un rapporto di coppia, ma è tutta una proiezione mentale. Quando il rapporto si realizza (e quindi bisogna mettersi in gioco) Michele fa un passo indietro, da persona infantile. Il film prosegue e Michele è in casa con Bianca. È pomeriggio, stanno bevendo un tè con i biscotti e Michele chiede a Bianca chi sono i suoi ex compagni. Lei gli risponde con disinteresse e Michele la rimprovera perché usciva con un ragazzo ma non era interessata. Infatti le dice: “Non mi piaceva. Questa è un’espressione che al suo interno contiene il suo opposto. Prima non ci si è domandati mi piaceva?” Con questo interrogatorio (leitmotiv del comportamento Apicelliano) Michele cerca di mettere sotto pressione l’altro per cercare di rompere il rapporto. Questo sempre perché Michele ha paura di mettersi in gioco con Bianca. Questa è una delle ultime scene di Michele e Bianca insieme. Michele infatti decide di chiudere prematuramente il suo rapporto con Bianca facendole un discorso paradossale al ristorante. Dopo Bianca ci sono altre scene dove sono presenti i dolci. Questa volta però ci saranno scene più serene, non come frustrazione (Michele che mangia svogliato la Nutella di notte).  Al minuto 1.14.30 Matteo e Martina (alunni di Michele) fanno una festa a scuola perché stanno annunciando il loro matrimonio. Michele entra in classe e rimane stupito dall’avvenimento. Matteo allora gli offre i confetti e Michele se ne intasca un mazzetto. Poi arriva la polizia, Michele verrà arrestato e Bianca andrà a ‘scagionarlo’ testimoniando per lui a favore. Michele, dopo aver trascorso l’ultima notte con Bianca, esce sul cortile ad osservare la famiglia di fronte che sta facendo colazione. Dopo questa notte decide di consegnarsi alla polizia. Prima però si gusta un ultimo dolce con la panna in un bar. Da amante dei dolci Michele come ultimo gesto decide di regalare al capitano della polizia e ai suoi colleghi dei pasticcini, per farsi ‘perdonare’. Anche in questo film oltre ai dolci è sempre presente la funzione della palla e l’aspetto ludico di Michele. La prima scena è la minuto 6.45. Michele entra per la prima volta nella scuola Marilyn Monroe e il preside gli mostra la sala giochi della scuola. Michele rimane stupito e qui vediamo i giochi presenti in film precedenti e futuri (il flipper di ‘Sogni d’oro’ e l’autopista del figlio dell’ex parroco in ‘La messa è finita’). In seguito Michele, mentre mangia fuori in terrazzo a casa sua, ci mostra la famiglia del ‘Mulino bianco’ [15] che gioca ad un gioco da tavola serenamente. Michele guarda loro e sorride. Il film prosegue con l’omicidio dei coniugi di fronte al palazzo di Michele e da questo momento Michele è spiato dal commissario.  Una mattina il commissario va a trovare Michele a scuola per qualche domanda e Michele lo porta nella sala giochi della scuola. Qui mentre risponde alle domande Michele gioca a flipper come un bambino che gioca per evitare di rispondere ai rimproveri dei genitori. La solitudine di Michele e la sua alienazione la notiamo in alcuni suoi gesti. Al minuto 50.07 infatti Michele gioca a palla da solo per pochi secondi in terrazza e subito dopo da l’acqua alle piante. L’ultima scena con la presenza della palla è quando Michele porta la sua classe al campo sportivo a giocare a calcio. Qui Michele si inserisce in un’azione e fa gol da solo (scena simile ripresa nel successivo ‘La messa è finita’). Anche in questa scena notiamo come Michele voglia far gol come un bambino a tutti i costi. Il ruolo dei balletti corali e della musica leggera è sempre importante nei film di Moretti. Musica ‘leggera’ [16] appunto perché permette a Moretti di abbassare la tensione di alcune scene pesanti che vediamo prima di queste ‘canzonette’. Anche in ‘Bianca’ Moretti sceglie di usare prevalentemente cantautori italiani. La prima scena la troviamo al minuto 8.34. Siamo in un interno, campo medio e la camera segue il professore. Il preside sta mostrando ad Apicella il corpo insegnante ed entra nell’aula del professore di storia. Qui il professore sta raccontando agli alunni la genesi del brano ‘Il cielo in una stanza’ [17] di Gino Paoli (artista presente con una canzone anche in ‘Ecce bombo’) attraverso la contestualizzazione storica e gli spostamenti di Paoli. Dopo la spiegazione l’insegnante fa partire la canzone dal juke-box della stanza. È la prima volta (e forse l’ultima) che Moretti ci introduce una canzone prima attraverso la spiegazione della canzone. Un’altra canzone presente nel film è ‘Scalo a grado’ [18] di Franco Battiato (uno degli artisti più usati da Moretti nei suoi film). Michele sta passeggiando in spiaggia e vede tutte coppie che si scambiano effusioni. Essendo solo allora decide di appoggiarsi su una ragazza che sta prendendo il sole. Lei si alza infastidita e Michele viene mandato via dagli altri bagnanti. Le ultime due canzoni che Moretti inserisce nel film sono ‘Dieci ragazze’ [19] di Lucio Battisti e ‘Insieme a te non ci sto più’ [20] di Caterina Caselli (che Moretti inserirà anche ne ‘La stanza del figlio’). La prima canzone è al minuto 31.22. Michele ed i suoi colleghi insegnanti stanno partendo in pullman per un meeting sulla ‘Canzone italiana’ (gita surreale per un corpo docenti, come surreale è tutta la scuola). Un insegnante prima di partire canta ‘Dieci ragazze’ di Battisti e anche gli altri insegnanti iniziano a cantare. Michele è insofferente, guarda dal finestrino e vede Bianca. Allora Michele ferma il pullman e decide di seguirla, come Živago scende dal tram per inseguire Lara (scena riproposta nella seconda parte di Palombella rossa). L’ultima canzone che inserisce Moretti è ‘Insieme a te non ci sto più’ della Caselli. Michele è al bar e decide di costituirsi. Il pubblico aspetta la confessione di Michele invece Moretti decide di chiudere il film spiegando un’altra sua mania: le scarpe. Così la felicità della canzone prepara (e disorienta per l’ultima volta) il pubblico alla confessione finale di Michele. Rispetto ai tre film precedenti questa volta (e anche nel futuro ‘La messa è finita’) Moretti nei confronti della famiglia ha un rapporto da ‘opinionista’. Nei film precedenti infatti era padre, figlio presente in famiglia e figlio fuori dalla famiglia ma con il complesso di Edipo. In ‘Bianca’ invece Michele vive da solo, vorrebbe una famiglia ma solo idealmente. Quando sta per realizzarsi il suo sogno però Michele non ha coraggio e lascia perdere. Anche nelle famiglie altrui, quando vede una sconfitta sceglie di ucciderli, questa è l’unica soluzione. L’unica famiglia perfetta è quella di fronte a lui (ed è l’unica che non conosciamo, se non in piccole azioni quotidiane). In ‘La messa è finita’ c’è un timore reverenziale per la figura del parroco, che può permettersi quasi tutto nei giudizi essendo un servo di Dio. In ‘Bianca’ invece l’intromissione di Michele non viene accettata, perché è un uomo comune come noi. La prima scena con la famiglia ‘perfetta’ è al minuto 23.56. Siamo in esterna serale, campo medio e camera prima su Moretti e poi sulla famiglia. Michele sta cenando in terrazza e la famiglia di fronte a lui sta giocando con i figli ad un gioco da tavolo. Michele li guarda e sorride perché vede la realizzazione di una famiglia felice, come per lui dovrebbero essere tutte. La seconda famiglia che ci presenta Moretti è quella di una sua alunna. Siamo a cena e Michele prende le redini della famiglia, scavalcando il capofamiglia. Infatti da ordini ai figli su come tagliare il dolce oppure andare a prendere l’acqua da bere. I genitori sono stupiti dal comportamento dell’insegnante ma non reagiscono. L’unico che riesce a rispondergli a tono è il bambino che dopo aver risposto a Michele gli domanda: “E tu ce l’hai la ragazza?”. Questa domanda inaspettata mette Michele in difficoltà, infatti Moretti chiude subito la scena e fa un primo piano su una foto del vero Moretti da piccolo. Il bambino è come se avesse chiesto a Michele “Tu dai consigli su come mantenere un rapporto di coppia, ma una donna accanto a te non ce l’hai!”. La seconda volta che Moretti ci mostra la famiglia che abita di fronte a lui è quando invita Bianca a casa sua. La famiglia sta ancora giocando con il gioco da tavolo e Michele come un bambino mostra a Bianca il suo ‘giocattolo perfetto’. L’ultima scena con la famiglia è verso la fine del film. Michele decide di andare a costituirsi ma prima esce nel terrazzo. È mattina presto e Michele guarda per l’ultima volta nel balcone di fronte la routine della famiglia. Anche in questo film Moretti inserisce scene dove c’è il contatto fisico tra lui e le altre persone o oggetti. Ho scritto oggetti perché Michele si arrabbia anche con la pianta del proprio terrazzo. A seguito dell’accumulo di stress quotidiano Michele urla alla pianta “Hai troppo sole, poco sole, cos’è che vuoi? Più acqua, meno acqua. Perché non parli?”. La domanda retorica finale ci mostra il desiderio di Michele di avere al suo fianco qualcuno con cui parlare. Il film prosegue e dopo aver riportato a casa Bianca Michele si accorge di essere seguito da qualcuno. Michele allora apre la porta della macchina e chiede spiegazioni con tono arrabbiato all’appuntato. La discussione si interrompe quando Michele si accorge dei sandali che indossa l’appuntato e fa una faccia sbigottita. Al minuto 59.17 poi Michele è a letto con Bianca. Lui cerca un contatto fisico ma non riesce a trovarlo. Così abbandona Bianca a letto e va a fare colazione. Anche da questa difficoltà a trovare la posizione adatta Michele capisce che non è portato per avere un rapporto di coppia. La vera aggressione però è a metà film. Michele porta i suoi alunni fuori a fare esercizi di ginnastica e un alunno di un’altra classe lo insulta. Michele allora si avvicina e gli tira due schiaffi senza pensare alle conseguenze. Il professore poi verrà redarguito dal preside in quanto è un educatore. L’aggressività di Michele non ha limiti, infatti anche il parroco don Giulio ne ‘La messa è finita’ non si fa scrupoli negli scontri sia verbali che fisici. Michele anche nella confessione finale mostra la sua infantilità (o voglia di riviverla). Infatti mentre parla con il commissario dalla finestra vede un bambino con dei sandali blu. Questa immagine gli ricorda la sua infanzia e accenna al commissario il momento in cui metteva quei sandali d’estate. Alla fine poi esclamerà: “È triste morire senza figli”. Per Michele è triste in quanto essendo in carcere non potrà mettere al mondo un suo clone. Un passaggio di consegne c’è stato quando abbiamo rivisto un Michele in miniatura nel fratellino della sua alunna. Quel bambino però non è figlio diretto del professore, e quindi è solo un passaggio di consegne fittizio.





















La messa è finita

Moretti travestito da parroco ma sempre Moretti e le sue manie in ‘La messa è finita’. Anche in questo film c’è attenzione ai ‘dolci’, tema importante per Moretti. Al minuto 7.16 c’è la prima scena dedicata alla ‘sua’ Sacher torte. Siamo in un interno, campo medio e la camera segue don Giulio nei suoi movimenti. Don Giulio ha finito di pranzare con la famiglia e con in mano la torta fa un ‘tour’ della casa in cerca di ricordi visto che ora vive solo. Inizia dalla sua camera dove se in ‘Ecce bombo’ c’era un poster di Buster Keaton qui troviamo un suo poster da giovane. C’era già un richiamo al Nanni bambino con una sua gigantografia in ‘Bianca’. Nella sua camera oltre al poster don Giulio tira fuori un suo diario, un pallone da calcio e la famosa pallina rossa. Tutti questi oggetti richiamano inevitabilmente l’infanzia di Moretti e del tempo che scorre. Nei film di Moretti c’è un crescendo nel mostrare i dolci (e anche nella loro grandezza). In ‘Io sono un autarchico’ c’erano i piccoli pasticcini, in ‘Bianca’ l’enorme vaso di Nutella e in ‘La messa è finita’ abbiamo addirittura una scena di una fabbrica che produce uova di Pasqua. Don Giulio infatti un giorno decide di fare una gita con i suoi alunni del catechismo in una fabbrica di cioccolato. L’ultima scena dedicata ai dolci è a metà del film. Dopo un litigio con la sorella don Giulio sta facendo colazione con lei. Sulla tavola c’è l’amata Nutella e il parroco le parla del desiderio di regalare alla madre un ombrellino da sole. La sorella gli risponde “Ma non si usano più”. In questo film maggiormente che in altri c’è un forte legame con elementi del passato ora in disuso. Alla fine del film dice: “Le nugatine oggi non le fanno più”. Come nel finale di ‘Bianca’ quando al commissario ricorda i sandali che “aveva da bambino”. Riguardo alla ‘palla’ e al gioco in generale anche in questo film ci sono alcune scene importanti. La prima scena è quella già citata dove don Giulio nella sua stanza ritrova una palla e delle scarpe da calcio. Don Giulio poi darà la sua palla d’infanzia in dono alla parrocchia. Ci sono infatti due scene dove il parroco gioca con i bambini della parrocchia. Nella prima i bambini tirano la palla dentro alla casa del parroco così lui esce a giocare con loro. Nella seconda don Giulio sta parlando con Cesare (l’attore Roberto Vezzosi) e annoiato dalla conversazione corre a giocare con i bambini a calcio. Oltre alla palla Moretti inserisce altre scene ludiche in questo film. Al minuto 39.29 infatti don Giulio è a casa dell’ex parroco e sta montando l’autopista di macchinine per il figlio dell’ex parroco. (La stessa autopista era presente all’inizio del precedente ‘Bianca’). Don Giulio ha quasi finito di montare la pista e il bambino gli dice: ora gioco io! Il parroco come un bambino gli risponde: “Eh no, ci stiamo lavorando da tutto il giorno, ora per minimo tre ore giochiamo noi!”. Poi il padre lo giustifica dicendo che sta avendo i primi turbamenti sessuali e don Giulio inizia a giocare da solo pur di non sentire le parole dell’ex parroco. Il film prosegue e don Giulio va a testimoniare per il suo amico in tribunale (l’attore Vincenzo Salemme). Uscito dal tribunale torna a casa stressato e allora gioca con il flipper dell’oratorio (lo stesso flipper presente sia in ‘Sogni d’oro’ che in ‘Bianca’). Moretti anche se veste i panni del parroco in questo film inserisce lo sport a lui più caro (che svilupperà meglio nel successivo ‘Palombella rossa’) ovvero la piscina e la pallanuoto. Don Giulio andando a trovare il suo amico depresso Saverio (Marco Messeri) gli chiede di uscire per svagarsi. I due vanno in una piscina vicino a casa di Saverio e trovano il figlio di quest’ultimo che sta nuotando. Al bordo della piscina è presente anche la ex compagna di Saverio. Don Giulio allora si volta per dirlo a Saverio ma quest’ultimo è scappato. Le ultime due scene dedicate alla ‘palla’ sono verso la fine del film quando don Giulio è al capezzale della madre defunta e fuori dalla finestra vede un bambino che gioca con una pallina rossa (la stessa che aveva lui da bambino). L’ultima scena è alla fine del film quando mentre don Giulio predica l’ultima messa prima della partenza un bambino gioca sempre con la stessa pallina rossa. Entrambe le scene le ho già analizzate nel capitolo precedente. Dopo la pausa di ‘Bianca’ dove Moretti non aveva inserito scene con balletti ma solo canzoni, in ‘La messa è finita’ tornano i ‘balletti’. Al minuto 23.56 c’è la prima scena dedicata a questo tema. Don Giulio ha ritrovato una pallina rossa in camera sua (segno dell’infanzia felice) e dice alla sorella che “i genitori stanno invecchiando, e questo non gli piace”.  Alla fine della frase poi intona “Ritornerai” di Bruno Lauzi e poi parte la canzone vera e propria. Qui il parroco balla con la sorella e anche i genitori ballano tra di loro. È singolare come sia in questo film che nei film precedenti il partner di ballo di Moretti non era mai la sua compagna di vita ma sempre un’amica, una sorella oppure si limitava a guardare gli altri ballare. Per Moretti forse il ballo è un ‘gesto intimo’ che lega due persone, quindi da evitare con una fidanzata provvisoria (Ecce bombo) e non definitiva. Oltre ai balletti è sempre importante l’uso che Moretti fa delle canzoni nei suoi film. A metà del film Moretti infatti inserisce ‘Sei bellissima’ [21] di Loredana Bertè. La sorella di don Giulio sta leggendo al fratello la lettera del padre diretta alla madre dove spiega il suo innamoramento per un’altra donna. Il parroco sente queste parole come una violenza e alza la radio pur di non ascoltare. (Gesto che farà anche con l’ex parroco quando quest’ultimo racconta a don Giulio i primi turbamenti del figlio). Per il parroco ci sono alcuni temi sensibili che non devono essere toccati come il tradimento o la sessualità e allora è meglio una canzone liberatoria (Sei bellissima) o il rumore di un’autopista (gioco dell’infanzia). Uno degli artisti a cui è più legato Moretti è senz’altro Franco Battiato. Moretti sceglie di usare pezzi new wave di Battiato per dare un respiro alla narrazione. Nella scena precedente infatti don Giulio ha litigato con il padre (scena molto drammatica) e allora decide di andare al bar dove parla con una bambina sconosciuta. Qui c’è armonia allora ‘I treni di Tozeur’ [22] è perfetta come scelta.  Anche alla fine del film Moretti sceglie di inserire ‘Ritornerai’ di Lauzi. [23] Don Giulio sta celebrando il matrimonio di Cesare e alla fine della celebrazione parte la canzone di Lauzi. A questo punto in chiesa inizia un balletto tra gli invitati e don Giulio guarda felice questo momento. Il ruolo della famiglia è sempre trattato in maniera delicata da Moretti nei suoi film. Anche in questo film ci sono alcune scene di quotidianità sul tema della famiglia. Al minuto 6.26 c’è la prima scena con don Giulio a tavola con i suoi genitori. Siamo in un interno, primi piani sui protagonisti e la camera fa un campo/controcampo su chi parla. Rispetto ad ‘Ecce bombo’ (unico film uscito precedentemente con il quale si può fare un paragone) c’è un’inversione dei ruoli tra madre/padre. Anche in questo film Moretti è il vero capofamiglia che prende le redini dei discorsi all’interno della famiglia. Se in ‘Ecce bombo’ la madre era assente nei discorsi, o si limitava a qualche risposta lapidaria, qui è il padre che mangia ma non ascolta. Il suo unico problema è la quantità di torta (più piccola) che gli viene assegnata rispetto al figlio (più avanti capiremo che il padre è assente perché pensa all’amante). Don Giulio intanto fa un giro della casa e poi si ferma a guardare il padre che annaffia le piante. Il padre guardando il figlio gli chiede: “L’amore universale esisterà veramente? Cosa ne pensate voi preti?”. Il figlio risponde che “Noi preti pensiamo di sì, e anche io lo penso”. La precedenza del plurale in questa frase ci mostra come alcuni argomenti siano dogmi per la professione ed in seguito viene il pensiero del singolo. Un collegamento che mi viene in mente è la risposta che da Moretti a D’Alema in ‘Aprile’ quando dice: “D’Alema dì qualcosa di sinistra”. Anche in questa occasione, dove non c’è il pensiero del singolo, un pensiero della corrente può rispondere a domande a cui a volte non c’è una risposta. Il rapporto di don Giulio con la sorella invece è diverso da Apicella in ‘Ecce bombo’. Se in ‘Ecce bombo’ il fratello si sostituiva al padre nel ruolo dell’educatore, in questo film spesso c’è uno scontro fraterno sia verbale che fisico. Nell’approccio con le famiglie altrui don Giulio è simile ad Apicella in Bianca dove il suo parere dovrebbe essere un modello da seguire. In questo caso il parroco da delle direttive alla famiglia dell’ex parroco nei metodi educativi. Nella scena seguente troviamo alcune analogie con i film precedenti dove don Giulio ha atteggiamenti infantili. Nella prima scena il parroco si avvicina alla madre e la bacia. Lei lo accarezza e lui le dice “Non te ne approfittare” con un tono che ci ricorda Apicella in ‘Ecce bombo’ rivolto all’amica di sua sorella. Anche in quell’occasione Michele riprese l’amica dicendole “io do ancora un significato agli abbracci” facendo il paragone con le nuove generazioni che danno subito confidenza. Poi don Giulio per spostarsi nell’altra stanza fa una scivolata sul pavimento come il professor Apicella in ‘Bianca’. (altro gesto infantile). Ora è dal padre, lo fissa per distrarlo dalla lettura (come Michele faceva con il padre rovesciandogli la pattumiera sul tavolo). Il padre gli legge la poesia ‘Gli uomini vuoti’ di Thomas S. Eliot [24] (poesia recitata anche nel finale di ‘Apocalypse now’). Infine giocando con la pallina rossa (simbolo dell’infanzia) dice alla sorella: “mamma e papà invecchiano, e io non lo sopporto”. Questa presa di coscienza avviene spesso quando si esce dalla famiglia e si ritorna dopo anni. I genitori sono in pensione e purtroppo si stanno avvicinando alla morte. Se il bambino incoscientemente pensa che i genitori non moriranno mai, quando esce e rientra da adulto nel nucleo famigliare prende coscienza di questo fatto. Anche qui però Moretti dopo questa riflessione amara subito inserisce una canzone per alleggerire tutto, ovvero ‘Ritornerai’ di Lauzi. Il film prosegue e il padre di don Giulio dice al figlio del tradimento verso la madre. Da bravo codardo dice al figlio che deve essere lui a dirlo alla madre perché lui non ha il coraggio. Il parroco si rifiuta e allora il padre si giustifica dicendo che anche un suo amico anziano ha una compagna molto più giovane. Don Giulio allora lo insulta e prova pena per il padre. Don Giulio tornando a casa cerca un modo per dire alla madre del tradimento. La madre inizia a piangere e lui la rimprovera alzando la voce. Da queste due scene possiamo vedere come ci sia una reazione inversa da parte del parroco nei confronti dei genitori. Don Giulio doveva aggredire il padre e invece rimprovera la madre. Potremmo pensare che non aggredisce il padre perché si trova in chiesa. Invece non è questo il motivo perché più avanti don Giulio aggredirà il padre proprio un chiesa. Il film prosegue e al minuto 49.38 don Giulio è in biblioteca con la madre. Nel dialogo con il figlio vediamo come la madre del parroco perdoni il tradimento dando la colpa all’amante e non al marito (un motivo può essere la  paura di stare da sola a quell’età). Nella scena seguente c’è don Giulio con la madre e la sorella seduti in cucina. Sarà l’ultima scena con la madre prima del suo suicidio. In questa scena la donna sembra aver perdonato il marito e sogna un riallacciamento nel rapporto. Verso la fine del film don Giulio incontra il padre in parrocchia e qui ha l’ultimo dialogo prima del suicidio della madre. In questa occasione don Giulio aggredisce il padre sia verbalmente che fisicamente in quanto il padre espone un dialogo surreale sul perdono che deve ricevere. L’ultima scena dove don Giulio è con la famiglia è al capezzale della madre morta suicida. Il parroco seduto su una sedia piangendo racconta alla madre episodi della sua infanzia e le ‘chiede’ se si ricorda di quegli episodi. Dopo averle raccontato l’episodio della pallina rossa il parroco esce in terrazzo con la sorella e vede una madre con due figli e uno di loro sta giocando con una pallina (anche questa rossa). Anche in questo film Moretti inserisce scene di aggressività verbale o fisica. Al minuto 29.07 c’è la prima scena riguardante questo argomento. Siamo in esterna, campo medio e la camera segue i protagonisti. Don Giulio sta parcheggiando la macchina e un’altra macchina parcheggia nel suo posto. Il parroco scende dalla macchina e inizia un diverbio tra i due parcheggiatori. Lo sconosciuto assieme ad altri suoi amici tentano di affogare il prete in una fontana vicino al parcheggio. (scena che ricorda Alex di ‘Arancia meccanica’ [25] che subisce la violenza da parte dei suoi ex amici drughi ora diventati poliziotti). In questo film maggiormente agli altri don Giulio è scontroso con le persone con cui si relaziona. Anche durante un seminario sulle coppie che si stanno per sposare manda via un uomo (il futuro regista Daniele Luchetti e qui aiuto-regista di Moretti) a causa di una battuta sul sesso. Un altro episodio di scontro con protagonista il parroco si svolge in tribunale. Don Giulio si trova in tribunale per testimoniare a favore di un suo amico (Vincenzo Salemme) e si scontra con il giudice (interpretato da Luigi Moretti, il padre di Nanni) invece di mantenere toni quieti. Dopo qualche scena serena con i genitori don Giulio si scontra ancora con il fidanzato della sorella e con la sorella stessa. Il  motivo è la gravidanza non voluta dalla sorella e don Giulio è contrario all’aborto. Dopo questa aggressione nei confronti della sorella c’è un’escalation di scontri da parte di don Giulio nei confronti di altre persone. Sono in ordine: l’ex parroco, il padre, uno sconosciuto in libreria, Cesare (per tutto il film veramente) e un padre che chiede il battesimo al figlio. Altre due scene chiave sono quando don Giulio rompe il vetro della cucina con un pugno e quando sta per essere accoltellato fuori dal cinema. Il parroco tornando dopo anni nel suo paese natale cerca di sistemare le cose ma si scontra con il volere delle persone a lui care. E così discute anche sulle piccole cose: con l’ex parroco su come accogliere un ospite a cena (non in ciabatte), in libreria con uno sconosciuto sulla critica di uno scrittore e infine su un padre che chiede il battesimo del figlio. Riguardo Cesare per tutto l’arco del film don Giulio è scontroso nei suoi confronti perché non ci si può improvvisare ‘servi di Dio’ (infatti alla fine del film Cesare si sposa). Tornando alla scena del pugno sul vetro il motivo è il non completo perdono nei confronti della sorella. I due per il quieto vivere hanno fatto pace facendo colazione assieme ma don Giulio non accetta le decisioni della sorella quindi se la prende con un oggetto immateriale (il vetro) per non aggredire ancora fisicamente la sorella. L’ultimo episodio dove il parroco invece subisce una violenza (dopo il mancato parcheggio) è all’uscita di un cinema. Don Giulio vuole parlare con il suo amico Gianni ma quest’ultimo è minacciato da estranei perché Gianni è omosessuale. Gli aggressori pensano che il parroco sia un suo amico gay allora tentano l’omicidio. Vengono fermati dalla fermezza di don Giulio che recita loro il ‘Paradiso’ di Dante e allora gli aggressori si fermano.












Palombella rossa

Questo film essendo incentrato prevalentemente sullo sport eviterò di analizzare appunto la tematica ‘sport’ e mi concentrerò sulle altre famose manie di Moretti, ovvero ‘dolci’, ‘famiglia’, ecc. Come nei film precedenti, la prima tematica che analizzerò saranno i ‘dolci’. Dopo il ‘rapimento’ da parte dell’allenatore della squadra di pallanuoto, Michele Apicella (ultimo film per Moretti con il suo alter-ego) sta dormendo e sogna la sua infanzia. Siamo al minuto 4.18 e il bambino Michele sta mangiando un dolce al cioccolato. Michele è un Moretti in miniatura, con la camicia, bretelle e la passione per i dolci. Michele non vuole andare agli allenamenti di nuoto e la madre lo rincuora dicendogli che ci sono molti bambini della sua età e che si divertirà. Il film prosegue con il riscaldamento degli atleti e tra loro c’è Michele adulto. Mentre Michele sta camminando tra gli spalti della piscina viene sopraggiunto da due sconosciuti che gli parlano di politica. I due gli regalano un vassoio di dolci perché “conoscono la sua passione per i dolci”. Michele è spaesato in quanto ha perso la memoria e non si ricorda della sua attività di politico nella vita. Questo film è il più autobiografico di Moretti rispetto agli altri. Qui infatti ci sono le sue più grandi passioni: la pallanuoto e i dolci. Mentre Michele ed i suoi compagni si stanno preparando alla partita in acqua, passano dei cartelloni raffiguranti pubblicità di pasticcerie e altri dolci. Durante tutto il film Michele riceverà dei dolci da parte dei due sconosciuti amanti della politica. Dopo i pasticcini infatti consegneranno a Michele quattro torte (due al cioccolato, due alla frutta) esclamando: “Eccedi, i dolci, il loro sapore, sono una delle poche cose che ti piacciono. Allora esagera”. L’ultima scena dedicata ai dolci è al minuto 45.19. Michele bambino ruba ad un neonato suo vicino di casa lo stesso dolce che viene regalato a Michele adulto da due sconosciuti (torta al cioccolato). In realtà è un sogno di Michele bambino dove i genitori a seguito dell’ennesimo furto di dolci da parte del figlio decidono di costituire il figlio alla polizia per il reato. Il bambino allora si fa la valigia ed esce di casa. Qui però si accorge di indossare le pantofole (altra mania di Moretti, le scarpe) e allora urla alla madre: “No, le pantofole noo!” In questo film a differenza degli altri ci sono solo due canzoni (bisogna dire che il film dura di meno rispetto agli altri: 89 min.), ma queste canzoni sono importanti per lo svolgimento del film. La musica (come il cinema ed altre arti) è un momento di aggregazione durante il quale si ferma tutto il resto e non si pensa ad altro. Nel film infatti quando parte la canzone ‘I’m on fire’ di Springsteen [26] o quando c’è la scena chiave del ‘Dottor Živago’ la partita si interrompe e i giocatori corrono a vedere il film o a cantare. L’altra canzone che Moretti inserisce è ‘E ti vengo a cercare’ [27] sempre di Battiato. La canzone prima è cantata da Apicella politico durante il dibattito televisivo e successivamente da Michele durante il rigore decisivo nella partita di pallanuoto. Mentre canta la canzone nella piscina anche il pubblico la intona e anche questo è un momento di aggregazione per il protagonista. Il tema ‘famiglia’ in questo film non verrà analizzato in quanto già analizzato nel capitolo precedente sull’infanzia (in questo film infatti l’infanzia coincide con il rapporto di Michele con i genitori e con la figlia interpretata da Asia Argento). Riguardo al contatto fisico ed all’aggressività invece provvederò ad analizzare le scene. Al minuto 33.26 c’è la prima scena di aggressività di Michele nei confronti della giornalista. Michele le sta parlando malinconicamente della sua infanzia e senza un motivo prende con forza il suo braccio e glielo stringe. Il motivo forse può essere la presa di coscienza da parte di Michele del fatto che quel periodo non tornerà mai più. In questo modo sfoga il suo disappunto sulla povera giornalista. Michele lo dice apertamente: “non ho nostalgia del ventre materno e tutte quelle cose lì (alludendo al complesso di Edipo)” ma vorrebbe solo rivivere quei momenti di innocente gioventù. Dopo questo episodio con la giornalista Michele si scontra anche con un cattolico (Dc) sconosciuto. Michele sta stemperando la tensione sulle gradinate dello stadio camminando avanti e indietro e questo sconosciuto gli dice come siano simili le idee cristiane a quelle di sinistra del politico Apicella. Michele continua a spingerlo e arriva anche a buttarlo per terra. La scena seguente è la più famosa del film: la giornalista parla con frasi fatte tipiche del mondo giornalistico e Michele le tira due sberle esclamando ‘Ma come parla?’. Subito dopo aver avuto uno scontro fisico con la giornalista, Michele da un pugno anche ad un avversario in acqua. Il motivo non è un insulto da parte dell’avversario ma la frase “non è uno sport per signorine”. Subito dopo infatti Michele va dall’arbitro e dice: “l’ho aggredito perché è una frase che sento da trentanni, non è uno sport per signorine”. Durante le riprese di questa scena Moretti si ruppe veramente il mignolo della mano destra in quanto fece più volte la scena ed i pugni erano veri. Al minuto 59.37 Michele spinge ancora via il cattolico che tenta di coinvolgerlo nella conversione da comunista a democratico. Con lui c’è il ‘guru’ cattolico (il regista Raúl Ruiz) che spiega a Michele alcuni concetti teologici. Michele ascolta il guru e si tuffa in acqua convinto da queste teorie. Verso la fine ci sono le ultime due scene dove Michele è scontroso con gli altri. Nella prima c’è un autocelebrazione da parte di Moretti. Infatti Michele dice al suo avversario “e non hai pietà tu di me” come il professore in ‘Bianca’ diceva al suo alunno durante un esercizio di matematica alla lavagna. Nell’ultima scena dedicata a questo tema vediamo il richiamo all’infanzia da parte di Michele (come nel finale de ‘La messa è finita’). Se nel precedente film Michele rimpiangeva le nugatine, qui in una corsa finale disperata rimpiange i “pomeriggi di maggio, le merendine al cioccolato, ecc”. E alla fine nell’urlo liberatorio ‘mamma!’ vediamo una richiesta d’aiuto, dove la mamma ci aiuta sempre nei problemi.





















Caro diario




Figura 7 - Caro diario - Foto di scena


Caro diario si differenzia dai film precedenti di Moretti nell’approccio ai contenuti. Se nei film precedenti c’erano le manie di Moretti, in questo film c’è più ‘amore’ nei contenuti. Alcune cause di questa scelta possono essere: 1) film che si avvicina al documentario e si allontana dalla fiction, 2) presa di coscienza di Moretti al valore della vita e alle cose 3) diverso approccio alla musica come colonna sonora del film e non come riempitivo (come già in ‘Bianca’ dove avevamo notato un maggior interesse alla sceneggiatura), 4) allontanamento definitivo dall’alter-ego ‘Apicella’. Questa volta ci troviamo di fronte ad un racconto snodato nelle diverse scene e non viceversa. Non abbiamo piccoli sketch di Moretti con altri comprimari ma un vero e proprio racconto. Questa scelta funziona perché non annoia lo spettatore. Un esempio di cultura ‘bassa’ che posso citare è la differenza tra i primi ‘cinepanettoni’ e gli ultimi. ‘Sapore di mare’ [28] o ‘Vacanze di Natale’ [29] hanno il pregio di avere piccoli sketch con molti attori comprimari. Nelle ultime produzioni invece abbiamo scene comiche lunghe con pochi attori protagonisti e lo spettatore si stufa e non ride. I cinque grandi temi di questo capitolo in questo film vengono solo accennati perché fanno spazio al racconto del panorama o alla malattia di Moretti. Comunque esporrò le tematiche fedeli a Moretti (anche se in poca quantità). Al minuto 28.40 c’è l’unica scena di Moretti dedicata ai ‘dolci’. Siamo nell’episodio ‘Isole’ e Moretti è in un bar. Nanni chiede un’aranciata e un panino ma il suo sguardo si ferma lentamente sui dolci esposti in vetrina. In seguito è distratto dalla tv del bar che sta trasmettendo ‘Anna’ di Lattuada [30] dove la Mangano balla. Moretti allora mima felicemente i gesti dell’attrice (ricordandoci la sua passione per la danza che ci ha già esposto nel capitolo precedente ‘In vespa’). Riguardo all’oggetto ludico ‘palla’ Moretti dedica una sola scena a metà film. Siamo ancora nell’episodio ‘Isole’ e Nanni è in un campo da calcio con in mano degli appunti di un film. Ad un certo punto si accerta che nessuno lo guardi ed inizia a palleggiare. Mentre palleggia in sottofondo parte un tema di Nicola Piovani (autore della colonna sonora del film). Un ulteriore collegamento infantile di Moretti che possiamo vedere in questo film è quando è in casa di una famiglia dell’isola di Salina. Qui è sdraiato per terra e come un bambino attacca le figurine su un album. Oltre a Nanni notiamo anche nell’amico un atteggiamento infantile quando si avvicina alla tv perché vuole sentire a tutti i costi la trasmissione invece di partecipare al dialogo familiare. L’amico di Moretti è uno studioso dell’‘Ulisse’ e da anni rifiuta il mezzo televisivo. Un giorno mentre si sta spostando con Nanni nel traghetto viene distratto dalla tv allora da quel giorno diventa un teledipendente. Come ho già detto prima Moretti in questo film per la prima volta sceglie di far comporre una colonna sonora ad hoc per il film. Chiama Wim Mertens, un musicista belga. Il musicista accetta e compone le musiche. Moretti in seguito andrà in un hotel a Bruxelles con il suo socio Barbagallo per ascoltare le sinfonie. Dopo aver ascoltato le sinfonie pensa che non siano adatte per il film. Per la prima volta nella sua filmografia ‘Caro diario’ ha una data di uscita nelle sale cinematografiche quindi c’è poco tempo per trovare un compositore. Chiama Nicola Piovani (con il quale aveva già lavorato in passato) che accetta l’incarico e farà un lavoro notevole. La musica di Piovani verrà utilizzata per l’episodio ‘Isole’. Per le ‘cartoline’ di Roma Moretti usa canzoni di cantanti africani [31] e alla fine usa ‘Inevitabilmente’ di Fiorella Mannoia [32] per darci il lieto fine alla sua (vera) storia. In questo film (dopo la pausa di ‘Palombella’) torna la famosa scena del ‘ballo corale’. Siamo al minuto 10.10 e nel suo giro in Vespa Moretti entra in una piazza dove c’è un concerto di una band latino-americana. Vediamo la gente che balla e Nanni prenderà il microfono e canterà anche lui con il cantante. Se un altro regista famoso (Pupi Avati) ha molta cura per le canzoni utilizzate nei propri film, anche Moretti ci ha sempre mostrato la sua passione per la danza. E qui ce la mostra con un dialogo con l’attrice di ‘Flashdance’ Jennifer Beals. L’attrice è in compagnia del suo vero marito Alexandre Rockwell e Moretti dopo un dialogo sulla bellezza della danza, si perde nelle scarpe della Beals (altra sua famosa mania). Riguardo al quarto tema da analizzare, ovvero la ‘Famiglia’ l’episodio più interessante è quello di mezzo, ovvero ‘Isole’. Qui i figli (anche se piccoli) sono i veri capofamiglia del nucleo familiare. Ci sono due famiglie con le quali Moretti è a contatto. Nella prima vediamo un rapporto di esaltazione del figlio, come l’ex parroco in ‘La messa è finita’ verso il figlio. Moretti anche qui non da importanza alla famiglia e piuttosto attacca le figurine (come ho già citato prima). Nella seconda famiglia invece i genitori non fanno un secondo figlio perché il loro primogenito è contrario a questa scelta. L’isola invece in generale è dominata dai bambini che si impossessano del telefono e chiedono a chi chiama di mimare i versi degli animali impossibilitando così la comunicazione. A differenza dei film precedenti Moretti in questo film non si scontra fisicamente con le persone ma solo verbalmente. La prime due ‘vittime’ sono due sconosciuti che Moretti incontra nel suo giro in Vespa. Al primo (fermo al semaforo) spiega il concetto di ‘minoranza’ preferito a quello di ‘maggioranza’, ma lo sconosciuto lo ascolta fino all’arrivo del verde e poi se ne va. La seconda ‘vittima’ è uno sconosciuto al quale fa un rimprovero sulla scelta di abitare a Casal Palocco, quando negli anni ’60 Roma era al suo massimo splendore. Casal Palocco è una zona residenziale di Roma costruita a tavolino, paragonabile alla ‘Milano due’ [33] del Nord. Da qui il rimprovero di Moretti, dove chi ci abita preferisce una vita suburbana fatta di “pantofole, film in videocassetta e pizze in contenitori di cartone” rispetto alla vita culturale di Roma capitale. L’ultima vittima è un critico cinematografico che aveva fatto una buona recensione ad un film orrendo secondo Moretti. Il critico è interpretato dall’attore Carlo Mazzacurati (spesso aiuto-regista di Moretti). Moretti va a casa del critico e gli legge la sua recensione positiva. Il critico piange e si rifiuta di sentire la sua recensione.






Aprile




Figura 8 - Aprile - Foto di scena


Se ‘Palombella rossa’ era il film sullo sport, ‘Aprile’ è il film su un altro tema da me analizzato in questo capitolo: la famiglia. I riferimenti ai ‘dolci’ e lo ‘sport’ in questo film sono assenti (anche se il progetto irrealizzato sul film sul pasticcere si collega ai ‘dolci’).  Riguardo alla ‘musica’ Moretti continua il suo percorso iniziato con ‘Caro diario’. Le musiche più importanti sono quelle create da Ludovico Einaudi. Completano la colonna sonora canzoni sudamericane [34] e ‘Ragazzo fortunato’ di Jovanotti. Essendo anche questo un film ‘on the road’ Moretti sceglie di usare le sinfonie di Einaudi in scene di riflessione del protagonista. Quando invece arriva l’evento della nascita del figlio inserisce canzoni sudamericane che rappresentano la felicità. Il film si chiude con un leitmotiv di Moretti: il ‘balletto’ del pasticciere che ci ricorda il finale de ‘La messa è finita’, ovvero un finale gioioso. Un altro ballo presente è la scena dove Moretti balla con il figlio ‘Ragazzo fortunato’ di Jovanotti con in mano la radio. Nella maggior parte dei suoi film è presente Luigi Moretti (padre di Nanni), in questo film per la prima (e unica) volta invece appare la madre di Nanni, Agata Apicella. Con lei ci saranno tre scene importanti del film. La prima è in apertura, dove commenta con lei la vittoria del primo Governo Berlusconi e la non reazione da parte della fazione di Sinistra. Nella seconda scena, minuto 19.56, è presente sia la madre di Nanni che la suocera. C’è una ‘gara’ tra chi ha portato più vestiti per il figlio che deve nascere. Moretti vista l’indifferenza della moglie nei confronti dei vestiti della suocera, alza il tono della voce e inizia a tirar fuori gli abiti dalla scatola. Si sofferma poi sulla varietà di scarpe per il figlio, da quelle più comode a quelle per lo sport ecc. (solita mania di Nanni che vediamo anche in ‘Bianca’ e in ‘La stanza del figlio’). Nell’ultima scena con la madre (che ho già analizzato nel capitolo precedente) Moretti chiede alla madre delucidazioni sull’allattamento che ha ricevuto quand’era bambino. Qui notiamo la differenza di reazione tra una generazione pre e post psicologi. In una scena del film vediamo come Moretti e la moglie lascino piangere il figlio come ha detto la psicologa perché si ‘deve sfogare’ (dopo un minuto però corrono dal figlio). La madre di Moretti invece quando andava a lavoro e lasciava il figlio a casa da solo capitava che il piccolo piangeva per ore. Moretti rimane scandalizzato quando la madre gli racconta questo episodio e pensa che possa avere influito nella sua crescita. La differenza che notiamo è il pianto che in entrambi i casi è presente. Il fatto che Moretti e compagna sono presenti in casa e invece la madre di Moretti non cambia le cose. In questo Nanni vede il fatto come non ordinario ma in realtà è uguale, cambia la mancanza della psicologa nella vita della madre di Moretti. Riguardo all’ultimo tema, ovvero ‘Contatto fisico’ notiamo come in questo film sia assente un’aggressione di Moretti nei confronti degli altri attori. Ha solo uno scontro verbale con il suo amico regista Luchetti. Questo litigio però è voluto ‘a tavolino’ da Moretti in quanto a seguito di un dibattito televisivo tra Berlusconi e D’Alema, quest’ultimo non reagisce alle provocazioni di Berlusconi. Moretti allora non potendo interagire con la televisione (e mi viene in mente l’articolo di Pasolini sul ‘Corriere della sera’ del 9/12/1973 dove paragonava la tv al fascismo) [35] decide che deve sfogarsi con qualcuno. La vittima è allora Luchetti, che quella sera deve girare uno spot televisivo. Moretti va sul posto e inizia a deridere Luchetti che si ‘svende’ per la pubblicità a sfavore del cinema. Luchetti però subito gli ricorda che sono anni che Moretti non fa un film, e allora lui non reagisce. Questo è l’unico scontro che Moretti ha. Per il resto del film poi deriderà altre persone (come in ‘Io sono un autarchico’), ma non direttamente. I suoi bersagli preferiti sono sempre attori, registi e politici. La sensazione che abbiamo durante la visione del film è di un eterna distrazione e confusione di Moretti sui progetti da realizzare. Vorrebbe fare il musical sul pasticciere ma non si sente all’altezza, poi decide di fare il documentario sull’Italia ma non ha voglia. In suo aiuto ci sono i collaboratori ma Moretti con loro è distratto su avvenimenti insignificanti come le progettazioni di Giugiaro.
Note bibliografiche:

[1] Taylor, James, Mud Slide Slim and the Blue Horizon, Warner Music Group, USA,
        1971
[2] Lyne, Adrian, Flashdance, Paramount Pictures, USA, 1983
[3] http://www.ateneonline-aol.it/postmoderno24.html
[4] Paoli, Gino, Amare per vivere, Durium, Italia, 1972
[5] Adamo, Salvatore, Non mi tenere il broncio/Lei, La voce del padrone, Italia, 1965
[6] Battisti, Lucio, Emozioni, Dischi Ricordi, Italia, 1970
[7] Siegel, Don, Taglio di diamanti, Paramount Pictures, USA, 1980
[8] Mazzini, Mina, …bugiardo più che mai… più incosciente che mai…, PDU, Italia,
       1969
[9] http://www.rudimathematici.com/archivio/119.pdf (pg. 4)
[10] Zero, Renato, Trapezio, RCA Italiana, Italia, 1975
[11] http://www.youtube.com/watch?v=q4B95f2Mo1c
[12] Tarantino, Quentin, Pulp fiction, Miramax Films, USA, 1994
[13] Clucher, E.B., Nati con la camicia, El Pico S.A., Italia/USA, 1983
[14] De André, Fabrizio, Volume I, Bluebell Records, Italia, 1967
[15] http://it.wikipedia.org/wiki/Pubblicit%C3%A0_televisiva
[16] http://it.wikipedia.org/wiki/Musica_leggera
[17] Paoli, Gino, Gino Paoli, Dischi Ricordi, Italia, 1961
[18] Battiato, Franco, L’arca di Noè, EMI Italiana, Italia, 1982
[19] Battisti, Lucio, Lucio Battisti Vol. 2, Dischi Ricordi, Italia, 1970
[20] Caselli, Caterina, Insieme a te non ci sto più, CGD, Italia, 1968
[21] Bertè, Loredana, Normale o super, CGD, Italia, 1976
[22] Battiato, Franco, Mondi lontanissimi, Emi Italiana, Italia, 1985
[23] Lauzi, Bruno, Ritornerai/Fa’ come ti pare, Galleria del corso, Italia, 1963
[24] Eliot, Thomas Stearns, Poesie, (trad. it. di Sanesi, Roberto), Bompiani, Milano,
       2000
[25] Kubrick, Stanley, Arancia meccanica, Warner Bros., UK/USA, 1971
[26] Springsteen, Bruce, Born in the U.S.A., Columbia Records, USA, 1984
[27] Battiato, Franco, Fisiognomica, EMI, Italia, 1988
[28] Vanzina, Carlo, Sapore di mare, International Dean Film, Italia, 1983
[29] Vanzina, Carlo, Vacanze di Natale, Filmauro, Italia, 1983
[30] Lattuada, Alberto, Anna, Carlo Ponti Cinematografica, Italia, 1951
[31] http://www.imdb.com/title/tt0109382/soundtrack
[32] Mannoia, Fiorella, I treni a vapore, Epic Records, Italia, 1992
[33] http://it.wikipedia.org/wiki/Milano_Due
[34] http://web.tiscali.it/cinemamore/m5.html
[35] http://www.filosofico.net/Antologia_file/AntologiaP/Pasolini_01.htm







4. CONCLUSIONI
In questo lavoro ci siamo proposti di analizzare la visione che ha Nanni Moretti nei confronti dell’infanzia. Ho scelto di trattare questo argomento nella filmografia di Moretti in quanto è uno dei temi meno analizzati sul regista trentino. Prima di questo lavoro la mia passione per il regista si riversava solo su due film di Moretti: Ecce bombo e Bianca. Attraverso questo lavoro invece ora ho una visione più totale sulla prima parte della sua filmografia. Ho impostato questa presentazione non in ordine cronologico dei film girati dal regista ma in base al tema e al crescendo di spazio che l’infanzia ha nei suoi film. Nel primo film (Ecce bombo) ci sono solo due scene che hanno come riferimento l’infanzia. In questo film Moretti nei confronti dell’infanzia ha il ruolo dell’’orco cattivo’ in quanto in una scena buca il pallone a dei bambini che stanno giocando in spiaggia. Nel secondo episodio del secondo film da me analizzato (Caro diario) i bambini sono i ‘capi’ dell’isola e si appropriano dei mezzi di comunicazione (soprattutto il telefono, mezzo molto caro al regista, anche se è un mezzo ‘freddo’). Nel terzo film (Io sono un autarchico) Michele è padre di un bambino, Andrea. In questo film i ruoli sono invertiti in quanto Michele (alter-ego di Moretti) è un Peter-Pan che non vuole crescere ed è un cattivo attore (character). Andrea al contrario si rivela un bambino dall’animo puro e recita (jouer) solo perché glielo chiede il padre. Nel quarto film (Sogni d’oro) inizia ad emergere seriamente il tema da me trattato in questa tesi. I bambini nel film infatti sono preconfezionati, non spontanei. Tema che verrà ripreso anche nel successivo Bianca (1984) dove il fratellino di un’alunna del Prof. Apicella è una copia, un doppione di Michele. Nel sesto film (Palombella rossa), l’immagine che riassume bene l’infanzia è la ‘pallina rossa’. Questa è una scena chiave del film in quanto a seguito del suicidio della madre di don Giulio, il prete cerca di ricordare con la madre la sua infanzia felice. In questo soliloquio il prete è arrabbiato con la madre e nella frase ‘E ora chi ci pensa a me’ racchiude tutto il pensiero di Moretti. Con quella domanda retorica Moretti ci mette di fronte ad un tema importantissimo nella nostra vita: anche quando siamo adulti saremo sempre dei figli. E come figli avremo sempre bisogno di un consiglio da parte dei nostri genitori. Non importa se siamo persone di successo o a nostra volta padri. Saremo sempre figli per i nostri genitori. Nel penultimo film che ho analizzato (Palombella rossa) ci sono dei flashback sull’infanzia del protagonista. Nel flashback più importante Michele ha nostalgia della sua infanzia, anche dei momenti che da piccolo riteneva più noiosi. Alla fine del film poi c’è una corsa lungo la piscina dove Michele urla: “non torneranno più le merendine di una volta, mammaaa” richiamando la scena che ho analizzato precedentemente del dialogo immaginario tra don Giulio e la madre suicida. Nell’ultimo film che ho analizzato (Aprile) Moretti interpreta se stesso. Anche in questo film c’è una scena dove Moretti fa autoanalisi. Il regista è diventato padre e dice a se stesso: “Nanni diventando padre deve crescere (con tono serioso). Dopo qualche istante poi sorridendo afferma: ma perché?” Con questa domanda Moretti ci pone di fronte ad un’altra analisi: anche diventando padri noi conserviamo lo stesso i ruoli che abbiamo nella nostra vita:  Nanni è figlio, padre, regista, marito, amico, concorrente (degli altri registi) ecc. Nanni come noi è un’insieme di ‘maschere’, e quindi anche ‘Peter-Pan’, la nascita del figlio è un aggiunta alla sua personalità, non deve escludere gli altri ruoli.
















Abstract

With this thesis I propose to analyze the childhood in the first part of the Filmography of the Director Nanni Moretti. I chose the theme of childhood as it is a theme recently developed over the years by critics in the Filmography of the Director. It is also a subject that fails to explain the choice of Director of double in his alter-ego Michele Apicella and motivation that drove the Director to close the path of Abdulwahab with ' red ' 1989 Palombella. I could not put in his two first short films (' the defeat ' and ' Pâté de bourgeois ') and the medium-length film ' how to talk brother? ' because they are not available (Moretti saves you privately and see them not as they are ' exercises in style of a young director). However I managed to trace a path of investigation of his vision of childhood from his first feature film ' I am un autarchico ' of 1976 until April of 1998. I have not analyzed about his later work because ' the son's room ' in then in my opinion it opens a second Director's vision and there are traces of childhood in these films (aside from a few scenes ne ' Il caimano ' and a joke to the Pope on childhood in ' Habemus papam '). Nanni Moretti's over the years has been repeatedly analyzed his approach towards his delusions (or constant) present in his films: sweets, attention to language, shoes, dancing etc. In this analysis, however I will try to put his relationship with their delusions, outlining a common thread that tries to give meaning to his choices through childhood. In my discussion, after a first half where there will be an introduction to the film, a second part where there will be an analysis of scenes; in the last part there will be a ' trait d'union ' that will clarify my point of departure. The two words (or names) who manage well to summarize the path of Man are: ' nostalgia ' (and melancholy) and ' Peter Pan ' or ' child ' that rests on both the Director and maybe in all of us. In addition to the cycles of life ending and there are imposed without our will by the company (canonical five years of elementary school, three of the lower secondary school, etc.) there are the cycles of life ending (or beginning) as a result of our choices: end of a job, marriage, birth of a child. This Man clearly was able to trace a path acceptable: when his son Peter was born in April ', the film director Moretti would dedicate himself to musical on Trotskyist pastry chef, but the company (and therefore not Moretti) ' calls ' a documentary about the Italian political situation. In addition to film director Moretti then there is man Man, who would like to devote himself entirely to the father, but can't because there's work (and thus the external world) who calls. In this movie, and above all in the background, we can find meeting points with our lives, where the choices of others may have impacted on our will. Finally there is the nostalgia and the ' child ' who lives in Moretti, who would like to return to origin, when everything was simpler and playing ball (item I in treatment) or ate "snacks that will not more".

L'infanzia nel cinema di Nanni Moretti 2

2. ANALISI DEI FILM


Nei primi due film di Nanni Moretti (‘Io sono un autarchico’,1976 [1] ed ‘Ecce bombo’, 1978 [2]) la figura del bambino è rappresentata dal giovane attore Andrea Pozzi [3]. Moretti all’inizio del suo percorso cinematografico interpreterà il personaggio di Michele Apicella (cognome della sua vera madre, Agata [4]). Oltre al rapporto Moretti-Apicella è interessante nelle prime opere di Moretti il rapporto Apicella-infanzia.

2.1. Io sono un autarchico

Nel suo esordio ‘Io sono un autarchico’ Michele è un giovane padre che si ritrova a crescere un figlio. Come professione Michele fa l’attore teatrale grazie al suo amico Fabio Ghezzi (interpretato dall’attore Fabio Traversa [5], compagno di banco di Moretti a scuola con il quale collaborerà anche in seguito). Sia in ‘Io sono un autarchico’ che nelle poche scene di ‘Ecce bombo’ Moretti nei confronti dei bambini ha un atteggiamento da ‘bullo’. Moretti-Apicella  fa i dispetti ai bambini come un eterno Peter Pan che non vuole (o forse ha paura) di crescere. All’inizio di ‘Io sono un autarchico’ Michele si sta separando dalla compagna (l’attrice Simona Frosi [6] che sarà presente anche nel successivo ‘Ecce bombo’ nella parte della ex fidanzata). In queste situazioni lo spettatore si aspetta che il padre vada dal figlio piccolo e trovi le parole giuste per dirgli che i genitori si stanno separando. Questa delicata situazione la ritroviamo in uno degli ultimi film di Moretti, ‘Il caimano’ [7] dove il protagonista ci impiegherà molto tempo per trovare il coraggio e le parole giuste da dire ai figli. In ‘Io sono un autarchico’ invece Moretti spiazza tutti e va dal figlio e come un compagno di giochi gli dice “Andrea, senti adesso, quando andiamo di là, quando io tossisco, tu fai mmh (verso con la bocca tipico dei bambini quando stanno per piangere). Capito? Prova un po’!” (e intanto il figlio Andrea prova la parte come un attore). Siamo al minuto 3:48 e la scena si svolge dopo cena in un interno [8] (a casa di Michele). Abbiamo un primissimo piano sul gioco con cui sta giocando il piccolo Andrea. Moretti per mostrarci il bambino fa una zoomata all’indietro e verso l’alto lentamente e ora riusciamo a vedere Andrea per la prima volta nel film. Dobbiamo ricordarci che il film è stato girato con un Super 8, in presa diretta e questo si nota in quanto notiamo un piccolo tremolio quando la camera ci mostra Andrea. Oggi quando dal piccolo particolare si passa al soggetto intero siamo abituati ad una lenta carrellata all’indietro. Moretti avendo pochi fondi a disposizione e dovendo girare in Super 8 sceglie appunto questa (tremolante) zoomata. Anche il cast è formato da amici che Moretti ha dovuto ‘reclutare’ durante il loro tempo libero in quanto nella vita facevano tutt’altro (studenti, insegnanti, disoccupati). Dopo la visione del film molti critici dissero al regista che si vedeva che si divertivano durante le riprese. Moretti smentirà tutto in un’intervista in quanto a causa del tempo limitato del cast appunto nelle riprese non c’era la serenità tipica di un film normale. Quando invece Michele sta parlando al figlio Moretti nel riprendersi è troppo a destra nello schermo però fortunatamente ha la giusta distanza tra la testa e il bordo dell’inquadratura. Nella scena precedente Moretti invece aveva troppa “aria in testa” ovvero c’era troppo spazio tra la testa e il bordo superiore dell’inquadratura. La caratteristica principale dei primi due film di Moretti è la scelta di mantenere spesso la camera fissa e fare pochi movimenti di macchina. È il soggetto a spostarsi all’interno della scena. Un recente esempio opposto alla scelta di Moretti lo troviamo nel film ‘Carnage’ [9] di Polanski dove certamente gli attori si muovono ma si nota l’abilità del regista nel muovere la macchina durante le scene. Moretti ora si avvicina al figlio per insegnargli la parte da recitare e tutta questa scena è girata con la camera fissa. Nella scena seguente Michele in presenza della compagna tossisce e il figlio Andrea fa il verso con la bocca come da copione. Successivamente Michele come da perfetta commedia napoletana si inginocchia dalla compagna Silvia e piange cercando di farla rimanere. La moglie se ne va e il piccolo Andrea incredulo guarda il padre e gli urla “Ooh” invitandolo a smettere in quanto è poco credibile nella sua sceneggiata. Questo episodio ci mostra come in realtà i bambini capiscono tutto subito sia nella finzione che nella realtà dell’evento. Il piccolo Andrea accetta di recitare per il padre entro un certo limite. Limite superato dal padre Michele che risulta ridicolo quando si strugge per l’abbandono della moglie. Anche per questa scena Moretti per farci vedere tutti e tre i soggetti contemporaneamente sposta lentamente la macchina verso l’alto e ci mostra Andrea, poi la madre e infine Michele che sta bevendo l’acqua. Primo piano su Andrea, poi su Michele (che qui torna ad avere troppa “aria in testa”) che enuncia la famosa frase “Andrea, la mamma se ne va”. Controcampo su Andrea, poi sulla madre (che non accenna reazione) poi ancora su Andrea che ripete il gesto e infine ancora Michele. Ora camera fissa sulla madre, Michele che si inginocchia per fare la sceneggiata, primo piano su Michele e poi su Andrea che lo rimprovera. Queste due scene insieme formano un mini-blocco delle scene più lunghe dedicate al figlio da parte di Moretti. Un’altra scena lunga sarà quella finale dove Michele “consegna” definitivamente il figlio alla moglie nei pressi di Castel S. Angelo. A questo punto del film inizia la vera convivenza tra Michele e il figlio Andrea. Al minuto 6.35 troviamo Michele che fa colazione col figlio. Sentiamo i pensieri di Michele: “Ma perché ho questo netto istinto di strozzarti?”. Se prima c’era Michele che era un amico/compagno di giochi del figlio Andrea ora nella routine quotidiana Michele vuole liberarsi dal figlio. La scena sopracitata si svolge in un interno giorno. Anche qui notiamo degli errori da parte dell’esordiente Moretti regista. Solito errore dell’“aria in testa” e Michele a sinistra ha il corpo in parte tagliato. Il figlio Andrea a destra invece ha troppo spazio vuoto a destra e in alto. Nella primo piano dove sentiamo i pensieri di Michele abbiamo il solito errore di spazi dell’inquadratura. Successivamente Michele porta il figlio a scuola. Prima questo gesto forse era compiuto dalla moglie e ora diventa un obbligo per Michele. Questo obbligo (fare la colazione al figlio, portarlo a scuola) inizia a non piacere a Michele e per questo abbiamo dei sentimenti di rifiuto. Questa scena si svolge in un esterno giorno e abbiamo un’inquadratura dall’alto. Michele sta attraversando la strada e sta portando il figlio a scuola. L’impressione che abbiamo guardando la scena è come se stessimo spiando la routine di Michele da una finestra in stile Hitchock (o come il prof. Apicella nel successivo ‘Bianca’). Dopo questo episodio di rifiuto del figlio abbiamo una scena di quotidianità tra Michele ed il figlio dove Andrea mangia i biscotti e il padre ne mangia uno con lui. Poi Michele si alza perché squilla il telefono e fa cadere inavvertitamente i biscotti al figlio. La scena si svolge in un interno, la camera è fissa e l’arco temporale dovrebbe essere dopo cena. Andrea mangia e Michele si muove nella scena alzandosi dal letto. Il film prosegue e al minuto 16.37 abbiamo Andrea che non riesce a dormire e allora gioca a carte. Nel soggiorno abbiamo Michele che ospita i suoi colleghi attori per  la prima riunione sullo spettacolo teatrale che si svolgerà. Michele si annoia e va a vedere se il figlio dorme. Andrea non dorme e allora il padre gli dice che se non dorme chiama la vecchia e lo scimmione. Il figlio non lo ascolta allora Michele gli dice con un accento partenopeo (in stile Loren anni ’60) che chiama anche il negro. “Quanto è bruutto il negro, quanto è bruutto” dice Michele raddoppiando la u. Andrea dal letto tira fuori un martello e dice di no. Tutta la scena si svolge in un interno di sera, la macchina è fissa. Anche qui notiamo gli errori negli spazi. Moretti inquadra tutto il letto del figlio e si “auto-taglia” dalla scena dove invece è lui la parte importante e dovremmo vederlo meglio inquadrato in scena. Successivamente Michele invece di tornare in salotto dai colleghi resta a giocare a carte col figlio sul letto. Anche per questa scena la camera è fissa e Moretti inquadra troppo in alto-dx, ovvero uno spazio inutile in quanto i protagonisti sono verso il basso-sx. Michele durante il film nonostante il rifiuto iniziale dimostra l’attaccamento al figlio e lo porta sempre con sé in giro (o forse perché i nonni del bambino non possono prendersene cura. I nonni infatti non vengono accennati, c’è solo una scena dove Moretti chiama il padre per l’assegno mensile di mantenimento). Al minuto 41.29 al teatro si stanno svolgendo le prove per lo spettacolo. Gli attori vanno uno contro l’altro e Moretti in questo incastro fisico sceglie di usare il suono onomatopeico tipico dei fumetti, “Bang”. In questa scena il figlio Andrea ha un bastone in mano e tira bastonate al regista Fabio. Fabio lo rimprovera e Michele a sua volta dice a Fabio: “E lascia stare mio figlio”. Questa frase ci ricorda il successivo “Lascia stare mia sorella” pronunciato da Moretti in ‘Ecce bombo’ rivolto alla madre quando rimprovera la figlia e quindi sorella di Michele. Questa scena è girata all’interno del teatro di posa, macchina come sempre fissa. I soggetti sono decentrati verso destra e abbiamo il solito problema dell’“aria in testa”. Poi Moretti inquadra il figlio per far vedere bene che tira le bastonate all’amico Fabio. Qui abbiamo un mezzobusto corretto del figlio ma troppo spazio in testa. Poi torniamo alla figura intera dei tre protagonisti dove Fabio rimprovera il piccolo Andrea e qui finalmente abbiamo tutto corretto nello spazio dell’inquadratura. La storia intanto prosegue e al minuto 48.29 Andrea chiede a Fabio quando arriva il padre. Intanto Fabio e gli altri attori rovistano nella biblioteca di Michele dove trovano riviste erotiche. Riviste erotiche dove scrivono intellettuali di sinistra (tema che sta a cuore di Moretti, che infatti ripeterà in ‘Aprile’ del 1998). Nel suo pensiero Moretti preferisce la pornografia all’erotismo d’autore e cita Laura Antonelli come esempio di donna scoperta tardi dal ‘grande pubblico’ e dalla critica. In questo Moretti critica l’intellettuale medio in quanto se un’attrice prima ha fatto film erotici e ora fa film d’autore ora i nudi diventano arte. Anche in questa scena la camera è fissa e siamo in un interno giorno. Le inquadrature sono essenzialmente corrette ma i protagonisti sono un po’ “schiacciati” in quanto abbiamo un rapporto di 4:3 [10] rispetto alla nostra abitudine dei 16:9. Il film di Moretti (un Super8) è stato ristampato in 16mm ma in questa scena notiamo fortemente il rapporto 4:3. Le prove proseguono e Michele continua a portarsi il figlio con sé a teatro. Al minuto 50.17 infatti Andrea suona con un piatto della batteria con un attore. Moretti prima fa inquadratura generale ai protagonisti e poi un primo piano su Andrea che suona. Nella prima inquadratura abbiamo troppa “aria in testa” agli attori e il senso di “schiacciamento” che trovavamo prima. Siccome un attore suona un violoncello Moretti lo inquadra tutto quando invece avrebbe dovuto tagliare la parte superiore e lasciare quindi meno spazio sulla testa dei protagonisti. Nel primo piano ad Andrea che suona invece le inquadrature sono giuste. Successivamente abbiamo una scena tenera dove Michele fa dormire nella sua stanza il figlio Andrea. Prima di coricarsi i due si strofinano i piedi per terra perché così poi sentono più caldo con la borsa dell’acqua calda. A letto poi il figlio Andrea dice le preghiere e Michele non vede l’ora che finisca questo momento. Nelle preghiere Andrea chiede a Gesù di benedire il papà, la mamma e zio Rinaldo. Michele gli chiede chi sia questo zio Rinaldo e anche qui capiamo come Michele sia al di fuori dal contesto familiare e invece suo figlio conosca i parenti della madre. Siamo in un interno sera, la macchina è fissa e Moretti inquadra i suoi piedi e quelli del figlio che si strofinano per terra. In questa scena non abbiamo errori. Successivamente Moretti ci inquadra totalmente la stanza. In questa scena maggiormente alle altre la macchina è messa malissimo infatti è inquadrata di più la porta-finestra rispetto alle persone fisiche ed è messa troppo indietro. Poi Moretti fa un primo piano su Andrea che dice le preghiere. Poi si inquadra e qui Michele ha troppa “aria in testa”. Da questa ennesima scena notiamo come nell’inquadrare gli altri Moretti a volte sbaglia gli spazi ma quando inquadra se stesso si mette sempre al centro dell’obiettivo, con troppo spazio in testa. Ci viene da pensare a questo punto che sia una scelta di Moretti come se fosse un protagonista di un film anni ’50. Verso la fine del film abbiamo un’altra scena di quotidianità dove Andrea gioca con dei barattoli sul tavolo mentre Michele beve del vino. Siamo in un interno di notte, camera fissa. C’è un primo piano ad Andrea e la scena è troppo buia. Andrea è inquadrato troppo in basso-sx e c’è troppo spazio vuoto in alto-dx. Poi Moretti fa una zoomata all’indietro per mostrarci cosa fa Michele mentre il figlio gioca. Michele sta bevendo del vino ma viene tagliato dalla inquadratura a favore dell’inutile spazio vuoto a destra. Al minuto 1.13.35 poi abbiamo un’altra scena comica dove Moretti richiama la Loren. Siamo a tavola e Michele dice al figlio di mangiare il budino fatto dal papà. Moretti dice “Quanto è bbuono il budino di papà, quanto è bbuono”, e poi ancora “mangia a’ppapà” dove abbiamo il raddoppiamento fonosintattico tipico dialettale della b e l’espressione “a ppapà” [11] per dire: fallo per il papà. Siamo in un interno giorno, macchina fissa, nessun errore di inquadratura. Poi primo piano su Michele che dice “mangia il budino..” e come sempre troppo spazio vuoto sulla testa di Moretti. L’ultima scena in ‘Io sono un autarchico’ dove appare il figlio è quando Michele lo porta dalla madre. Siamo a Castel S. Angelo e con un sottofondo struggente Michele si taglia una ciocca di capelli e la consegna alla moglie. Poi Silvia tenta di baciarlo ma Michele si scosta e la saluta con una stretta di mano. Esterno giorno (cosa rara), camera fissa, figura intera di Michele che scende le scale mano nella mano con Andrea a Castel S. Angelo. Poi abbiamo varie inquadrature sempre con camera fissa del luogo dove ci troviamo in attesa che Michele incontri la moglie. Michele incontra la moglie, si trova a sx dell’inquadratura ed è un po’ tagliato. Da questa scena che ci sta avvicinando al finale forse possiamo dire che il forte egocentrismo di Moretti viene soppresso da scene dove lui stesso si taglia dall’inquadratura. Anche questa forse è una scelta di Moretti a tavolino o errore di un giovane regista? Anche perché questa scena è importante in quanto c’è un passaggio di responsabilità del figlio Andrea da Michele alla moglie. Poi non sappiamo che fine faccia la moglie/il figlio. Moretti con una voce fuoricampo ci dice: “..solo 15 anni dopo seppi da un amico che l’aveva vista nei pressi di Modena..”. Moretti usa questa forma perché come un film americano anni ’40 vuole farci sapere tutto ma poi si stufa e chiude la scena. Come nel successivo ‘Ecce bombo’ quando è in macchina con Flaminia e Michele le sta dicendo che devono continuare a vedersi ma poi non ha voglia di finire il discorso e le dice “..va bene ciao”. Verso la fine poi abbiamo un ultimo accenno al figlio Andrea dove Michele dice a Fabio che dopotutto per lui Andrea non era solo un oggetto ma qualcosa di più. In questo dialogo Michele si fa perdonare il rifiuto iniziale. [12].





2.2. Ecce bombo

In questo film a differenza del precedente ‘Io sono un autarchico’ del 1976 troviamo pochi accenni di Moretti all’infanzia. Questo film è più incentrato sulla figura di Michele (giovane universitario) e del suo mondo fatto di amici, famiglia, telefonate, donne (poche) e autocoscienza. [13] [14] [15] Le uniche due scene che fanno riferimento all’infanzia le troviamo a metà film. La prima scena la troviamo al minuto 40.10 quando Michele è in spiaggia con Flaminia (la compagna di Cesare). In questa scena mentre Michele sta parlando con Flaminia dei bambini stanno giocando a pallone e inavvertitamente tirano una pallonata contro Michele. Michele chiede ai bambini se è suo il pallone e subito dopo glielo buca esclamando “Ahaha” con fare diabolico. Flaminia rimane impassibile a questo gesto di Michele. In questo film a differenza del precedente ‘Io sono un autarchico’ abbiamo più scene in esterna. Qui ci troviamo in esterna (siamo in spiaggia) ed è giorno. I principali errori sono la solita “aria in testa” ai protagonisti. La scena proseguendo ci mostra i bambini che tirano il pallone contro a Flaminia e qui l’aria viene riempita dai bambini. Ma nell’economia totale della scena da un po’ fastidio questa visione. Forse era meglio una zoomata all’indietro per mostrarci i bambini se Moretti non voleva fare movimenti di macchina. L’ultima scena con protagonista un bambino è quando Goffredo parla dei suoi traumi infantili durante l’autocoscienza a casa di Michele. Moretti per presentare questo flashback al posto di fare una normale dissolvenza sceglie di fare un verso con la lingua (che richiama il rumore del nastro cinematografico che scorre) e mette fuori fuoco le immagini. Nel flashback abbiamo ancora il bambino attore Andrea Pozzi (il figlio di Michele nel precedente ‘Io sono un autarchico’) che cerca il padre. Il padre è nascosto dietro un albero e quando vede il figlio tenta di frustarlo. In questa scena siamo in un esterno giorno, la macchina è fissa e Andrea corre in cerca del padre. Non notiamo particolari errori, scena ben girata. Queste sono le uniche due scene che richiamano l’infanzia. Se nel primo ‘Io sono un autarchico’ Moretti dopo un rifiuto iniziale di suo figlio poi si comporta come un buon padre, in ‘Ecce bombo’ torna l’Apicella bullo, che gode nel bucare un pallone a dei bambini indifesi. A differenza del precedente Moretti qui diventa più regista nell’inquadrare. Le cause possono essere i fondi superiori e il fatto di girare in 16mm e non in Super8 amatorialmente come prima. Il film poi verrà ristampato in 35mm. Anche ‘Ecce bombo’ è girato in presa diretta. Il rapporto d’aspetto (ratio) di questi primi due film è rispettivamente di 1,33:1 per ‘Io sono un autarchico’ e di 1,66:1 per ‘Ecce bombo’. Il formato 1,85:1 a cui attualmente siamo abituati verrà adottato dal 3° film di Moretti in poi, ovvero ‘Sogni d’oro’ [16].




























2.3. Sogni d’oro

E dopo ‘8 ½’ [17] di Fellini, ‘Stardust memories’ [18] di Allen e un anno prima di ‘Passion’ [19] di Godard anche Nanni Moretti con il suo terzo film ‘Sogni d’oro’ si avventura nel metacinema, ovvero il cinema che parla di se stesso. Se nei precedenti film Moretti ci parlava di se stesso ora ci parla anche del Moretti regista e delle sue avventure. [20] Un Moretti che ci mostra la figura dell'intellettuale incompreso nell'ambito della società qualunquista. Una “Milano da bere” [21] che pochi anni dopo avrebbe sfornato i “Cinepanettoni” [22] tanto volgarmente amati. Anche in questo film il regista presta attenzione al mondo dell’infanzia. Moretti da questo film in poi riesce a diventare più regista rispetto ai film precedenti e ad avere più cura nelle inquadrature. Moretti avrà una cura maggiore anche verso i piccoli protagonisti. Una cura anche nei piccoli particolari, come il loro ceto sociale, i vestiti, il modo in cui parlano e le loro caratteristiche fisiche. Se nei primi due film il bambino era quasi sempre il povero Andrea Pozzi, ora i bambini saranno figli di classi sociali agiate. Dopo ‘Io sono un autarchico’ dovremo aspettare ‘La messa è finita’ [23] per far sì che il bambino torni ad essere co-protagonista di Michele Apicella. In ‘Sogni d’oro’ e in ‘Bianca’ [24] però Moretti dedica delle piccole parti studiate alla figura del bambino. La prima scena dove Moretti ci mostra l’infanzia in ‘Sogni d’oro’ è al minuto 40.37. Non c’è più il Super 8 e finalmente abbiamo una macchina professionale (e soprattutto non tremolante). Siamo in un interno giorno e Moretti-Apicella regista è seduto nel suo studio dove sta facendo un cast generale per scegliere i bambini che faranno parte al film nel film ‘La mamma di Freud’ (spettacolo realmente portato a teatro dall’attore Remotti. Moretti poi non inserirà nei crediti del film lo spettacolo di Remotti provocando una piccola frattura tra l’attore e il regista). La macchina da presa è fissa e Moretti fa una carrellata da destra verso sinistra per mostrarci tutti i bambini del cast e si ferma su Michele. I bambini sono magri, vestiti bene (camicia, maglioncino, orologio), hanno capelli lunghi e uno di loro ha degli occhialoni da intellettuale. Insomma figli dei “colletti bianchi” [25] o di intellettuali. Michele ha la testa appoggiata sul tavolo, i bambini buttano a terra foto di attori e dalla porta entra l’aiuto regista (il critico Tatti Sanguineti) con in braccio un bambino e chiede a Michele di scegliere i bambini. Michele gli risponde “Torno subito” e scappa stanco. Un’altra scena con un bambino la troviamo al minuto 1.05.53 dove Freud sta vendendo i propri libri dalla sua bancarella. Ci troviamo in esterna, la camera è fissa e inquadra un campo medio dove c’è Freud e davanti a lui a destra un bambino. Il bambino è di spalle, indossa un cappottino blu e sta frugando tra i libri esposti di Freud. Freud lo guarda e gli dice: “ragazzino fatti in là, lasciami lavorare” e il bambino si scosta. La penultima scena con dei bambini la troviamo al minuto 1.28.59. Ci troviamo in un interno, la camera è fissa e abbiamo un campo totale che inquadra la “casalinga di Treviso” [26] e i suoi due figli. La casalinga scola la pasta, guarda i figli e butta a terra la pasta e se ne va. Successivamente vedremo che è sul treno assieme al bracciante lucano ed al pastore abruzzese. I bambini sono seduti a tavola, hanno capelli lunghi, indossano camicie e giocano. Quando la mamma esce dalla stanza loro si affacciano alla finestra per vedere dove va. L’ultima scena con protagonisti bambini l’abbiamo verso la fine del film. La camera è fissa, siamo in esterna e abbiamo un campo totale. Una bambina borghese sta giocando a calcio con un bambino. Il bambino tira la palla lontano e la bambina va a riprenderla. Quando la bambina cerca la palla trova il prof Apicella per terra, pallido che la saluta. La bambina spaventata urla. La scena si chiude qui e successivamente abbiamo un primo piano della Morante. In questo film l’infanzia è rappresentata poche volte ma in tutte le volte abbiamo dei bambini vestiti molto bene, che non parlano ma che compiono gesti naturali (non come in ‘Io sono un autarchico’ dove il figlio è guidato dal padre Michele), a differenza del fratellino dell’alunna del prof. Apicella in Bianca.












2.4. Bianca




Figura 4 - Bianca - Foto di scena


Bianca, ovvero l’apoteosi di Moretti. In questo film vengono fuori le manie ed i temi più cari al regista. In primis l’invadenza nella vita altrui. Moretti-Apicella è un insegnante di Matematica in un liceo strampalato (la scuola Marilyn Monroe) che si innamora di una sua collega, Bianca. [27] Bianca è interpretata da Laura Morante che nel precedente ‘Sogni d’oro’ interpretava un’alunna. Anche in questo film abbiamo tracce importanti dell’infanzia. Qui però l’infanzia è vista dall’esterno, tramite l’occhio invadente di Michele. La prima scena che abbiamo la troviamo al minuto 23.45. Michele sta mangiando fuori in terrazzo e nella finestra a sinistra riusciamo a vedere una famiglia che sta giocando con un gioco da tavola. Siamo in esterna, la macchina è fissa e c’è un campo medio che inquadra sia Michele che la finestra dietro. C’è un veloce campo-controcampo che inquadra Michele e poi la famiglia e ora riusciamo a vedere bene cosa sta facendo quest’ultima. La famiglia sta allegramente giocando e Michele sorride. I bambini sono vestiti bene, anche qui hanno capelli lunghi e biondi. La tipica “famiglia della Mulino bianco” [28]. Da spettatori ci appare una scena tenera in quanto non conosciamo ancora a fondo le manie del protagonista Michele. Una scena dove i bambini tornano a parlare dopo il vuoto acustico di ‘Sogni d’oro’ la troviamo al minuto 46.56. Siamo in un interno, la macchina è fissa e c’è un primo piano del fratellino dell’alunna del prof Michele che è a pranzo da quest’ultima. Michele dopo varie intrusive domande ai componenti della famiglia chiede al bambino perché ha il braccio rotto. Il bambino è figlio di borghesi, vestito bene (con camicia e cravatta), capelli curati e ha la r moscia. Il bambino risponde e dopo abbiamo un campo medio dove vediamo la tavolata con Michele a capotavola. Dopo altre domande, controcampi e la famosa scena del dolce Mont-Blanc Michele chiede al bambino se ha la ragazza. Il bambino risponde e poi a sua volta chiede a Michele se ha/vorrebbe una ragazza. Qui Michele si zittisce e Moretti chiude la scena e la riapre con un primo piano su una gigantografia di una foto del vero Moretti da bambino. Questa è la scena chiave che unisce tutta la prima parte della filmografia di Moretti dove abbiamo l’unione di Moretti, il suo alter ego (Apicella), il rapporto di Apicella con l’infanzia e il vero Moretti da bambino. Ciclo che verrà chiuso con ‘Aprile’ [29] del 1998 dove Moretti ci mostra la nascita del suo vero figlio. Questo è un passaggio di consegne dove Moretti da figlio diventa padre (già la figura dell’alter-ego era stata chiusa con ‘Palombella rossa’ [30] del 1989). Altri cicli importanti presenti nella sua filmografia saranno i rapporti Moretti-realtà e politica e Moretti-psicanalisi. Tornando all’infanzia la penultima scena presente in ‘Bianca’ la troviamo al minuto 53.42. È sera, siamo in esterna e Michele e Bianca hanno finito di mangiare la famosa Sacher torte. Michele dice a Bianca di seguirlo che deve mostrargli una cosa. Qui Moretti usa una camera mobile e passiamo dalla coppia alla famiglia di fronte che sta giocando al gioco da tavola (la solita famiglia iniziale). C’è un campo medio e poi vari campi/controcampi sulla famiglia e su Michele che spiega a Bianca cosa fa la famiglia. Poi Michele dice a Bianca “Bè ora guardiamo un po’ di televisione” e anche questa è una frase geniale di Moretti in quanto da spettatori  ad un primo appuntamento siamo abituati alla tipica frase “ti offro da bere” oppure che Michele chieda di uscire a Bianca per spezzare la serata. Invece guarderanno veramente la tv (anche se questo Moretti non ce lo mostra). L’ultima scena dedicata alla famiglia è verso la fine del film dove Michele dopo aver passato la notte in galera esce sul terrazzo per vedere la famiglia. Siamo in esterna, è mattino presto e Moretti fa un movimento di macchina da dx verso sx per mostrarci la routine mattutina della famiglia. Il padre sta facendo colazione col figlio maschio e la madre sta svegliando la figlia femmina. Dopo un sorriso iniziale Michele si rattrista e decide di andare a costituirsi in Polizia. Qui finisce la visione della infanzia/famiglia felice. Famiglia felice che verrà ripresa nel successivo ‘La messa è finita’ del  1985 in una situazione molto diversa.

2.5. La messa è finita




Figura 5 - La messa è finita - Foto di scena


Moretti atto quinto. Per questo film Nanni Moretti si toglie i panni dell’alter-ego Michele Apicella e indossa quelli del prete Giulio. Don Giulio dopo anni torna a Roma dalla famiglia per sostituire un prete che ha messo su famiglia. Don Giulio cercherà in tutti i modi di aiutare le persone che ruotano nel suo mondo ma fallirà nell’impresa. Nonostante il fallimento e l’addio di Don-Moretti da Roma il film finisce con una speranza per la comunità che sta abbandonando. [31] Moretti in questo film dedica molte scene al tema dell’infanzia, come fece all’esordio in ‘Io sono un autarchico’.  La prima scena l’abbiamo al minuto 3:06. Don Giulio sta celebrando un matrimonio e ci sono due bambini che fanno i chierichetti. I bambini sono magri e hanno capelli curati. La camera è fissa, il campo è medio e ci troviamo ovviamente in un interno. Dopo la celebrazione c’è la foto di gruppo rituale. Qui siamo in esterna, campo medio e la camera è fissa. In questa scena abbiamo alcuni bambini. Ci troviamo in un paesino di Roma e il matrimonio è di una coppia di “Poveri ma belli” [32] Questo si nota anche dall’abbigliamento dei bambini: jeans e maglioncini vivaci, inadatti per un matrimonio. Anche alcuni invitati non sono vestiti da cerimonia ma con abiti comuni. Il film prosegue con la presentazione della vita quotidiana di don Giulio e della sua casa/chiesa. Al minuto 11.52 c’è il don che sta dormendo, ha la finestra aperta e a fianco a lui stanno giocando a calcio dei bambini. I bambini mentre giocano inavvertitamente tirano la palla dentro alla casa del don. Ci troviamo in un interno, campo medio e la camera si sposta da sinistra a destra seguendo i passi di don Giulio. Il bambino ha paura della reazione del don ma alla fine don Moretti uscirà e giocherà con loro a calcio. I bambini sono quasi tutti magri e nonostante hanno capelli lunghi sono curati. In questa scena c’è un campo medio e la camera si muove molto in quanto segue i movimenti di don Moretti calciatore e dei bambini. Don Giulio come un bambino non passa mai la palla a nessuno e vuole fare goal a tutti i costi. In questa mancanza di gioco di squadra si può notare un atteggiamento infantile del protagonista. Al minuto 15.54 c’è don Giulio che sta per dire messa ma la chiesa è vuota. Siamo in un interno, campo medio e la camera segue i movimenti dei chierichetti che “apparecchiano” l’altare. Rispetto ai film precedenti qui Moretti diventa più ‘regista’ con più movimenti di macchina. Oltre ai movimenti di macchina si fa aiutare anche nella sceneggiatura da Sandro Petraglia (già suo aiuto in ‘Bianca’ e oggi famoso e pluripremiato sceneggiatore). I bambini dicono al don che la chiesa è vuota ma don Giulio dice messa lo stesso. Al minuto 17.55 c’è Moretti che va a trovare il vecchio parroco per chiedergli di cambiare alloggio perché abitando vicino alla chiesa la gente non va più a messa a causa sua. L’ex parroco chiude il discorso dicendo a don Giulio di non preoccuparsi se lui vive vicino alla chiesa ma Moretti con tono sarcastico gli risponde “e invece io mi preoccupo”. L’ex parroco sta lavorando in giardino e c’è suo figlio con lui. Siamo in esterna, campo medio e la macchina segue i movimenti dei protagonisti. Il bambino è ben curato (jeans e camicia) e ascolta le direttive del padre senza reclamare. Successivamente c’è un'altra scena con protagonisti bambini. Siamo nella libreria del paese e i bambini come in una catena di montaggio si passano i libri dall’interno all’esterno della libreria e riempiono un furgone con i libri. Il campo è medio, ci troviamo in interno e la macchina segue i movimenti dei bambini. I bambini sono magri e curati nell’abbigliamento. Il film prosegue e al minuto 25.10 c’è don Giulio che sta facendo catechismo ai bambini. Ci troviamo in un interno, campo medio e la camera è fissa e inquadra la classe dal fondo. Mentre don Moretti fa alcune domande ci sono dei campi/controcampi sui volti degli interlocutori. I bambini sono curati, educati e attenti. Tra di loro c’è Cesare (l’attore Vezzosi, il commissario di ‘Bianca’) che vuole sempre rispondere al posto dei bambini. In seguito i bambini andranno fuori a giocare a calcio e Vezzosi parla con don Giulio della religione. Il don non ne può più di sentirlo e urlando “pallaa” corre dai bambini a giocare. Al minuto 38.33 invece c’è don Giulio che va a trovare l’ex parroco. La famiglia è in cucina e sta scartando dei regali per il figlio. Ci troviamo in un interno, campo medio e la camera è fissa. Dopo vari campi-controcampi che animano il dialogo tra i protagonisti si torna all’inquadratura fissa sui genitori che scartano i regali. Nella scena seguente don Giulio e l’ex parroco stanno montando la pista delle macchinine. Siamo sempre all’interno, campo medio e camera fissa. Arriva il figlio che vuole giocare e Moretti glielo nega perché l’ha montata lui la pista e quindi per un po’ ci gioca lui. Un atteggiamento infantile che richiama il Michele Apicella di ‘Io sono un autarchico’. In seguito l’ex parroco giustifica il figlio dicendogli che il bambino inizia ad avere i primi turbamenti sessuali e per quello fa i capricci. Don Giulio non vuole ascoltare e gioca con le macchinine che fanno rumore e quindi sovrastano le parole dell’ex parroco. Il film prosegue e don Moretti va a trovare il suo amico depresso Saverio (interpretato dall’attore Messeri). Don Giulio gli chiede se vuole andare a fare un giro e lui lo porta alla piscina dove c’è suo figlio che nuota. In questa scena siamo in un interno giorno, campo medio e la camera si muove da dx verso sx seguendo i bambini che nuotano. In seguito Messeri e Moretti parlano e abbiamo un primo piano su di loro. Poi Moretti ci fa vedere il figlio di Saverio e sua madre. Il bambino è magro e non ascolta la madre perché non vuole uscire dall’acqua (al contrario del piccolo Moretti che nel successivo ‘Palombella rossa’ non vuole entrare in acqua). Qui abbiamo un campo medio e la camera segue i movimenti del bambino. Al minuto 50.36 don Giulio e Cesare sono in treno e portano i bambini del catechismo in visita ad una fabbrica di cioccolato (dolci, eterno leitmotiv morettiano). Siamo in un interno giorno, campo medio e la camera è fissa sullo scompartimento del treno. I bambini sono gli stessi della scena precedente del catechismo: magri, interessati ai movimenti nella fabbrica e curati nell’abbigliamento. Dopo una ripresa all’interno della fabbrica con una macchina mobile Moretti si sposta all’esterno della fabbrica, in un giardino dove parla con Cesare. Successivamente don Giulio torna a casa e pensiamo che ci siano i ladri in casa sua. Invece c’è l’ex parroco con la sua famiglia che stanno pulendo la sua casa. Siamo in un interno sera, campo medio e ci sono vari campi/controcampi sulla famiglia dell’ex parroco e don Giulio. L’ex parroco dice a don Giulio che quest’ultimo è triste perché non vuole avere contatti con l’esterno. Il Don gli risponde che in realtà lui sta benissimo. In questa scena notiamo un ribaltamento delle posizioni. Eravamo abituati all’intrusione Apicelliana in ‘Bianca’ e qui di don Giulio nelle vite degli altri come consigliere. Qui invece don Giulio si trova “attaccato” dall’ex parroco per la prima volta. Se verso don Giulio c’era un timore reverenziale quando quest’ultimo si intrometteva nella vita altrui, l’ex parroco non ha paura di giudicarlo (forse per il suo passato da parroco). Al minuto 1.05.06 don Giulio fa un giro vicino alla scuola e saluta l’ex parroco che sta andando a prendere suo figlio. Ci troviamo in esterna, campo medio e la camera segue i movimenti di Moretti e dell’ex parroco. Dopo questa scena don Giulio è invitato a pranzo a casa dell’ex parroco. Qui torniamo alle scene con i pranzi tanto amate da Moretti. Siamo in un interno giorno, campo medio, camera fissa sui protagonisti. Questa scena è la più nevrotica del film dove don Moretti critica la cucina della moglie dell’ex parroco e il mancato galateo della famiglia. Il film prosegue e al minuto 1.11.57 don Giulio è seduto al bar in compagnia di una bambina che sta scrivendo un tema sul papà. Siamo in un interno giorno, camera fissa e primo piano sul don/bambina. La bambina è educata, magra e ben curata nell’abbigliamento. Al minuto 1.21.18 troviamo la scena più importante del film. una scena che collega don Giulio bambino, don Giulio uomo e il significato della “palla” che Moretti da ad ogni suo film. Tralasciando il fatto che Moretti oltre ad essere regista giocava a livello agonistico a pallanuoto, il significato di palla è riconducibile alla palla come atto ludico, quindi come richiamo all’infanzia. In questa scena c’è una madre sul marciapiede con i due figli piccoli. Il maschio ha in mano una pallina rossa piccola con la quale sta giocando. Precedentemente don Giulio sul capezzale della madre morta suicida le ricordava quando da piccolo giocava con una pallina rossa (Pallina con la quale gioca Moretti all’inizio del film e che ritroveremo anche alla fine durante il matrimonio). Siamo in un esterno giorno, campo medio e la scena è ripresa dall’alto. La madre con i piccoli sembrano usciti dagli anni ’50, proprio come don Giulio spiegava qualche minuto prima. Una scena molto delicata, una delle più delicate della cinematografia di Moretti. Dopo questa scena abbiamo un attimo di sconforto da parte di don Giulio. Ci troviamo dietro all’altare con i due chierichetti e don Giulio deve dire messa. Ovviamente siamo in un interno giorno, campo medio e camera fissa sui protagonisti. Dopo questa scena ci sono le ultime due scene dedicate all’infanzia. La prima ha come protagonista il battesimo di un neonato. Siamo in un interno giorno e ci sono vari campi/controcampi tra don Giulio, il neonato e la sorella del don. In questa scena notiamo un’estraniazione da parte del don nei confronti della famiglia del neonato. Il don celebra il battesimo come una routine ma dentro soffre per il recente lutto della madre. Come quando è a pranzo dall’ex parroco dove dice “credete che è l’unico figlio al mondo?” invitando la famiglia a non esaltare troppo le gioie del figlio. L’ultima scena che chiude il film è il matrimonio di Cesare. I bambini presenti alla celebrazione questa volta indossano abiti conformi alla cerimonia. Ci troviamo in un interno giorno, campo medio e Moretti fa alcuni campi/controcampi tra se stesso e la coppia che si sta sposando. Il film si chiude con una speranza per la comunità che don Giulio sta lasciando e con un ultimo richiamo alla pallina rossa impugnata da un bambino presente al matrimonio.
























2.6. Palombella rossa




Figura 6 - Palombella rossa - Foto di scena

Palombella rossa, ovvero l’ultimo capitolo di Nanni Moretti alias Michele Apicella. Con questo capitolo si chiude la parabola dell’alter-ego Apicella. Da questo film Moretti è più realista e meno romanzesco dei precedenti film (anche se qualche accenno alla politica era già presente nello studente di ‘Ecce bombo’). Nel film Michele è un onorevole del PCI che in seguito ad un incidente perde la memoria. Per tutto il film Michele prenderà parte ad una trasferta di una partita di pallanuoto e durante la trasferta Michele avrà dei ricordi della sua infanzia e del suo trascorso politico. [33] Questo film assieme a ‘Bianca’ è il film più personale di Moretti. In ‘Bianca’ infatti Moretti era un professore di Matematica (ricordiamo che tutta la famiglia di Moretti era inserita nel mondo dell’istruzione, madre, padre e fratello). In ‘Palombella rossa’ invece Moretti gioca a pallanuoto, sua grande passione assieme al cinema (Moretti è stato per anni tesserato della S.S. Lazio Nuoto). Il titolo del film prende spunto dal mondo della pallanuoto. Infatti “palombella” è una traiettoria spiovente della palla, simile al “pallonetto” calcistico e al volo della palomba (colomba). Il movimento della palla è dall’alto verso il basso. L’aggettivo “rossa” invece richiama il trascorso politico del protagonista. ‘Palombella rossa’ riassumendo è il tramonto del PCI italiano. [35] Alla fine del film infatti abbiamo una palla rossa di cartone che scende e il piccolo Apicella che ride. Palla rossa che ci ricorda la pallina rossa del parroco Giulio in ‘La messa è finita’, film precedente a ‘Palombella’. Come affermò nel documentario ‘Riso in bianco’ Moretti da piccolo quando iniziava a giocare a pallanuoto non aveva forza per lanciare violentemente la palla, così sfruttava il pallonetto (palomba) per segnare. Lo stesso approccio lo ha nel cinema: nei primi film gira in Super 8, con la camera fissa senza movimenti di macchina. Usando un eufemismo giornalistico Moretti è sempre “sul pezzo” [36], anzi lo anticipa. Come altri suoi film precedenti Moretti anticipa la realtà. Qualche mese dopo infatti ci sarà la caduta del muro di Berlino (1989) [37] e più avanti del partito italiano. L’anno seguente Moretti girerà il documentario ‘La cosa’ [38] dove ci illustrerà il cambiamento e la rifondazione del Partito. Nel 1991 invece interpreterà un politico corrotto ne ‘Il portaborse’ [39] dove anche qui anticipa i tempi dello scandalo italiano di ‘Mani pulite’. [40] Tornando al tema originale di questo capitolo, ovvero l’infanzia, la prima scena la troviamo al minuto 2.00. Michele sta guidando e davanti a lui ci sono due bambini che lo salutano e gli fanno delle linguacce. Michele gli risponde facendo anche lui delle linguacce e poi perde il controllo della macchina. Ci troviamo in esterna di giorno, primo piano sui bambini, cameracar fissa sul lunotto posteriore della macchina che inquadra i bambini. I bambini sono magri e ben curati. Durante tutto il film abbiamo dei flashback di Michele da piccolo. Il bambino che lo interpreta è magro, biondo e ben curato sia nei capelli che nei vestiti (riga di lato, camicia ecc). A differenza dei film precedenti è un bambino scontroso, che vuole cambiare sport. Alla fine del film infatti Michele dirà “la pallanuoto non mi è mai piaciuta ma di questo sport ho sempre apprezzato le trasferte, gli insulti degli avversari, gli autogrill.” Insomma lo sport come aggregazione, non per il risultato in sé. Al minuto 4:19 c’è il primo flashback dove viene inquadrato Michele da piccolo. Ci troviamo in un interno giorno, camera fissa e primo piano su Michele. Michele mangia un dolce (mania di Moretti) ed esclama “forse ci ho ripensato” (che ricorda il “forse ho sbagliato ideologia” dell’Autarchico mentre Michele legge ‘Il capitale’ di Marx). La mamma cerca di convincerlo dicendogli che ci sono molti bambini della sua età. Al minuto 6.22 poi abbiamo due giovani giocatori della squadra di pallanuoto che in maniera disinteressata ascoltano le indicazioni dell’allenatore interpretato da Silvio Orlando. Uno dei due ragazzi se ne va e Orlando rimane solo a parlare con un ragazzo. La camera è fissa, siamo in un interno giorno, campo medio. Al minuto 7:11 poi abbiamo un altro flashback di Michele da piccolo. Michele è in piscina e sta guardando gli altri bambini che nuotano. Siamo in un interno, camera fissa, primo piano. Poi la camera inquadra un genitore che sprona il figlio a battere il record di velocità. Michele guarda la madre e pensa: “menomale che mia mamma non è così”. Questa scena che ci mostra Moretti è interessante su come vivere lo sport e l’educazione del bambino in generale. Vivere lo sport come un gioco e non come un lavoro soprattutto quando si è bambini. Il film prosegue con la partita in trasferta a cui anche Michele adulto partecipa. Quando non è in acqua Michele sogna la sua infanzia. Il piccolo Michele dice: “io ci ho ripensato, voglio cambiare sport”. Gli altri bambini si tuffano e lui rimane fermo sul bordo piscina. Siamo in un interno e abbiamo dei campi/controcampi tra Michele e l’allenatore che gli dice di tuffarsi. Michele gli urla di no e l’allenatore lo minaccia dicendogli che lo porta all’acqua alta dove non tocca. Alla fine Michele si tuffa controvoglia. Il film prosegue con Nanni che è al bar e sta guardando in tv ‘Il dottor Živago [41]. La protagonista Larissa Antipova riceve uno schiaffo e Michele assieme alla figlia Valentina (interpretata da una giovane Asia Argento) urlano “Porco”. Siamo in esterna giorno, campo medio, camera fissa. Valentina è stufa, chiede al padre di andarsene e lui rifiuta perché sennò i suoi compagni di squadra ci rimarrebbero male. Moretti al posto de ‘Il dottor Živago’ voleva inserire ‘Come eravamo’ di Sydney Pollack in quanto anche in questo film è presente il binomio storia d’amore-politica. Moretti scelse il film di D. Lean in quanto (come disse in un’intervista) è un film che con il passare del tempo ha sempre visto in maniera diversa: “quando ero ragazzino lo vedevo in maniera abbastanza acritica, riguardandolo a ventanni lo considerai lontanissimo dai film che mi piacevano allora. Poi c’è stata una terza volta, nel 1980, dove desiderava che il finale per una volta potesse finire bene” [42]. Dopo un’inquadratura sulla partita la camera torna su Valentina che parla con la giornalista interpretata da Mariella Valentini. La giornalista le chiede aneddoti sul padre e lei le risponde dei conflitti che hanno sulla scelta della scarpe (altra mania onnipresente di Moretti). Valentina le mostra le scarpe che indossa e la giornalista dice che sono “deliziose”.  Valentina le risponde “Ma come parli?” come farà Michele in seguito sempre rivolto alla giornalista. In questa scena notiamo come la figlia abbia preso molte manie del padre. Il film prosegue e al suo interno c’è un breve estratto del cortometraggio iniziale di Moretti ‘La sconfitta’[43] [44] [45]. La scena è di qualità bassa (Super 8). Siamo in esterna, campo medio e la camera segue i movimenti di Michele. Michele sta portando dei giornali politici ad un suo amico. Fuori dalla casa c’è una bambina che gioca con una palla rossa. Qui (volutamente?) Moretti fa un collegamento con la pallina rossa de ‘La messa è finita’ e con la ‘Palombella rossa’ appunto. Michele bussa alla porta dell’amico e gli apre la porta suo figlio. L’inquadratura è mossa, siamo in un interno, c’è un campo/controcampo tra Michele ed il bambino. Il bambino è curato, capelli corti, e ben vestito. Poi Michele esce dal condominio correndo e butta a terra i giornali. I bambini che stavano giocando con la palla rossa raccolgono i giornali incuriositi. Il film prosegue con la giornalista che intervista Michele. Michele avendo perso la memoria le racconta dei suoi episodi da bambino. Il piccolo Michele è in trasferta con la prima squadra e sta portando in spalla due borsoni pesanti. Siamo in esterna di giorno, campo medio e la camera segue Michele di spalle. Michele adulto dice che vorrebbe tornare bambino per rivivere quei momenti. Queste frase ci ricorda la parte finale de ‘La messa è finita’ quando don Giulio al capezzale della madre morta le dice che era felice quando lei gli aveva comprato quella pallina rossa. Nella scena seguente invece il piccolo Michele si lamenta del peso dei borsoni. Questo delicata sequenza ci ricorda come le cose che odiamo da piccoli poi da grandi verranno rimpiante. Al minuto 39.01 poi abbiamo una scena surreale che ci ricorda una scena di ‘Ecce bombo’. Se nel secondo film di Moretti Michele disturbava il padre, in ‘Palombella rossa’ Michele disturba la figlia. Siamo in un interno giorno, camera fissa, campo medio. Valentina sta facendo i compiti e Michele la disturba perché si sta annoiando. In ‘Ecce bombo’ Michele disturbava il padre mentre stava leggendo e da parte sua non c’era reazione. Qui invece Valentina tenta di mandarlo via e lui reagisce stringendole il braccio. Poi le chiede scusa e le chiede se può farle il solletico ai piedi. Uno strano modo di fare la pace, per un padre-Peter Pan che ci ricorda il padre di ‘Io sono un autarchico’. Al minuto 44.55 c’è Michele bambino che ruba un dolce ad un neonato suo vicino di casa. Siamo in esterna, campo medio e la camera segue il bambino da dx verso sx. Quando i genitori scoprono che il bambino ha rubato la torta decidono di mandarlo in galera. Il bambino esce di casa per dirigersi verso la polizia ma esce con le pantofole. In realtà è tutto un sogno di Michele adulto che sogna se stesso da bambino che compie questi gesti. Anche in questa scena vediamo riproposte le manie di Moretti ovvero i dolci, le scarpe e l’educazione stravagante dei genitori nei confronti dei figli. Al minuto 1.03.59 poi Michele si appresta a tirare il rigore decisivo per la partita di pallanuoto. Siamo in esterna, primo piano su Michele e la camera fa un campo/controcampo di Michele-Valentina. Michele chiama la figlia perché ci tiene affinché lei possa vedere questa scena molto importante per lui. È un rigore decisivo come il dibattito a cui ha preso parte il giorno prima e dal quale è uscito sconfitto. È un inversione dei ruoli dove i padri dimostrano ai figli le loro vittorie (di solito i bambini dopo una buona azione dicono ai padri: l’ho fatto giusto papà, vero? O nello sport: papà ho fatto gol, devi essere orgoglioso di me!). Prima del rigore tutto il pubblico corre a vedere il finale del ‘Dottor Živago’ al bar. Siamo in esterna, primo piano su Michele-Valentina e c’è un campo/controcampo tra Michele e la tv. Valentina assieme al padre urla ai protagonisti del film quello che devono fare come in una scena iniziale. Anche qui abbiamo un coinvolgimento tra padre-figlia, una vera immedesimazione. Dopo il rigore sbagliato Michele urla nostalgico sulle cose che non torneranno più in quanto ora è adulto: “le merendine di quand’ero bambino, i pomeriggi di maggio, mia mamma”. Anche in questa affermazione abbiamo un collegamento con il precedente ‘La messa è finita’ dove nella predica finale don Giulio dice che “non ci sono più le nugatine” e mai nessuna donna amerà un uomo come ama il proprio figlio. Subito dopo c’è una scena con Michele bambino che viene asciugato dalla madre dopo la doccia post partita. Siamo in un interno, primo piano sul bambino e poi inquadratura dall’alto dove si vedono gli altri bambini che vengono asciugati dalle madri. Dopo la partita Michele entra in macchina con la figlia e se ne va. Mentre guida parla metaforicamente con la madre morta e dice: “la gente è infelice, mamma vienimi a prendere ed esce fuori strada”. La scena finale è girata in esterna di giorno, e c’è un campo-controcampo tra Michele bambino e una palla di cartone rossa che viene elevata su un asta dove di solito vengono alzate le bandiere. Michele bambino alza il braccio destro e si mette a ridere. Il PCI sta tramontando ma la ‘Palombella rossa’ di cartone va verso l’alto, come se ci fosse una rinascita e una nuova speranza. L’immagine che ci vuole dare Moretti dell’infanzia nel film è nostalgica. Come in alcuni film precedenti Moretti si ricorda dell’infanzia come di un periodo ludico che purtroppo non tornerà più.





2.7. Caro diario

Moretti, ovvero lo ‘splendido quarantenne’ come si autodefinisce all’inizio del suo settimo lungometraggio, ‘Caro diario’[46]. In questo film e anche nel successivo ‘Aprile’ del 1998 Moretti si toglie definitivamente i panni di Michele Apicella e interpreta se stesso. In questo film rispetto ai precedenti ci sono poche scene dedicate all’infanzia, ma anche in queste troviamo uno spunto interessante. La prima scena la troviamo al minuto 34.32. Nanni (e non più Michele) è ospite in casa degli amici del suo amico Gerardo. Siamo in un interno di sera, primo piano sul bambino e camera fissa tanto amata da Moretti. Nanni gioca con il bambino facendogli le boccacce. Il bambino è curato e ben vestito. La madre esalta la vita del bambino e questo modo di fare ci ricorda la famiglia dell’ex prete de ‘La messa è finita’. Successivamente Moretti conosce un’altra famiglia amica di Gerardo con il figlio viziato e teledipendente. Siamo in esterna giorno, campo medio e la camera segue i movimenti dei protagonisti che camminano sul lungomare.  Nanni esterna loro lo spavento che ha avuto con la famiglia precedente troppo apprensiva nei confronti del figlio. Questa famiglia invece dice che ha un rapporto completamente diverso col figlio. In realtà viziano anche loro il proprio figlio e vorrebbero fare un altro figlio ma hanno paura che il figlio maggiore si “incazzi” (cit. del padre). Al minuto 38.24 poi Moretti ci mostra i figli unici dell’isola di Salina che hanno preso potere dei mezzi di comunicazione (il telefono). Siamo in un interno giorno, camera fissa e primo piano sulla bambina che risponde al telefono. La bambina è vestita bene (camicia e maglioncino) e ben curata. Successivamente Nanni ci mostra gli altri bambini che prima di passare il telefono ai genitori si fanno enunciare il verso di alcuni animali facendo perdere tempo alle persone. L’ultima scena con protagonisti bambini la troviamo al minuto 42.55. Siamo in un interno sera, campo medio e la camera segue i movimenti dei protagonisti. La famiglia precedentemente incontrata da Nanni sveglia il figlio, Moretti e Gerardo e li porta nel lettone con loro. Sono le 3 di notte e la motivazione è che a quell’ora si è più soli e loro da 12 anni svegliano il figlio e lo portano nel lettone. Il figlio è stufo di questa tradizione e risponde in modo scocciato (giustamente) ai genitori. Poi i genitori dicono a Moretti che non hanno mai chiamato baby-sitter per il figlio e che gli hanno sempre letto prima di dormire dei libri di importanti filosofi mondiali.
2.8. Aprile

 ‘Aprile’, l’ottava fatica di Nanni Moretti. Se in ‘Sogni d’oro’ c’era un esperimento di meta-cinema, in questo film Moretti ci racconta la sua vera vita nel periodo 1994-1998. Nel precedente ‘Caro diario’ Nanni girando in vespa diceva “Cos'è questo film...? E' la storia di un pasticciere, trotzkista, un pasticciere trotzkista nell'Italia degli anni '50. E' un film musicale. Un musical”. In ‘Aprile’ riprende l’idea del pasticciere e la ‘sviluppa’ in un mini film. L’idea del film-finzione è sempre stata presente nei film di Moretti. Dal film erotico iniziale che apre ‘Ecce bombo’ ovvero ‘il capezzolo d’Oriente’. Al film ‘La mamma di Freud’ presente in ‘Sogni d’oro’ e recentemente ai film trash di Orlando ne ‘Il Caimano’ ovvero ‘Cata-ratte’, ‘Maciste contro Freud’ ecc. ‘Aprile’ inizia con la vittoria delle elezioni politiche Berlusconi nel 1994. A questo punto Moretti vorrebbe fare un documentario dedicato a Berlusconi (idea che svilupperà nel successivo ‘Il Caimano). Contemporaneamente pensa di girare il musical sul pasticciere ma nel frattempo la Sinistra vince le elezioni nel 1996 e allora accantona l’idea del musical per riprendere il documentario su Berlusconi. Intanto Moretti diventa padre e questo rallenta entrambi i progetti. Alla fine Moretti deciderà di dedicarsi completamente al musical sul pasticciere. [47] [48] [49] Questo film è l’anello di congiunzione per l’infanzia nei film di Moretti. Dall’esordio di Apicella padre in ‘Io sono un autarchico’ si arriva a Moretti vero padre in ‘Aprile’. La prima scena con tracce dell’infanzia l’abbiamo al minuto 44.22. Nanni è all’interno dell’ospedale perché ha appena partorito la moglie e un amico di Moretti va a trovarlo assieme ai suoi due figli. Siamo in un interno giorno, campo medio e la camera segue i protagonisti. Nanni è ansiosamente preoccupato che i figli del suo amico non abbiano malattie che possano trasmettere a suo figlio neonato. I figli dell’amico di Moretti sono ben curati e vestiti bene (sempre camicia, polo, maglioncino). Siccome il film è molto realista potremmo pensare che solo per questa volta gli abiti dei bambini non sono stati scelti a tavolino ma rappresentano la realtà. Moretti ha un certo look e in teoria anche i suoi amici e di conseguenza anche i figli dei suoi amici. Il film a questo punto si concentra molto sul rapporto Moretti-Pietro (figlio di Nanni). La prima scena dove appare Pietro è al minuto 48.55. Siamo in un interno giorno, campo medio e la camera segue Moretti che tiene in braccio il figlio al quale parla come se fosse un adulto. Moretti dice al figlio che deve essere rilassato come era Bertolucci. “La serenità che Bertolucci imparò dai monaci tibetani..” Il film prosegue con Moretti da una psicologa dove la psicologa gli spiega il fatto che nella coppia è lui che deve essere quello sicuro nei confronti del figlio. Nella scena dopo la moglie di Moretti (Silvia Nono) sta cambiando il pannolino al figlio e Moretti fa il contrario di ciò che ha detto la psicologa. La scena è girata in un interno giorno, primo piano su Moretti e la camera fa dei campi-controcampi su Moretti, il figlio e infine su loro tre insieme. Il bambino urla e Nanni dice: “Pietro non piangere, ti compro il motorino a 14 anni e 1 minuto!”. Nella scena seguente la moglie ha in braccio Pietro e Moretti seduto in salotto fa autocoscienza. Questa scena è molto importante per la conclusione del nostro percorso sull’infanzia. Moretti infatti dice: “Nanni aveva capito che doveva diventare adulto e suo figlio è la cosa più importante.” Alla fine del discorso serio poi Moretti dice con un sorriso diabolico “..Diventare adulto, ma perché? Non c’è motivo!” Questo racchiude tutta la visione di Moretti sull’eterno Peter-Pan, percorso iniziato con ‘Io sono un autarchico’ dove era una compagno di giochi del figlio, invece di essere un padre autoritario. Dopo questa scena di autocoscienza Nanni ci mostra altre cinque scene in cui sviluppa il passaggio da figlio a padre, ci mostra i ricordi e il suo rapporto con Pietro. Nella scena seguente siamo in un interno giorno, camera fissa e prima c’è un primo piano su Moretti con in braccio Pietro e poi un campo medio su loro due. Nanni con una mano tiene in braccio Pietro e nell’altra ha una radio che trasmette ‘Ragazzo fortunato’ di Jovanotti [50]. In molti film di Moretti sono presenti queste “canzonette” che stemperano l’atmosfera pesante della scena/argomento precedente. Successivamente c’è Moretti in un parco che ha ricordi dell’infanzia e poi è seduto con la madre che gli racconta com’erano le sue “poppate” e come sono quelle di Pietro con la madre. In seguito ci sono altre due scene di quotidianità di Moretti col figlio. Nella prima Moretti è al parco e dopo è in casa con la tv che trasmette una notizia del tg. Siamo in un interno, campo medio e camera fissa su Nanni col figlio. Il tg annuncia la notizia dell’indipendenza della Padania da parte di Umberto Bossi. Moretti ride e il figlio ride anche lui (come la figlia di Apicella in ‘Palombella rossa’ aveva alcuni modi di fare maniacali del padre). Al minuto 1.01.00 poi Moretti è sul divano col figlio e sta ritagliando le prime pagine de ‘L’espresso’ (per fare un unico giornale, idea già accennata in Io sono un autarchico dove giornalisti che scrivevano per giornali di cultura scrivevano anche su giornali scandalistici). Siamo in un interno, campo medio e la camera fa uno zoom sui protagonisti. Il figlio intanto sta “mangiando” un giornale. Nella scena seguente invece il figlio guarda il padre e muove le braccia imitando il gesto delle ali che volano. Nanni da bravo Peter-Pan imita il gesto del figlio. L’ultima scena dove c’è Pietro è al minuto 1.06.40. Siamo in un interno giorno, camera fissa e campo medio. A casa di Moretti ci sono degli amici e insieme stanno giocando ad un gioco da tavolo. Un amico di Moretti gesticola per far indovinare il personaggio ma Moretti subito lo riprende perché è vietato mimare. Anche in questo vediamo l’infantile voglie di Moretti di vincere a qualunque gioco, come i bambini appunto.
























2.9. Conclusioni

Bellocchio, Bertolucci, Ferreri, Olmi, Pasolini e i fratelli Taviani. Questi sono i registi più amati e i modelli di Nanni Moretti quando iniziava la sua carriera cinematografica. Anche a loro (oltre al cinema neorealista) Moretti si ispirava per raccontarci la sua immagine nel rappresentare l’infanzia nei suoi film. Negli 8 film analizzati i due aggettivi che sintetizzano meglio il pensiero di Moretti nei confronti dell’infanzia sono: specchio e Peter-Pan (che in realtà è un nome proprio ma sintetizza bene il concetto). Se in ‘Ladri di biciclette’, [51] ‘Germania anno zero’ [52] o ‘Il ferroviere’ [53] la figura del bambino era prepotentemente importante per il film, nei film di Moretti il bambino è lo specchio del protagonista. In questi film neorealisti il film era tagliato “su misura” per il bambino. Moretti invece vorrebbe osare in alcune scene ma non ha coraggio. Allora prende coraggio facendo recitare queste scene/frasi ai bambini, se ne lava le mani in un certo modo. I bambini di Moretti non sono spontanei, sono preconfezionati, curati, non piangono mai. O se piangono sono forzati dall’autore Moretti. Nel Neorealismo lo spettatore si immedesimava nel pianto del bambino, si emozionava perché lo credeva vero. Nei tre film citati sopra il bambino (come accade nella realtà) ha già capito tutto il mondo oscuro degli adulti e cerca di portare sulla retta via i protagonisti sbandati. In Moretti invece i bambini o sono interdetti o sono adulti in miniatura. Spesso l’infantilismo di Moretti esce nei suoi film (la scivolata del prof. Apicella nei corridoi in ‘Bianca’), ma in altre occasioni è delegato al bambino. Le immagini chiave (tra parentesi riassumerò l’immagine) dei bambini in questi 8 film sono: 1) ‘Io sono un autarchico’: il padre Michele si sta separando, va dal figlio e lo convince a piangere a comando. Nella scena seguente infatti Michele dice: Andrea, la mamma se ne va. Il bambino fa il verso di dispiacere e accenna il pianto. (Trasferimento azione da Nanni a bambino) 2) ‘Ecce bombo’: Michele è al mare con Flaminia e due bambini gli tirano inavvertitamente addosso il pallone. Lui glielo buca e ride in modo diabolico. (Nanni diabolico) 3) ‘Sogni d’oro’: Michele regista è nel suo studio con alcuni bambini molto curati, che buttano a terra fotografie. (Nanni in miniatura) 4) ‘Bianca’: Michele parla col fratello della sua alunna. Bambino figlio di borghesi (Nanni in miniatura). 5) ‘La messa è finita’: (bambino come richiamo all’infanzia). Nel finale infatti don Giulio sul capezzale della madre morta suicida le ricorda la sua infanzia e il significato della pallina rossa. “Io ero contento” le ricorda. Successivamente don Giulio si affaccia sulla ringhiera e c’è una madre con una bambino. Al bambino cade una pallina rossa e qui si chiude la parabola. 6) ‘Palombella rossa’: (eterno richiamo all’infanzia) in cui Michele piccolo gioca a pallanuoto. Anche qui buon ricordo dell’infanzia. 7) ‘Caro diario’: Salina presa d’assalto dai bambini che intercettano le telefonate. (sottomissione adulti da parte dei bambini). 8) ‘Aprile’: capitolo finale dove Moretti diventa padre ma vuole essere ancora figlio. (Moretti deve diventare adulto, ma parchè?). In questo percorso abbiamo notato come Moretti utilizzi i bambini come specchio di se stesso, in quanto non vuole crescere, vuole rimanere sempre bambino. O almeno mantenere alcuni atteggiamenti infantili. Dopo ‘Aprile’ sarà la volta de ‘La stanza del figlio’ [54] dove Moretti farà finalmente un passo indietro. Qui sarà finalmente padre e non più solo amico. Sarà adulto. Un processo di maturazione durato 25 anni (‘Io sono un autarchico’, 1976; ‘La stanza del figlio’, 2001), e (forse) finito. Un altro modello al quale si ispira Moretti è Fellini, citato nel finale di ‘Ecce bombo’ quando nel bel mezzo di un balletto con in sottofondo Adamo i due amici di Michele esclamano “Che bello, fa molto Fellini, vero?”. E vediamo anche un richiamo a Fellini nella corsa finale in macchina di ‘Ecce bombo’ verso Olga che ricorda i motorini che ci mostrano ‘Roma’ nell’omonimo film felliniano del 1972. Una Roma alla quale è legatissimo il regista trentino e che ci viene mostrata già da ‘Ecce bombo’ dove il protagonista afferma “Quest’anno tutti stavano a Roma, nessuno va in vacanza’ e poi ci viene mostrata attraverso una panoramica che inquadra una Roma deserta d’agosto (come all’inizio de ‘Il Sorpasso’).